Il recente Vinexpo Wine Paris ha mostrato chiaramente le nuove tendenze di Bordeaux. La regione vinicola più famosa al mondo e tradizionalmente piuttosto conservatrice, con il 55% dell’area vitata coperta dalle denominazioni Bordeaux e Bordeaux Superior, si sta avviando verso una fase di progressivo cambiamento grazie a un manipolo di piccoli produttori, ma anche di cooperative e proprietari di appezzamenti Cru Classé.

Meiningers Wine Business International conferma in un recente articolo questo bisogno di evoluzione, che vede “in primis” non più solo le uve del territorio ma anche Malbec, Petit Verdot e Muscadelle, oltre a vinificazioni monovitigno e contenitori come la bottiglia borgognotta – longilinea, elegante, essenziale -; ma anche etichette moderne lontane dalla tradizione e il classico tappo in sughero.
Vini più costosi, si rivolgono a consumatori francesi e internazionali, mantenendo nel calice comunque l’identità e la riconoscibilità del taglio bordolese.

La prima conferma arriva dall’azienda familiare Les Vignobles, tra le più grandi della regione di Bordeaux, fondata da André Lurton, enologo che ha dedicato quasi 70 anni della sua vita al vino. Oggi la cantina è gestita dal figlio Jacques Lurton, che girando per il mondo si è creato un bagaglio di esperienze vinicole importanti. Con le sue idee e con la sua creatività è riuscito a imprimere la sua visione nell’azienda, rinnovando la proposta di Bordeaux nelle sue tenute di Chateaux Bonnet, Couhins-Lurton, La Louvière e Cruzeau. Tra i progetti che lo entusiasmano particolarmente c’è “Diane”, una linea dal packaging decisamente in stile poco bordolese. C’è un Cabernet Sauvignon in purezza e un Sauvignon Blanc, ma c’è anche un Muscadelle e un Semillon, entrambi delle rarità. Tutti i vini sono imbottigliati nella bottiglia borgognotta ed è assente in etichetta la regione di provenienza. Unica informazione inserita l’assenza di solforosa aggiunta nel Cabernet.

Ricompaiono a Bordeaux anche i vitigni argentini, tra cui il Malbec che cavalca l’onda dell’interesse dei francesi verso la terra del fuoco. Terre de Vignerons cooperative, ne è un esempio con la gamma “Mauvaise Reputation” che include oltre al Malbec, un Petit Verdot in purezza. Altro esempio è Encore Soif, il Malbec di Vignobile Chaigne et Fils, a Larquette. Il produttore spiega di avere adottato un’idea di vinificazione diversa rispetto alla tradizione bordolese (che generalmente predilige il blend) cercando di esprimere un luogo, una varietà, un terroir. Anche in questo caso, la bottiglia è la borgognotta e non vi è nessun riferimento a Bordeaux in etichetta.

Produttore atipico è Olivier Cazenave di Château de Bel che si rivolge al vino un approccio radicalmente diverso alla solita identità di Bordeaux. Con otto ettari di vigneti allevati in modo biodinamico a Pomerol, St Emilion e Montagne St Emilion ma anche uve acquistate, Cazenave ha suscitato scalpore con il suo Franc de Bel, un Cabernet Franc prodotto con il sistema Solera che include sette vendemmie, e il Blanc de Bel, un Muscadelle secco multi-vintage inserito nelle carte vino dei migliori ristoranti come il Tour d’Argent a Parigi. Entrambi sono orgogliosamente descritti da Cazenave come “inconsueti”, confezionati in bottiglie che ricordano il rosato provenzale “new wave”, al prezzo di 19 euro.

Poi c’è Christophe Rebillou che con il Domaine Chibaou, fattoria biologica e tenuta di famiglia di 15 ettari situata sulle pendici argillo-calcaree di Castelviel, uno dei punti più alti della Gironda, coltiva nel massimo rispetto della natura, senza pesticidi e riducendo il più possibile gli additivi. Non solo Malbec ma anche Cabernet e Merlot purezza e in borgognotta col nome di Surnaturel, e una gamma di lattine e un paio di birre artigianali. I vini sono buoni, genuini e l’entusiasmo verso il loro prodotto è altissimo.

Anche le cooperative stanno contribuendo a cambiare le regole del gioco. A Chateau les Vergnes, la tenuta di 130 ettari acquistata dal gigante Univitis cooperative, propone “Wild” una nuova gamma di quattro varietà biologiche Tra i vini della selezione c’è un Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc e Malbec.
Bordeaux è peraltro un territorio che si sta spingendo molto verso una viticoltura sostenibile che costantemente si adegua alle politiche europee e alle esigenze dei consumatori. I tradizionalisti giustificano il cambiamento affermando il bisogno di aumentare le vendite e le esportazioni, ma sia Rebillou che Lurton sostengono che una nuova generazione di consumatori di vino è alla ricerca di novità. E la giusta combinazione di viticoltura biologica talvolta biodinamica, packaging non convenzionali, vini varietali, potrebbe essere tra le cose di cui c’è bisogno.