Il 20 settembre a Londra si terrà “Artisans of Australia Tasting”, il più importante appuntamento per la presentazione di 25 aziende artigianali australiani, definite da wineaustraliablog.com “The Minimalist”, cioè i minimalisti del vino australiano.
Aziende che – al pari del famoso movimento d’arte e di musica del passato, che si era dato come manifesto il non utilizzo del superfluo, delle decorazioni estetiche (si ricordi a tal proposito artisti come il musicista John Cage o il pittore Piet Mondrian) – hanno scelto la via della vitienologia “soft”, con il minor impatto possibile delle pratiche enologiche.
Non a caso qualcuno gli ha anche definiti “the lazy winemakers”, gli enologi pigri.
Una critica che i “Minimalisti” del vino australiano hanno rimandato al mittente spiegando che sono dei vignaioli che applicano con rigore la filosofia produttiva del minor numero di pratiche umane in vigna e cantina. Non solo non utilizzano fitofarmaci da chimica di sintesi ma si applicano al massimo affinché i loro vini rappresentino nella maniera più autentica possibile i territori e i vitigni di provenienza.
“Non vi è nulla di nuovo, di pazzo o di inventivo, è semplicemente fare le cose con semplicità….consentire ai nostri vini di esprimersi con onestà di anno in anno, di stagione in stagione. Significa ad esempio non avere nessun input del legno nei nostri affinamenti. Le nostre botti sono solo dei contenitori, non fornitori di aromi. Accettiamo la sfida di raccogliere l’uva al momento giusto della maturazione…” ha spiegato Luke Lambert uno dei rappresentanti più autorevoli dei minimalisti del vino australiani.
Ma quello che ci preme evidenziare maggiormente in questo articolo non è tanto la filosofia produttiva di questi produttori australiani, quanto la loro capacità di evidenziare le loro peculiarità attraverso iniziative di “gruppo” di grande visibilità ed impatto.
E se il versante artigianale del vino australiano scende in campo con questa forza e determinazione non possiamo non rammaricarci del fatto che i nostri artigiani del vino continuano a dimenarsi più sul fronte dell’accreditamento politico rispetto ad azioni di promozione efficaci in Italia e all’estero.
Abbiamo ancora nitide le parole della più nota master of wine al mondo Jancis Robinson che nell’ultima edizione di wine2wine di Verona sollecitò i vignaioli italiani ad organizzare presto un grande evento a Londra, per far capire la straordinaria biodiversità enologica italiana dal loro osservatorio.
La Robinson sta ancora aspettando e anche noi.
Intanto gli australiani il 20 settembre ci saranno.