Se c’è qualcosa che più fra tutto abbiamo vissuto in questo periodo possiamo dire ad alta voce sia il cambiamento.
La prima cosa da chiederci, come imprenditori del vino, potrebbe allora essere quali siano le cause che ci frenano al cambiamento che invece talvolta risulta necessario sia rispetto ad un mondo che cambia sia funzionalmente a nuovi obiettivi professionali.
Fra queste resistenze possiamo ad esempio annoverare la paura, le convinzioni o credenze limitanti, la fatica che sarebbe necessario agire, la procrastinazione seriale o la volontà di aver tutto subito senza esser disposti a passare da una fase di transizione difficile.
A ben pensarci però, è una vita che viviamo il cambiamento.
Si pensi ad esempio che nella filosofia buddhista uno dei cardini fondamentali è rappresentato proprio dal concetto di impermanenza. Essa corrisponde alla caducità di tutte le cose, la transitorietà di tutti i fenomeni. Il fatto che ogni cosa che ha avuto un inizio, avrà anche una fine.
Questo concetto, che anche nella scienza è naturale a tutti gli effetti, sembra però essere talvolta un tabù per il genere umano.
Questo perché uno dei veleni che più fra altri può affliggere la nostra mente è quello dell’attaccamento: il non riuscire a staccarci, prendere consapevolezza o accettare che ciò che eravamo, o possedevamo, potrebbe non essere e tornare più.
Il cambiamento quindi, inteso come fenomeno naturale di tutti i sistemi, che sia osservato dal punto di vista scientifico o spirituale non è in sé per sé un problema. È semplicemente un fenomeno inevitabile. Quello che invece sembrerebbe problematico è la resistenza che apponiamo ad esso.
Questa, che può nascere da diversi presupposti, ha un nome in natura. Si chiama omeostasi e rappresenta la naturale tendenza dei sistemi a mantenere una relativa stabilità acquisita nel tempo.
Oggi però, come qualcuno avrà ben notato, viviamo in una società V.U.C.A. (acronimo che tradotto dall’inglese rappresenta una società Volatile, Incerta, Complessa e Ambigua) e proprio per questo la necessità di cambiare è divenuta non solo fondamentale ma all’ordine del giorno.
Per usare un termine estrapolato dalla filosofia del sociologo Bauman oggi è utile essere liquidi. Soggetti e imprese capaci cioè di riconfigurarci sulla base dei cambiamenti: sia per quelli che provengono da noi (relativamente al desiderio di raggiungere nuovi obiettivi), sia per quelli imposti da condizioni inaspettate (così proprio come è successo in questo periodo di crisi).
Essere liquidi ci riporta all’idea dell’acqua. L’acqua è infatti un elemento capace di adattarsi ad ogni contesto, modificando la sua forma ma mantenendo inalterata la sua composizione chimica.
Per questo è bello pensare che si possa cambiare, pur rimanendo se stessi.
Questo concetto ci riporta anche ad un altro molto interessante, definito come verità d’errore e tipico della filosofia Zen. Il termine vuol esprimere il fatto che una cosa non sia giusta o sbagliata in senso assoluto, ma lo diventi in funzione della sua efficacia. Se un modo di essere, o fare, funziona ed è quindi efficace e capace di portare benessere al sistema, allora va mantenuto. Se così invece non fosse più, andrebbe modificato.
Questo crediamo sia talvolta molto utile perché potrebbe aiutare il nostro modo di fare impresa ad essere meno irrigidito e più capace di mettersi in discussione quando le cose non vanno come dovrebbero e come vorremmo.
Le domande da porsi sono diverse. Fra esse quelle che ci vengono in mente sono:
- Cosa dovremmo fare per cambiare?
- Cosa, rispetto a ciò che abbiamo fatto sino ad ora, non funziona più?
- Cosa dovremmo fare se volessimo deliberatamente peggiorare la situazione in cui ci troviamo (in questo modo emergeranno le soluzioni inefficaci e inconsapevolmente libereremo spazio per quelle più creative)?
La necessità è perciò quella di prendere coscienza delle vecchie abitudini, comprendere quelle che non funzionano più, capire poi cosa ci blocca nello scardinarle e agire infine progettando un nuovo percorso.
Questo, dovrà chiaramente agire a tutti i livelli necessari. Che siano quelli relativi all’acquisizione di nuove competenze (magari digitali visto il periodo), o che siano relativi alla riformulazione dei processi. Talvolta invece sarà altresì necessario rivedere i nostri rapporti, ad esempio quelli relativi ai ruoli di leadership. Se una nave deve cambiare rotta, pare chiaro che a cascata tutta la sua ciurma dovrà essere guidata in tal senso.