Si è tenuta stamane presso l’Auditorium Verdi la cerimonia di apertura della 54a edizione del Vinitaly.
Gianluca Semprini, giornalista Rai e moderatore dell’evento, in apertura ha messo in luce le difficoltà degli ultimi due anni e l’importanza di un Vinitaly finalmente in presenza.
Maurizio Danese, Presidente di VeronaFiere durante il suo intervento iniziale ha espresso la solidarietà di Vinitaly verso i rifugiati ucraini: “i ricavati di wine tasting e masterclass saranno devoluti all’accoglienza dei rifugiati ucraini”.
Il piano di Vinitaly ha previsto 3 linee di investimento che hanno riguardato il potenziamento del business in fiera, la selezione sempre più accurata degli operatori e l’implementazione delle visite straniere.
I numeri dell’incoming di operatori esteri parlano chiaro: oltre 700 top buyer da 50 paesi accreditati.
Danese ha voluto ribadire l’importanza del sistema fieristico soprattutto per le PMI e la sua funzione sociale: “L’export ha segnato il record 7,1 miliardi di euro ma la maggior parte dell’export è appannaggio di sole 106 aziende. È fondamentale dare spazio e valore alle piccole e medie imprese”.
“Questa edizione è stata chiamata Vinitaly Restart ma penso si potrebbe chiamare Vinitaly Start. Penso che sia oggi il giorno in cui inizia il nuovo corso del Vinitaly” ha affermato il Sindaco di Verona, Federico Sboarina.
Carlo Ferro, Presidente di Agenzia ICE ha rilevato la capacità di VeronaFiere di dare continuità attraverso gli eventi organizzati del 2021, in particolare OperaWine e Vinitaly Special Edition: “L’export del vino nel 2020/21 ha superato del 10% i numeri del 2019, questo è un ottimo risultato.
L’e-commerce ha compensato in parte il declino dell’Horeca con 516 miliardi di euro (+5,7% rispetto al 2019) in valore”.
“Russia Ucraina e Bielorussia rappresentano 250 milioni di euro di export (3% del totale)” ha concluso Ferro “abbiamo stanziato 15 milioni di euro per aiutare le imprese che esportavano in Russia, Bielorussia ed Ucraina per aiutarle a trovare nuove strade e compensare la chiusura di questi mercati”.
“Restart è il termine adatto, questa fiera è uno stimolo per il nostro tessuto di piccole imprese, un tessuto delicato e pregiato” ha commentato Manuel Scalzotto, Presidente della Provincia di Verona. “Quando vengo al Vinitaly mi accorgo che non è solo business, ma è espressione anche di cultura e territorio, un valore assoluto”.
Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto ha messo in luce che “il Veneto è il primo produttori nazionale e garantisce un export di 2,45 miliardi. Se facessimo una classifica export a livello mondiale sarebbe così composta: Francia, Italia, Spagna e Veneto”.
“Chiudo con una preoccupazione, se penso al comparto del vino, c’è chi comincia a guardare al nostro territorio, pensando allo shopping” ha aggiunto Zaia, “È vero che il mercato è libero, lo dice uno strenuo difensore del liberismo ma non vorrei che questa situazione ci portassero via i nostri brand territoriali, bisogna difenderli”.
Carlo Flamini, responsabile dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly ha illustrato una ricerca sull’export italiano nel mercato statunitense e sulle evoluzioni future di questo mercato chiave: “Il mercato americano del vino andrà a ridursi in termini di volumi e di platea. La metà dei giovani americani indicano la riduzione del consumo di alcool come un obiettivo. È importante considerare anche l’elemento etnico oltre a quello generazionale. I bianchi caucasici andranno a diminuire, cresceranno gli ispanici”.
In sintesi Flamini ha tracciato il profilo standard del consumatore statunitense di vino italiano: “Un signore maturo, bianco e residente nella East Coast. Bisogna tenere presente che tutti questi indicatori di tipologia sono in declino, dal punto di vista demografico, geografico ed etnico”.
“Non siamo stati fermi, abbiamo continuato il nostro rapporto con le aziende e con gli operatori” ha evidenziato Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere Spa, “in questi 2 anni di pandemia abbiamo creato un team che ha approfondito quale sarà il piano di sviluppo di Vinitaly, oggi siamo al primo step. Il Vinitaly sarà sempre più orientato al trade e ai buyer in modo che il business sia fatto dentro la fiera ed il processo di internazionalizzazione sarà sempre più forte”.
Mantovani ha anche giustamente ricordato l’importanza di Sol&Agrifood e le prospettive per il futuro: “Stiamo facendo delle riflessioni, Sol&Agrifood dovrà diventare sempre più rappresentativo delle eccellenze del nostro territorio e stiamo valutando che divenga autonomo rispetto a Vinitaly”.
“Ho iniziato a fare il Ministro quando è iniziata la pandemia per cui per me è una forte emozione tornare ad un evento così grande in presenza” ha sottolineato Stefano Patuanelli, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali.
“Abbiamo visto la grande crescita del settore vino in volume e valore ma questo momento ci lascia l’amarezza per un 2022 che poteva essere importante ma che verrà ridimensionato a causa del conflitto. È evidente che il problema che dobbiamo affrontare oggi sono gli aumenti dei costi delle materie prime, dei carburanti, della logistica. Il tema vero è fermare i fenomeni speculativi, l’Europa deve rendersi conto di questo. Inoltre questa crisi è asimmetrica perché non impatta tutti i paesi allo stesso modo, per esempio impatta più noi che la Francia”.
“Continueremo a credere nell’agricoltura italiana” ha concluso Patuanelli, “non solo in quanto cibo ma come baluardo di cultura e tradizione di fronte ad un mondo che sta spingendo per trasformare l’agroalimentare in una commodity, appiattendo le diversità. Sosterremo le imprese con promozioni su mercati terzi per diversificare gli sbocchi commerciali per quelle aziende che avevano un rapporto stretto con i mercati di Russia, Ucraina e Bielorussia”.