Il 10 agosto, il China’s Ministry of Industry and Information Technology (MIIT) ha annunciato l’abolizione con effetto immediato di una serie di regolamenti che obbligavano le aziende a soddisfare severi requisiti per la realizzazione di nuove cantine. Questa svolta ha posto le basi per un incremento di aziende che investono nella produzione vinicola nazionale.
Come riporta Vino Joy News, il Ministero ha inoltre invitato le cantine e le organizzazioni interessate a “svolgere un ruolo più attivo nell’autodisciplina, mantenendo l’ordine del mercato e guidando il sano sviluppo delle imprese”.
Tutti i segnali indicano che il colosso asiatico sta cercando di rilanciare la sua produzione vinicola nazionale dopo anni di declino dei volumi di produzione.
L’anno scorso, sulla base dei dati raccolti dall’Istituto di ricerca cinese Chinabgao e dall’Ufficio Nazionale di Statistica della Cina, la produzione vinicola del paese è scesa a 4,51 milioni di ettolitri. Si tratta di meno della metà della capacità di produzione vinicola registrata nel 2017.
Il presidente Xi Jinping ha visitato Ningxia, la più importante regione vinicola cinese, con l’obiettivo di rilanciare la reputazione del vino domestico e aumentare la fiducia nell’industria vinicola nazionale.
È in corso anche una campagna di comunicazione per spingere i consumatori cinesi a bere più vino locale e nazionale.
Le vecchie regole introdotte nel 2012, dal titolo “Condizioni per l’ingresso nell’industria del vino”, richiedevano una capacità produttiva minima per le nuove cantine, raggiungibile sia appoggiandosi a gruppi di aziende sia acquistando l’uva da altri produttori.
Secondo questo regolamento, la capacità produttiva annuale per le cantine che commercializzano prodotti vitivinicoli da vino acquistato (incluso il vino importato) non doveva essere inferiore a 2.000 chilolitri, mentre per le cantine che producono utilizzando uve di proprietà, la produzione non doveva essere inferiore a 75 chilolitri (circa 100.000 bottiglie).
L’eliminazione dei volumi richiesti potrebbe indurre un numero maggiore di aziende a puntare sulla qualità invece che sulla quantità, soprattutto in questo periodo in cui molte aziende hanno gravi problemi di overstocking a causa dell’indebolimento della domanda e della concorrenza dei vini importati.