Abbiamo aspettato quasi 4 mesi prima di affrontare l�importante tema dell�ingresso della prima azienda vitivinicola italiana in Borsa. Abbiamo aspettato perch� non eravamo tanto interessati al successo o meno dei titoli di Masi Agricola in Borsa quanto alle ripercussioni che tale scelta avrebbe potuto avere sul futuro dell�imprenditoria vitivinicola italiana nel suo complesso.
Ci siamo presi, pertanto, un po� di tempo per riflettere e quelle che di seguito vi proponiamo sono alcuni spunti, osservazioni che ci piace condividere con i nostri lettori a partire dai, per fortuna, numerosi imprenditori del vino italiano che ci onorano di leggerci.
La prima, pi� che un�osservazione, � l�espressione di un sentimento di gratitudine alla famiglia Boscaini che ha avuto il coraggio imprenditoriale di investire nella scelta di entrare in Borsa. Una scelta che, come � noto, implica uno sforzo impressionante in termini di strutturazione e organizzazione dell�azienda, delle garanzie da fornire ai potenziali investitori e, in estrema sintesi, della disponibilit� a rendersi assolutamente “trasparenti” nei confronti del mercato. Si potrebbe quasi affermare che l�ingresso in Borsa rappresenta oggi la forma di “certificazione” pi� elevata per un�impresa, un�assunzione di impegno e di responsabilit� assoluta che non ammette aree coperte o poco chiare.
L�ingresso in Borsa, quindi, di Masi Agricola, pu� rappresentare, ce lo auguriamo, l�inizio concreto di un nuovo modello, imprenditorialmente evoluto e professionale, per il nostro sistema vitivinicolo.
La rottura con un passato dove l�intuito e le relazioni erano sufficienti per fare impresa ed essere competitivi.
Da tempo ormai le dinamiche del mercato sempre pi� complesse, la competizione internazionale sempre pi� agguerrita, spingono fortemente verso un nuovo processo di professionalizzazione di tutta la filiera vitivinicola, imprese produttrici in primis.
Un processo, per�, siamo onesti, che stenta a decollare in maniera adeguata come vi fosse una resistenza culturale del settore vitienologico italiano ad accettare questo indispensabile cambiamento.
Per questa ragione la via intrapresa da Masi segna una traccia indelebile e speriamo ben visibile a tutto il sistema non tanto, e non solo, nella speranza che presto altre aziende del vino italiano entrino in Borsa, quanto nella scelta di investire nella propria struttura organizzativa.
Le competenze devono essere la base fondante di questo nuovo modello della filiera del vino italiana che solo cos� potr� garantirsi competitivit� anche per il futuro.
Per questa ragione sar� molto interessante seguire, monitorare il percorso, lo sviluppo di Masi per capire cosa significa costruire un�azienda del vino moderna.
Una costruzione, come ci ha spiegato nei giorni scorsi Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola “� frutto soprattutto di investimenti economici ingenti a partire dal dotarsi di risorse umane competenti di primissimo livello”. A partire da un manager come Federico Girotto, oggi Chief corporate officer di Masi, proveniente da una lunga esperienza fuori dal “mondo del vino” (cfo prima nel gruppo Morellato e poi in Stefanel). Anche quest�ultimo esempio importante che testimonia come la nuova crescita imprenditoriale del settore non pu� prescindere dall�utilizzo di professionalit� provenienti anche da altri settori.
Non si pu� quindi non fare il tifo oggi per Masi e sperare che il mondo del vino italiano guardi a questa esperienza, pur nel rispetto delle peculiarit� di ogni impresa, come un�importante pietra miliare per una nuova indispensabile evoluzione del nostro settore.