La pandemia di coronavirus ha colpito fortemente gli Stati Uniti negli ultimi mesi, ma non ha fermato i dazi che l’amministrazione Trump ha imposto l’anno scorso a molti vini europei. Ora quei dazi sono di nuovo in fase di revisione, come riportato da Wine Spectator. L’Office of the U.S. Trade Representative (USTR) ha aperto il tavolo dei colloqui il 26 giugno scorso, dando ai rappresentanti del commercio del vino e ai consumatori la possibilità di intervenire.

Le probabilità che i dazi siano revocati non sembrano alte, ed è possibile che la Casa Bianca li aumenti. Le trattative con l’Unione Europea sulle sovvenzioni ad Airbus, origine della guerra commerciale, si sono interrotte. Inoltre, l’USTR ha avviato un’indagine separata su una disputa con Italia, Spagna e altre nazioni che potrebbe portare ad ulteriori imposte.

La guerra commerciale nasce da una disputa di due decenni tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea sui sussidi di Spagna, Francia, Germania e Regno Unito ad Airbus. L’UE contesta il fatto che gli Stati Uniti e lo Stato di Washington abbiano garantiti finanziamenti e trattamenti di favore a Boeing.

Il 2 ottobre 2019, il World Trade Organization (WTO) ha dato il via libera agli Stati Uniti per imporre dazi su merci europee per un valore di 7,5 miliardi di dollari dopo che l’UE è stata giudicata colpevole di sovvenzioni sleali. Il giorno seguente, l’amministrazione Trump ha annunciato dazi del 25% entrati in vigore il 18 ottobre su una vasta gamma di prodotti europei, tra cui formaggi, olio d’oliva, scotch e maglioni di cashmere.

Anche i vini spagnoli, francesi, tedeschi e britannici (le quattro nazioni che hanno dato i sussidi ad Airbus) con una gradazione alcolica inferiore al 14% sono stati colpiti dai dazi al 25%. Gli Stati Uniti hanno imposto tariffe del 10% sulle forniture europee di componenti per aerei.

Per legge, l’USTR deve rivedere questi dazi dopo alcuni mesi, decidendo se mantenerle, ridurle o aumentarle. L’ultima revisione si è tenuta all’inizio di quest’anno – una delle opzioni sul tavolo è stata quella di aumentare i dazi sul vino al 100% e di applicarli ad un maggior numero di vini provenienti da più nazioni dell’Unione Europea. Più di 28.000 commenti sono stati pubblicati online durante la revisione.

Importatori di vino, rivenditori e sommelier si sono espressi a gran voce contro i dazi.I dazi di ritorsione sul vino danneggiano di più le aziende statunitensi che quelle europee”, ha detto Ben Aneff, managing partner di Tribeca Wine Merchants e attuale presidente della U.S. Wine Trade Alliance (USWTA). Molti viticoltori europei possono trovare altri mercati per i loro vini. Le aziende americane che vendono vino non hanno questa possibilità. “Questo rende i dazi sul vino assolutamente inefficaci”.

Il 14 febbraio, Robert Lighthizer (U.S. Trade Representative) ha annunciato che i dazi sulle componenti degli aerei sarebbero state aumentate al 15%. Le tariffe sul vino rimarrebbero invariate.

La prossima revisione dei dazi dovrebbe essere completata entro il 12 agosto. Tutte le opzioni sono di nuovo sul tavolo. La grande differenza ora è che molte delle imprese più colpite dai dazi sono state ulteriormente indebolite dalla pandemia. “Nel momento in cui i ristoranti stanno cercando di risollevarsi, si trovano di fronte alla possibilità di pagare di più per la loro attività”, ha detto Aneff.
E le speranze di una soluzione della diatriba con l’Europa non si sono realizzate. All’inizio di questo mese, il Commissario Europeo per il Commercio Phil Hogan ha detto ad una riunione virtuale dei ministri del commercio europei che gli Stati Uniti hanno fatto un passo indietro nei colloqui per risolvere la controversia. “Le posizioni sono quindi ancora piuttosto distanti”, ha detto Hogan. “Se questa situazione permane, l’UE non avrà altra scelta se non quella di esercitare i suoi diritti di ritorsione e imporre le nostre sanzioni legate al caso Boeing”.
Senza un accordo sulla questione degli aerei, anche il vino continuerà probabilmente ad essere danneggiato da questa guerra commerciale.

L’USTR ha anche avviato una nuova istruttoria che potrebbe portare ad ulteriori dazi sul vino nel corso di quest’anno. Il 2 giugno ha annunciato che sta esaminando le tasse sui servizi digitali promulgate o in corso di esame da parte di numerosi paesi, tra cui Italia e Spagna. “Il presidente Trump è preoccupato che molti dei nostri partner commerciali stiano adottando modalità di tassazione destinate a colpire ingiustamente le nostre aziende”, ha detto Lighthizer, in una dichiarazione. “Siamo pronti a intraprendere tutte le azioni appropriate per difendere le nostre aziende e i nostri lavoratori da tali discriminazioni”.

Nonostante l’istruttoria sia appena iniziata ed il vino non sia stato menzionato come potenziale obiettivo di ritorsione, un procedimento simile ha portato a dazi quasi al 100% sui vini spumanti francesi all’inizio di quest’anno.
I dazi sono dovuti alla tassa francese sui servizi digitali, che impone un’imposta del 3% alle imprese con più di 750 milioni di euro di fatturato globale e 25 milioni di euro di entrate in Francia. L’amministrazione Trump sostiene che l’imposta colpisce ingiustamente le aziende statunitensi del settore Internet. Il governo francese sostiene che le grandi imprese tecnologiche internazionali approfittano dei consumatori francesi, ma non pagano tasse in misura proporzionata. Il presidente francese Emmanuel Macron ha infine accettato di sospendere la tassa durante i negoziati su un sistema internazionale di tasse digitali da parte dei rappresentanti di 140 paesi dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE).

La settimana scorsa, il Segretario del Tesoro americano Steven Mnuchin ha annunciato il ritiro degli Stati Uniti dai negoziati, affermando che i colloqui non hanno fatto progressi. Senza un accordo, i paesi dell’UE hanno promesso di imporre le tasse sui servizi digitali. “Una guerra commerciale, soprattutto in questo momento, in cui l’economia mondiale sta attraversando una crisi storica, danneggerebbe ulteriormente l’economia, i posti di lavoro e la fiducia”, ha detto il segretario generale dell’OCSE Angel Gurria in una dichiarazione, esortando tutte le parti a raggiungere un accordo.