Nove ettari di terreni calcareo-marnosi dove viene estratto il duro marmo sulle colline di Sant’Ambrogio di Valpolicella (Verona). È qui che nascono, da una terra dura e all’apparenza difficile da lavorare, vini gentili e morbidi, massima espressione della “vera” Valpolicella.
La Valpolicella degli agricoltori e vignaioli orgogliosi, di chi crede nel valore del proprio territorio. Proprio come la famiglia Savoia che della valorizzazione del proprio territorio nel bicchiere ha fatto una ragione di vita, scegliendo le uve migliori e aspettando con pazienza che il vino sia pronto. Ci vuole pazienza infatti per aspettare ben oltre i tempi di affinamento normali. E loro lo fanno…
Abbiamo intervistato Marina Savoia, responsabile commerciale dell’azienda agricola Coali (Tenuta Savoia).
Come è nata la passione per il vino in casa Savoia?
Prima ancora che la passione per il vino, è nata la passione per la campagna, per la bellezza del nostro territorio. Noi siamo gente di campagna, vignaioli orgogliosi, e mio papà che ha voluto questa azienda vitivinicola, lo sapeva fin dall’inizio, tanto da coinvolgere prima suo fratello, in quest’avventura, e poi tutti noi.
La visione aziendale fin da principio è stata quella di una realtà che punta a una valorizzazione dell’autoctono, alla cura della vigna, al rispetto e alla bellezza del territorio circostante.
Qual è l’origine del nome Coali e cosa rappresenta?
Il nome è una derivazione dialettale della parola “Covali”, località già conosciuta storicamente e presente sui mappali napoleonici, che a sua volta deriva da “covo”, perché questa era zona di estrazione di marmo. Le pietre di quest’area, infatti, sono state usate per ricostruire Castelvecchio dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Tutto ciò esprime al meglio ciò che è fondamentale per noi, ossia rimanere ancorati alla nostra terra, e creare dei vini che ne siano messaggeri.
Che tipologia di vini producete?
Le doc Valpolicella Classico, Superiore e Ripasso e la Docg Recioto. E solo nelle annate più favorevoli l’Amarone Docg (anche riserva, ma a tiratura limitatissima) e un anno ogni cinque il Rosso Veronese Igt, massima espressione della creatività produttiva.
C’è spazio infine anche per un po’ di bianco, un passito Igt, e naturalmente per la grappa di Amarone.
I vostri vini hanno dei nomi particolari…
Siamo legati a questo magnifico territorio a tal punto che i nostri vini hanno nomi ispirati alla storia e alla vita locale: ecco il Ripasso “Carlin” o il Superiore “Pipioni”, in onore di amici e famiglie del posto, o il Passito “Don Angelo” dedicato al prete di Sant’Ambrogio che una notte di Natale apprezzò molto brindare con questo dolce nettare.
Qual è la vostra filosofia produttiva?
Coltiviamo esclusivamente vitigni autoctoni come Corvina, Corvinone, Rondinella e Molinara e le nostre uve vengono selezionate in tre tempi diversi: in un primo momento alla vendemmia, che da noi è effettuata a mano, poi prima della messa a riposo e infine dopo l’appassimento. Ma prima di tutto cerchiamo di lavorare bene in campagna: la qualità è figlia della cura in vigna.
Un’altra peculiarità di casa Savoia è l’attenzione ai numeri: nelle piccole botti da 11 o 20 ettolitri messe a riposo nella bottaia dell’antica struttura della cantina i nostri vini riposano più a lungo di quanto prescritto nel disciplinare. Tre anni anziché uno per il Valpolicella Classico Superiore e cinque anziché tre per l’Amarone.
Ciò conferisce ai vini un gusto rotondo e femminile, gentile e morbido. E pensare che il terreno è quello da cui viene estratto il duro marmo!
Come definiresti l’azienda con un aggettivo?
Autentica: la nostra è un’azienda che parla un linguaggio schietto e diretto, esprime la nostra terra in maniera limpida senza troppi “artifizi”, mantenendo la nostra impronta identitaria come fil rouge in tutti i nostri vini.
Qual è il vostro vino più rappresentativo?
Sicuramente il nostro IGT Veronese “i Simieri”: un vino, dalla spiccata personalità, che produciamo in quantità molto ridotte e solo nelle annate migliori. Il nome deriva dal particolare suolo tripartito, tipico di alcune zone collinari ambrosiane, costituito da rosa corallo, biancone e rosso verona. Nel bicchiere si traduce in un vino superbo, austero adatto sia con piatti di selvaggina e carni rosse ma soprattutto da concepire come vino da degustare a fine pasto ovvero un vero e proprio vino “da ozio”.