Post Brexit. In queste ore una domanda si fa ricorrente tra gli operatori del mondo economico e dunque del vino: cosa cambier� nel commercio del vino dopo il voto pro uscita dall�Unione europea in Inghilterra?
Le ripercussioni di questa decisione sono di due tipi: quelle immediate e sotto gli occhi di tutti, magari con effetti nel breve periodo e dunque non eccessivamente devastanti per il mercato, e quelle che arriveranno nel lungo periodo, che preoccupano molto di pi� gli addetti ai lavori.
Come racconta Richard Siddle di Grapevine, la prima “buona” notizia � che, a parte l�immediato tumulto dei mercati finanziari, niente, o quasi, cambier� per i prossimi due anni finch� il Regno Unito non lascer� ufficialmente l�Unione Europea.
Dunque, c’� tempo per pianificare le strategie migliori e studiare la situazione.

L�impatto immediato della Brexit � gi� di fatto sotto i nostri occhi: il collasso della sterlina immediatamente dopo il “Leave vote” che � scesa sotto i minimi storici dagli anni Ottanta ad oggi, superando ogni pi� pessimistica previsione.
Nonostante molte relazioni economiche abbiano copertura del rischio di cambio a protezione per i prossimi 2 o 3 mesi, prima o dopo anche queste dovranno prepararsi per quando la coperta verr� tolta e saranno esposti al livello della sterlina. Sar� una sterlina debole una buona notizia per i produttori di vino di tutto il mondo?

Chi saranno dunque futuri vincitori o perdenti in tutta questa situazione? I primi perdenti saranno coloro che acquistano quantit� pi� esigue di vino e cio� i commercianti e i ristoratori che comprano direttamente dai produttori europei. Questi dovranno far fronte a costi di filiera pi� alti, costi che gli importatori di pi� grandi dimensioni riusciranno ad assorbire pi� facilmente.
I pi� grandi vincitori saranno invece i produttori extra europei, perch� i loro vini saranno pi� facili da importare e avranno meno costi di importazione.
Staremo a vedere dunque quello che accadr��