Già da diversi anni si parla di enoturismo, un nuovo modo di viaggiare dove l’esperienza turistica e il mondo del vino si incontrano. Oltre che ad essere la nuova frontiera del turismo internazionale e, in un certo senso, l’ultima moda, è anche un prezioso strumento che permette ai produttori di vino di entrare in contatto diretto con i consumatori finali.
La possibilità di far degustare i propri prodotti attraverso nuove forme di approccio esperienziale, potendoli vendere direttamente in cantina, oppure di accompagnare gli ospiti in un viaggio alla scoperta delle origini del prodotto, quindi attraverso soggiorni, visite in cantina o esperienze di ristorazione, è per i produttori un’occasione d’oro da non lasciarsi sfuggire (come abbiamo raccontato anche qui)
Sebbene, dunque, l’enoturismo sia uno strumento di marketing, prima di tutto, molto potente, in Italia c’è ancora necessità di lavorare su questa tematica, rafforzando la collaborazione sui territori, fra operatori privati e istituzioni politiche. Sembrerebbe che, grazie all’aiuto di queste ultime, infatti, l’enoturismo potrebbe raggiungere risultati ancora più sorprendenti.
Questo è quanto emerso alla Bit (Borsa Internazionale del Turismo) di Milano, dove sono stati presentati i dati dell’anteprima del XIV Rapporto sul Turismo del Vino in Italia, curato dall’Università di Salerno per conto di Città del Vino.
Quella che emerge è la fotografia di un settore in buona salute, ma che stenta a decollare e a non sfruttare tutto il suo potenziale economico e occupazionale per la mancanza di forti strategie pubblico-private che mettano in rete e a sistema le risorse di un Paese in cui il vino e il buon cibo sono fortemente interconnessi con le bellezze artistiche e paesaggistiche di tanti territori.
Dal XIV Rapporto, che ha preso a campione i Comuni associati a Città del Vino, invitati a rispondere prima tramite email (universo) e successivamente tramite promemoria telefonico (campione), emerge come il livello medio dei servizi degli operatori enoturistici (cantine, ristoratori, albergatori, etc) sul territorio comunale sia giudicato discreto (7,05 in media, con quasi il 40% delle risposte che riconosce un voto pari o superiore a 8). Ben 2 Comuni su 3 hanno già buoni rapporti di collaborazione con le Strade del Vino o dei sapori del territorio, il cui funzionamento però è ritenuto poco più che sufficiente (6,12 in media); ma per lo più per mancanza di risorse economiche a sostegno della programmazione di attività.
Tuttavia quasi 6 Comuni su 10 hanno realizzato negli ultimi 5 anni uno o più progetti per migliorare i servizi agli enoturisti, con grande vantaggio anche per le cantine e gli altri operatori privati.
Infatti, gli enoturisti che arrivano nel territorio comunale, in termini di percentuale sul fatturato delle aziende vitivinicole, sembrano incidere in media per il 31,35% e per il 37,44% sul fatturato della filiera (ristoranti, alberghi, altri produttori tipici, etc).
In conclusione, per quasi il 90% dei rispondenti il flusso di arrivi in cantina e il fatturato dell’enoturismo sono aumentati o almeno rimasti stabili rispetto ai dati del precedente Osservatorio: circa 14 milioni di accessi enoturistici nel 2017 per un fatturato di almeno 2,5 miliardi euro.
Come afferma anche Floriano Zambon, presidente di Città del Vino, “L’enoturismo è un’occasione preziosa per la promozione, l’occupazione, le economie locali e per la tutela dell’ambiente. La politica deve farne tesoro, ci aspettiamo un impegno serio durante la prossima legislatura per mettere finalmente a sistema un settore dal grande potenziale che ha bisogno però d’essere guidato”.