Si chiude a breve questo 2015 ma � sempre difficile fare bilanci esaustivi riguardo ad un comparto cos� composito, eterogeneo come quello del vino italiano. E quest�ultimo quinquennio di crisi economica, sociale, politica ha in qualche modo ulteriormente enfatizzato le diversit� del sistema vitivinicolo del nostro Paese e dei mercati del vino.
Siamo grati a tutti coloro che ci supportano con i loro dati, a partire dagli amici e partner di Wine Monitor Nomisma, rispetto agli andamenti del mercato del vino, ma pi� passa il tempo e pi� ci rendiamo conto della difficolt� di raccogliere non solo informazioni complete ma anche utili per capire ed indirizzare al meglio le nostre imprese del vino.
Per questa ragione non possiamo che essere felici delle stime Wine Monitor sull�export di vino italiano per il 2015 che evidenziano una crescita nei valori di circa il 6%, permettendo in tal modo di arrivare a chiudere l�anno con un nuovo record: 5,4 miliardi di euro contro i 5,1 dell�anno passato. Una crescita che ha molti protagonisti a partire da quel Prosecco che ormai non conosce limiti al suo sviluppo in quasi tutti gli angoli del pianeta. Ma crescite importanti si registrano ancora in denominazioni come la Valpolicella (dove Amarone e Ripasso continuano ad essere fortunatamente trendy), il Brunello di Montalcino che da un paio d�anni ha ripreso a �ruggire� come nel passato, il Barolo che sfidando le leggi modaiole e rimanendo fedele a se stesso si trova oggi nuovamente nel posto che merita. Potremmo citare anche le evoluzioni anche di due nostre importanti bollicine da metodo classico come Franciacorta e Trentodoc che probabilmente oggi sono anche pronte per maggiori successi sui mercati esteri. Si potrebbe pure evidenziare la crescita dei vini dell�Alto Adige grazie anche ad una cooperazione �intelligente� ed evoluta che ha da tempo capito l�importanza di preservare la reputazione di una denominazione.
E� chiaro che ci dimentichiamo numerosi fenomeni territoriali spesso per� da ascrivere alle capacit� di qualche singola impresa che al sistema di una denominazione nel suo complesso.
Nel complesso, per�, pur senza il supporto di analisi approfondite, la sensazione � che l�Italia del vino continui a muoversi su velocit� molto diverse tra loro. Troppo diverse tra loro.
Abbiamo dei treni ad alta velocit�, pochi, ai quali si aggiungono un buon numero di rapidi, ma a questi si contrappongono ancora troppi treni locali.
E non � semplice capire le cause di queste differenze. Noi continuiamo nel nostro pressante racconto delle esperienze positive sia territoriali che aziendali nella convinzione che l�esempio rimane il modello di formazione migliore per crescere.
Dobbiamo per� ammettere che non sempre questi esempi virtuosi riescono a smuovere tutta la macchina vitienologica italiana.
Ed � per questo che molte delle potenzialit� di sviluppo delle nostre denominazioni rimangono tali senza manifestarsi appieno.
Ci ha fatto un gran piacere sentire nella recente edizione del Forum sul business del vino wine2wine, la pi� famosa e autorevole master of wine del mondo, Jancis Robinson dire che oggi il vino italiano � in assoluto il pi� trendy e che ha scavalcato il vino francese alle prese con una complessa crisi (forse inevitabile dopo una cavalcata secolare). La Robinson ci ha ricordato che � �arrivato il nostro momento�, ma che al tempo stesso che �dobbiamo darci una mossa� perch� treni di questo genere non passano tutti gli anni.
Un endorsement, quello della Robinson, non isolato e che si accompagna a tanti altri che abbiamo ricevuto in questi ultimi anni dai principali protagonisti della critica enologica mondiale (come non ricordare le parole di Robert Parker riguardo alle potenzialit� di successo dei vini del nostro Mezzogiorno).
Ma adesso non � pi� tempo di ricevere i complimenti, le esortazioni e di rimanere fermi.
L�augurio, pertanto, per tutti noi del vino italiano � quello di credere fino in fondo ai nostri mezzi, alle nostre potenzialit� e di provare finalmente a investire pi� uniti nei nostri valori vitienologici.
L�individualismo rimane il principale limite, a nostro parere, dello sviluppo delle nostro potenzialit�.
Che il 2016 sia un anno di grande unit� per il vino italiano.