Non avremmo mai immaginato che un giorno ci saremmo dovuti preoccupare anche di tematiche psicologiche o sociologiche. O meglio ritenevamo che questi aspetti li avremmo affrontati solo per quel che riguarda le dinamiche di consumo, le evoluzioni dei gusti dei consumatori, degli stili di vita.
Oggi, invece, ci vediamo costretti a confrontarci con problematiche come la paura, l’angoscia, il disorientamento, la mancanza di razionalità.
E non possiamo far finta di niente, pensare che queste siano problematiche lontane da noi perché quotidianamente dobbiamo confrontarci con esse.
Anche nella nostra attività di “giornalisti del vino” quotidianamente veniamo bombardati da cattive notizie. Di imprenditori che raccontano dei loro drammi quotidiani, di organizzazioni di categoria che disegnano quadri nefasti sul presente e sul futuro del settore. “Perderemo il 90% dei nostri fatturati”, “Avremo le cantine piene alla prossima vendemmia e sarà la fine”. Tanto per citare due delle comunicazioni più frequenti in questi giorni.
Arrivati a questo punto non è tanto rilevante andare ad indagare se quanto viene affermato, in negativo, sia del tutto vero o meno, come sempre, anche questa crisi così difficile, sta facendo emergere la classica situazione a “macchia di leopardo”, con realtà che vanno molto male, altre meno e altre che addirittura stanno quasi crescendo.
La cosa più vera e preoccupante è che la paura ha pervaso tutto e sta condizionando tutto. Non vogliamo entrare nella disquisizione filosofica della differenza tra paura ed angoscia, la prima vista come un sentimento positivo perché ti mette in allerta rispetto ad un pericolo oggettivo, la seconda, invece, pericolosa perché ti paralizza di fronte a qualcosa di ignoto.
Il dato di fatto è che quando una paura diventa una costante permanente nella nostra vita inevitabilmente si trasforma in angoscia.
Ed infatti, non serve essere dei seguaci di Freud o Jung, per rendersi conto che oggi la cosa più difficile che dobbiamo fronteggiare è proprio il riuscire a distinguere i pericoli reali dalle nostre angosce.
Ed è altrettanto evidente che le attuali difficoltà della scienza a darci risposte certe e della politica a darci delle regole precise alimenta costantemente quella che oggi possiamo chiamare la “dittatura della paura”.
Anche dal confronto con le persone a noi più vicine, sia nella vita privata che professionale, ci accorgiamo come vi sia uno stato di permanente conflitto tra i sentimenti. Da un lato il tentativo di razionalizzare le problematiche, di provare a leggere la realtà in maniera oggettiva, e dall’altro una sensazione angosciante che tutto sia vano, che le cose potranno solo peggiorare.
Ormai, e basta leggere anche gli articoli di questi giorni, scritti da osservatori molto lucidi e illuminati,  per rendersi conto che queste “contraddizioni” stanno emergendo anche in loro.
E quando si perdono i piani, quando razionalità e irrazionalità si mischiano in continuazione senza nessuna possibilità di controllo è evidente che le conseguenze possono essere molto pericolose.
Non può pertanto meravigliare che la politica sia in questo stato permanente di confusione.
Una specchio eloquente è oggi dato dalle normative diverse tra regione e regione che in qualche misura rappresentano perfettamente quello che è l’obiettivo principale della dittatura della paura: generare il caos.
Nel caos, infatti, qualsiasi proposta, anche la più folle, ma che riesce a dare una parvenza di ordine appare comunque la migliore.
Possiamo riuscire a non cadere nei pericolosissime meandri della dittatura della paura? Innanzitutto, a nostro parere, dobbiamo ammettere a noi stessi che è molto difficile difendersi da essa. Abbiamo puntato contro un sentimento che è molto più potente di qualsiasi arma atomica.
Ma se ammettiamo questo pericolo, lo riconosciamo chiaramente, questo può essere il primo miglior deterrente per difenderci o comunque per non subirlo completamente.
Non si tratta, secondo noi, diventare incoscienti – purtroppo la dittatura della paura porta a considerare ogni pensiero “indipendente” come un pericolo – ma di provare a distinguere quello che è frutto di un’analisi oggettiva da quello che invece è un timore senza nessun fondamento razionale.
E’ sicuramente una sfida molto difficile quella che abbiamo davanti ma può anche trasformarsi in un esercizio “straordinario” per imprenditori e manager del vino che comunque devono e dovranno confrontarsi sempre con esami, con scelte da realizzare quasi sempre in condizioni complesse.
Abbiamo incontrato in questi anni tanti produttori che ci hanno raccontato le loro sfide per essere vincenti, di quanta fatica e ostacoli hanno dovuto affrontare per rendere competitive le loro aziende.
Provate in un momento così difficile a recuperare quella memoria, magari anche il ricordo di chi vi ha preceduti consentendovi di ereditare realtà straordinarie.
Ce l’avete fatta, ce la possiamo fare anche ora.