Tra le tante conseguenze possibili del Coronavirus non avremmo mai immaginato che ci avrebbe anche fatto toccare con mano la drammatica esperienza del razzismo.
L’avevamo già vista nei confronti della comunità cinese del nostro Paese che ha dovuto subire non poche manifestazioni di razzismo quando sembrava che questo maledetto virus non avrebbe mai superato la Grande Muraglia.
Un esempio eclatante su questo fronte ci è arrivato in questi giorni da una brava collega connazionale che da alcuni anni vive in California, Laura Donadoni, che più volte ha collaborato anche con il nostro magazine.
La Donadoni ha riferito, ad esempio, mostrando anche una mail, che una nota location di New York ha richiesto espressamente a James Suckling, noto critico americano che in questi giorni sta tenendo il suo evento negli Usa, di non invitare italiani alla sua manifestazione perché altrimenti non avrebbe messo a disposizione la propria struttura.
Stesso umore, ha spiegato la Donadoni, si è respirato sempre in questi giorni negli eventi organizzati negli Usa nell’ambito dei “Tre Bicchieri del Gambero Rosso Tour”, dove più di qualche buyer statunitense ha manifestato disagio nell’incontrare produttori o manager italiani.
Un produttore veneto, inoltre, ci ha raccontato sempre in questi giorni che la propria export manager presente al Vinexpo di New York non ha potuto partecipare ad un evento dove era stato espressamente richiesta la partecipazione dell’importatore e non del rappresentante dell’azienda italiano.
Ma attenzione, non sottovalutiamo questa tipologia di atteggiamenti che comunque nascondono la cronica paura delle diversità e al tempo stesso evidenziano il dubbio che in determinati Paesi vi sia un’arretratezza che provoca l’ingresso a virus come quello che stiamo conoscendo in questi mesi.
Se prima erano i cinesi “a mangiare topi vivi”, adesso siamo noi ad essere considerati quelli della “pizza al Coronavirus”.
Si fa presto a dimenticare, quindi, secoli di progresso civile, di rispetto delle diversità.
E’ bastato un seppur subdolo virus a mandare all’aria quell’apparente senso civico, quel doveroso rispetto di ogni essere umano.
E’ bastato un virus sicuramente preoccupante per farci tornare alla caccia alle streghe, al “dagli all’untore”, manzoniano.
Non dobbiamo, pertanto, preoccuparci “solo” degli aspetti sanitari, di quelli economici ma anche di quelli sociali.
Non darsi la mano per qualche mese non significa, quindi, dimenticare che siamo tutti uguali, tutti fragili di fronte a nemici invisibili che possono essere combattuti solo attraverso la condivisione e non le pericolose divisioni.