Caro Direttore,
la questione dei Consorzi di Tutela rappresenta oggi uno degli argomenti caldi della Valpolicella nel momento storico di maggior successo della denominazione.
Per cercare di darti la mia opinione in merito alla questione mi rifaccio al mondo dello sport ed in particolare al Rugby che in passato ho praticato, proprio qui in Valpolicella. Il rugby � uno sport di squadra alla pari della denominazione Valpolicella. In una squadra vincente ci sono i giocatori pi� bravi, pi� dotati, pi� veloci quelli che realizzano le mete e che godono cos� dei maggiori riconoscimenti dalla critica alla pari delle aziende pi� famose in Valpolicella; poi c�� chi porta avanti la palla e consente a questi di marcare le realizzazioni e sono invece i giocatori di mischia con doti di maggiore potenza e solidit� alla pari delle grandi aziende che rappresentano la base produttiva pi� importante. Una parte senza l�altra non si concretizzerebbe in una squadra vincente; si vince tutti o si perde tutti.

Non possiamo pensare che il consumatore riesca a discriminare il buono dal cattivo attraverso la querelle che oggi � in corso in Valpolicella. Nel dubbio e nella confusione generata si stanca, si allontana e si rivolge ad altre denominazioni.
Il cambiamento che c�� stato in questi anni nelle funzioni attribuite ai Consorzi di Tutela � stato importantissimo, da organi di controllo e promozione ad organi di tutela e promozione. In molti casi le persone sono le stesse ma le funzioni da svolgere richiedono professionalit� e risorse completamente diverse. Ma il cambiamento pi� importante � avvenuto nel valore della denominazione, passando dagli anni 70/80 in cui il Valpolicella veniva in parte declassato in quanto non richiesto dal mercato e con una superficie di soli 5000 ettari, al 2016 rappresentando oggi una delle denominazioni italiane e mondiali pi� apprezzate con circa 8000 ettari di vigneto. Siamo passati dal campionato dilettantistico al professionismo mantenendo per� “in alcuni casi” la stessa testa, gli stessi obbiettivi, gli stessi investimenti.

In questo periodo la Valpolicella sta dimostrando appieno le sue criticit� strutturali, investendo tutte le energie verso vecchi e vetusti problemi di principio (Classica ed allargata, pianura e collina) e chiedendo ai giornalisti di essere arbitri di problemi tecnici che nella maggior parte dei casi non conoscono e scrivono solo su dettatura di una o dell�altra parte. Ci dimentichiamo per� che nel frattempo stiamo perdendo la partita con le altre denominazioni che avanzano alla ricerca di nuovi spazi. Non affrontiamo invece il problema dei falsi e delle frodi che vengono effettuati all�estero sulla scia del nostro successo in quanto non esiste un vero sistema internazionale di difesa: queste rappresentano il vero nemico della Valpolicella.
Quando un�azienda si trova di fronte ad un falso all�estero � sola, ma non perde solo lei perde l�intera denominazione. Volgendo lo sguardo verso altre importanti denominazioni, i valori messi in gioco nella difesa delle stesse implicano importi di milioni di euro con la consapevolezza che il successo � difficile da raggiungere ma altrettanto difficile da difendere, in Valpolicella quei pochi soldi che ci sono, vengono invece investiti per cause tra gli stessi produttori.�

Un altro elemento su cui porre l�attenzione � la difesa e la progettazione del paesaggio viticolo come elemento basilare del successo e di competitivit� al fine di sviluppare le attivit� enoturistiche e far crescere tutte le altre attivit� complementari della Valpolicella. Il vino di qualit� � sempre pi� vissuto come un�emozione ed oltre alle qualit� del vino, il paesaggio � l�elemento pi� importante che amplifica e rende forti queste sensazioni, ma nessuno di noi produttori, (pi� attento forse a vendere il vino all�estero), se ne rende conto appieno e lascia sole le amministrazioni locali nella decisione di cose che conoscono e valutano solo con una visione parziale.

Altro argomento forte � la questione dell�originalit� e dello stile dei nostri vini, elemento di unicit� e di riconoscibilit� che sino ad oggi ha distinto e caratterizzato la Valpolicella. Questo importante aspetto, alla base del successo, va discusso con serenit� per confermare la strada fatta sino ad oggi oppure se occorra virare sempre pi� dalla ricerca del piacere del consumatore verso le espressioni pi� intime ed esclusive del territorio, rischiando inizialmente di non convincere, ma con il tempo garantendo quella originalit� che oggi porta all�unicit� e non replicabilit� dei nostri vini.

Questi sono i veri problemi della Valpolicella che dovremmo affrontare assieme con la consapevolezza che il successo del Brand Aziendale dipende dal valore del brand Territoriale. Probabilmente il successo ci ha annebbiato la vista, dimenticandoci che nel mondo ci sono tantissimi altri vini buoni e che per essere una grande denominazione occorrono anche “grandi” aziende. Con “grandi” intendo che si riesca a parlare uno stesso linguaggio tra piccole, medie e grandi aziende con un unico obbiettivo comune: il successo della denominazione Valpolicella.