Sul mercato si possono trovare almeno un paio di dozzine di libri di ricette i cui titoli includono le parole “Clean Eating” o “Clean Food”. La rivista Clean Eating, fondata da Robert Kennedy e sua moglie, vende oltre 200.000 copie e ha una pagina Facebook con oltre un milione di followers.
Come riporta Wine Business International, il vino sta seguendo questa tendenza legata al cibo ed ora il concetto di “clean wine” (vino pulito) sta emergendo.
Molte persone sono state appena introdotte al termine grazie alla notizia, ampiamente diffusa, che l’attrice Cameron Diaz ha lanciato un nuovo marchio di “vino pulito” chiamato Avaline, in collaborazione con l’amica imprenditrice Katherine Power.
Secondo Forbes, la star rivela che “la stragrande maggioranza dei vini…potrebbe essere legalmente adulterata con decine di sostanze chimiche e componenti aromatizzanti”. A differenza del suo bianco Avaline Catalunyan da 24 dollari e del rosé Vin de France che sono certificati biologici e privi di “inutili extra“, quindi “puliti”.
I sostenitori del vino naturale indicano “oltre 70 additivi” che si possono trovare in alcuni vini, come se tutti i vini convenzionali avessero 70 aggiunte diverse in un unico bicchiere o non facessero parte di uno spettro che va dai vini economici del mercato di massa ai vini artigianali.
Gli amanti del vino naturale hanno voluto mettere in discussione l’integrità del vino convenzionale e ci sono riusciti, finalmente la questione dell’etichettatura dei vini è stata presa seriamente.
A differenza del suo “progenitore” naturale, il “vino pulito” è consapevolmente commerciale, orientato al marketing e alla ricerca di profitti. Mentre il vino naturale è un movimento che si basa su concetti filosofici, guidato da piccoli produttori indipendenti, il vino pulito è un grande business – guidato da persone come Power – il cui background include i marchi di moda Clique e Who What Wear e Versed skincare.
A volte si fa fatica a recuperare informazioni su questi vini puliti, non si riescono ad identificare i terreni da cui provengono o le persone che li hanno prodotti.
Ma il loro vantaggio è che, a differenza dei vini naturali, non è necessario alcun aggiustamento del palato per le persone abituate a bere vini convenzionali. Il consumatore non dovrà dilungarsi in dettagli arcani come i livelli di zolfo, il lievito selvatico, l’affinamento o il filtraggio. Il business del vino pulito può semplicemente dire “siamo certificati biologici e puliti”.
L‘idea di usare la parola “pulito” per descrivere l’alcol, un veleno cancerogeno, può provocare dibattiti e reazioni. Tuttavia non ci sono leggi che impediscano alle aziende di utilizzarlo a scopo promozionale e commerciale.