L’influencer marketing è una risorsa per molte aziende di oggi, soprattutto per quelle del settore vitivinicolo. Si tratta infatti dell’insieme di attività che comportano una collaborazione tra un’azienda, vitivinicola nel nostro caso, e un influencer per promuovere un prodotto o un brand. In sostanza gli influencer ricoprono un ruolo di “ponte” tra la domanda e l’offerta.
In un webinar organizzato da Veronafiere, che vedeva la partecipazione di Sarah Tracey, Will Blackmon e Kristen Raitzell, è stato spiegato perché le aziende vitivinicole dovrebbero utilizzare l’influencer marketing (leggi questo articolo per approfondire l’argomento).
Oltre a ciò, abbiamo anche potuto estrarre dei consigli, una sorta di decalogo, che l’azienda deve seguire per trovare il giusto influencer e rendere proficua la collaborazione:
- Conoscere la propria identità: essere consapevoli dei fattori identificativi della propria azienda e dei valori che la contraddistinguono consente di rivolgersi ad influencer con cui ci si trova sulla stessa lunghezza d’onda;
- Capire chi sono i follower: l’azienda deve avere un obiettivo ben definito in termini di target della popolazione a cui rivolgere la propria comunicazione. Gli influencer a cui ci rivolgiamo sono molto connessi con il proprio pubblico e lo conoscono a fondo in termini di età, preferenze, interessi, ecc. La condivisione dei dati sui follower è fondamentale per valutare una collaborazione o scartarla;
- Avere un obiettivo: voglio far conoscere il mio brand? Voglio aumentare le vendite di un mio prodotto? Avere uno scopo per ogni collaborazione ci permetterà innanzitutto di capire con chi collaborare e successivamente quale KPI scegliere per misurare la riuscita del progetto. Ad esempio, ci sono influencer che, per caratteristiche proprie o dei follower non sono in grado di dare risultati in termini di ROI, ma possono incrementare moltissimo la brand awareness;
- Lasciare spazio alla creatività: avere a che fare con un influencer significa soprattutto interagire con una persona creativa. È controproducente consegnargli un copione da seguire o imporgli determinati dettami contenutistici. Diamogli una linea guida e lasciamo spazio alla sua immaginazione. In questo modo i contenuti risulteranno spontanei e il pubblico non avrà l’impressione che siano recitati: la promozione del nostro prodotto assumerà credibilità;
- Tenere conto degli sforzi: la creazione di contenuti richiede molto lavoro (dalle 10 alle 20 ore per ogni singolo post). Bisogna tenerne conto quando ci si troverà a pagare la prestazione dell’influencer;
- Non limitarsi al lavoro fatto dall’influencer: l’ingaggiare un influencer serve per creare delle nuove interazioni tra il consumatore e la nostra azienda. Per sfruttare al meglio la visibilità che ci viene offerta è importante essere attivi anche in autonomia sui social aziendali: una volta che verrà creato il primo contatto, spetterà all’azienda di proseguire la relazione continuando ad essere interessante per il consumatore.
Potremmo riassumere tutte le linee guida precedentemente elencate in un unico semplice passaggio: avere un dialogo con l’influencer. Troppo spesso, a detta dei relatori, l’influencer viene visto come un fantoccio a cui affidare un lavoro, ma dallo scambio di dati e idee emergeranno sicuramente tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno per capire come strutturare il suo lavoro per raggiungere il miglior risultato possibile.