Che strano e complesso il mondo del vino, c stato un tempo che guardavamo allAustralia come un modello di marketing, capace di investire nei cosiddetti vini varietali, i pi popolari, potendosi infischiare di tutti i cavilli burocratici dei diritti di impianto, del rispetto dei disciplinari di produzione, scappando felice da quella babele di centinaia di denominazioni.
Peccato, per, che alla fine questa politica vitienologico liberista abbia portato ad un sostanziale fallimento del modello australiano.
Da un po di anni lAustralia del vino, come anche pi volte scritto da Wine Meridian, alle prese con un nuovo grande progetto di rilancio della vitivinicoltura di questa grande isola. Un progetto capace soprattutto di recuperare sul versante del posizionamento visto il fallimento di anni di politica di dumping.
E molto interessante e per certi aspetti preoccupante constatare da alcuni osservatori come parte di questo rilancio prevederebbe anche un maggior investimento in vitigni mediterranei.
Vitigni che consentirebbero, a partire in mercati strategici per lAustralia come il Regno Unito, di intercettare nicchie di mercato pi interessanti sia in termini di immagine che soprattutto di posizionamento.
Su questo aspetto interessante lintervista del giornalista Andrew Catchpole pubblicata nel sito Harpers.co.uk – a John Angove, titolare di Angove, una delle aziende del vino australiano tra le pi prestigiose e storiche che ha evidenziato come sia in atto in Australia un rinnovamento del vigneto allinsegna della riduzione delle produzione per evitare le pericolose sovrapproduzioni del passato e dellinvestimento in vitigni pi originali capaci di intercettare le nuove tendenze dei consumatori di vino a livello internazionale sempre pi interessati a prodotti pi autentici e riconoscibili. Una tendenza pi facilmente intercettabile attraverso vitigni mediterranei come il Fiano, il Vermentino, il Carignano e il Tempranillo.
Angove ha stigmatizzato ancora una volta il passato comportamento dellAustralia del vino che ci ha portato ad una quota di mercato allexport enorme del 65% ma tristemente attraverso una politica di prezzi da commodities, attorno agli 85 centesimi al litro..
LAustralia quindi ha sicuramente toccato il fondo e ora pronta a ripartire con segnali gi ora abbastanza evidenti, lo stanno facendo su politiche oggi molto pi vicine alle nostre.
Questo ci obbliga ad essere molto pi credibili e autentici sul fronte anche delle nostre produzioni da vitigni autoctoni non limitandoci ad utilizzare questa nostra forza come un mero e sterile slogan ma approfondendo sempre di pi la conoscenza dei nostri vitigni e di conseguenza esaltando in maniera concreta un nuovo nostro concetto di tipicit.
Se gli altri cominciano ad imitarci, e questa purtroppo una vecchia storia, obbligo per noi trovare strumenti sempre pi forti per distinguerci e renderci ancor pi riconoscibili.