Il caldo record di questi giorni ha acceso i riflettori sulla produzione enologica e sulle previsioni della vendemmia di quest’anno. Secondo gli esperti e i rappresentanti di diverse case vinicole di eccellenza associate a Federvini, nell’anno più caldo la vite dimostra ancora una volta la sua straordinaria resilienza climatica, resistendo alle temperature eccezionali.
Un aiuto in tal senso proviene dalle abbondanti piogge che hanno caratterizzato l’ultima primavera, tra maggio e giugno, consentendo alle colture di accumulare importanti risorse idriche e di affrontare queste giornate di forte stress climatico.
Un quadro non esente da rischi, attentamente monitorati dai produttori, come quello della peronospora, il fungo delle piante, che si propaga con la pioggia e che sta attaccando i vigneti del centro e sud Italia.
La lotta contro la proliferazione della peronospora è stata ostacolata da terreni allagati e quindi impraticabili, alimentando la pressione del patogeno. Inoltre, gli appezzamenti abbandonati da piccoli viticoltori che non sono riusciti a gestire il fungo risultano ora come punti d’inoculo per i vigneti adiacenti.
In questo contesto, emerge la necessità di gestire il vigneto ed affrontare un clima sempre meno prevedibile.
“Le temperature superiori alla norma sono una situazione che si ripete ormai da quattro anni – ha dichiarato Piernicola Leone de Castris, Amministratore Delegato Leone de Castris. “Al momento riscontriamo un ritardo nella maturazione delle uve ma prevediamo di riuscire a recuperare la maturazione. Per quanto riguarda la peronospora – continua Leone de Castris – stimiamo una perdita tra il 10% e il 20%. Nel Nord Salento abbiamo una situazione più severa con picchi di perdite che sia aggirano intorno al 70-80%.”
“Anche in centro Italia – continua Ilaria Palumbo, Direttrice Generale Gotto D’Oro – la peronospora sta avendo un impatto importante sulla vite. Le alte temperature dovrebbero rallentare la pressione definitiva dei funghi ma resta ancora disarmante la perdita, ad oggi stimata al 30% della produzione di uva. Per quanto riguarda invece la vendemmia 2023 – dichiara la Palumbo -, appare per il momento estremamente difficile da decifrare in quanto siamo ancora distanti dalle presunte date di inizio vendemmia.”
Secondo Chiara Soldati, Ceo La Scolca, “L’inizio della stagione è stato piovoso, con temperature inferiori alla norma e ciò ha reso possibile lo stoccaggio di buone risorse idriche rispetto al 2022. Nonostante l’improvviso rialzo delle temperature che ci fanno prevedere un inizio vendemmia per l’ultima settimana di agosto, la gestione dell’impianto fogliare e del terreno degli ultimi mesi è stata fondamentale per non disperdere risorse idriche. Questo ci ha consentito di mantenere una maturazione in linea con la politica aziendale di produrre vini con un grado alcolico entro i 12° gradi. Infine, il caldo anomalo ci pone davanti un ulteriore sfida: il consumatore richiede prodotti più semplici, per questo motivo abbiamo anticipato parte della vendemmia proponendo un nuovo prodotto a 9,5° gradi”.
Il tema della peronospora preoccupa anche Alberto Tasca, Ceo Tasca D’Almerita: “In Sicilia, la peronospora non si vede spesso a causa della scarsità di precipitazioni durante lo sviluppo dei vigneti: possiamo quindi considerare il 2023 un’annata anomala a causa delle continue piogge nel mese di maggio, che hanno fatto sviluppare il parassita anche nei nostri vigneti (e non in tutti siamo riusciti a contenere i danni). Altro discorso quello della vendemmia: grazie alle piogge della tarda primavera – rileva Tasca – la vite è ancora in fase di crescita, quindi il caldo non ha grandi effetti negativi sulla qualità. Verso la fine di luglio, le alte temperature potrebbero avere effetti deleteri sull’equilibrio qualitativo dei mosti con basse acidità, alte gradazioni alcoliche e tannini poco evoluti”.
“Guardiamo con grande attenzione ai cambiamenti climatici – dichiara Micaela Pallini, Presidente di Federvini -. I fenomeni legati al riscaldamento globale stanno mettendo a dura prova i nostri territori e le nostre imprese: se l’anno scorso il problema era la forte siccità, quest’anno le abbondanti piogge hanno favorito la Peronospora. Tutto questo ci insegna a essere sempre vigili. Inoltre, è fondamentale potenziare la ricerca scientifica ed ottenere il sostegno delle istituzioni, che soprattutto a livello europeo spesso risultano lontane dalle nostre istanze. Dal canto nostro -conclude la Pallini – l’impegno delle filiere che rappresentiamo è quello di essere, sempre più e sempre meglio, attori decisivi nella tutela dell’ambiente, della sostenibilità e della cultura dei territori”.
“Il vino è un asset fondamentale della nostra cultura ed economia: per questo motivo è indispensabile che le istituzioni promuovano politiche in grado di sostenere efficacemente la crescita del comparto.”