Il vino ha la capacità di connettere le persone, di incrociarne le storie, di facilitare la condivisione di sogni e stati d’animo. Sono passate solo poche settimane da quando abbiamo parlato con Marisa, Responsabile Marketing e Comunicazione dell’azienda siciliana Colomba Bianca, dell’allegria del vino e della sua abilità di esprimere la convivialità e la bellezza della vita; poche settimane da quando l’abbiamo sentita felice, vitale, propositiva e sempre orgogliosa di rappresentare la sua azienda e la sua Sicilia.

Oggi veniamo travolti dalla brutale notizia della sua uccisione, che va ad arricchire la sconcertante lista dei femminicidi degli ultimi tempi.

La prima reazione è quella del silenzio, come sempre avviene quando si è davanti ad una perdita incomprensibile, inimmaginabile e inaccettabile. Ciascuna delle persone che ha conosciuto Marisa è oggi alle prese con questa sensazione di assoluta ingiustizia e di immenso orrore. Ne siamo stati colti anche noi.

Vogliamo però sforzarci di prendere la parola, davanti a questo gravissimo episodio di cronaca che mette fine, in modo intollerabilmente ingiusto, ad una vita, ad una giovane vita, quella di una stimata e apprezzata professionista del vino che, quotidianamente, trovava egregiamente la quadratura tra i suoi impegni di madre e quelli di operatrice del vino.

Difficile esprimere qualcosa di sensato in situazioni come questa; e non è nostro compito commentare il fatto di cronaca, che ci sconvolge e ci ripugna. Non ci compete indagare i turbamenti dell’animo umano che portano un uomo a riversare il proprio dolore in un atto di tale efferatezza. Non siamo criminologi, non siamo studiosi della psiche umana.

Ci limitiamo ad esprimere un dolore al quale è difficile dare un nome; se qualcosa di utile può forse dirsi, è un appello urlato a tutti coloro che hanno voce in capitolo nella gestione di queste situazioni, affinchè questi deragliamenti dell’animo umano possano essere percepiti, curati e prevenuti nelle loro più estreme conseguenze; un appello accorato, quindi, ma non disperato, perché la speranza che il dolore malato di un uomo smetta una volta per tutte di causare sofferenza a una donna, non può morire e non deve morire.