Il periodo tra ottobre 2020 e settembre 2021 ha determinato un riequilibrio del mercato, un certo numero di etichette classiche di fine wine sono tornate alla ribalta. Questo è, in linea generale, il quadro che rivela l’ultima edizione del Liv-ex Power 100 che elenca i brand di fine wine più potenti ed importanti al mondo.

L’edizione Live-ex Power 100 del 2020 era incentrata sull’Italia, la nuova potenza emergente del fine wine. La sua quota nel mercato secondario è passata dall’8% al 15% e da 8 vini a 17, molti dei quali ai massimi storici o novità assolute. 

Tuttavia, come è accaduto nel 2019 per la Borgogna, i rapidi aumenti sono spesso seguiti da brusche frenate ed il mercato si adatta a nuovi vini e a prezzi più alti. 
Questo è ciò che è accaduto quest’anno ai fine wine italiani. Tre vini, Luciano Sandrone, Poggio di Sotto e Quintarelli Giuseppe, sono usciti dalla top 100 – scendendo abbastanza bruscamente. 

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Complessivamente, come per Bordeaux, nella classifica sono scese più etichette italiane rispetto a quante siano salite. D’altra parte, 21 vini sono entrati per la prima volta e molti dei vini che già facevano parte della lista, si sono ulteriormente radicati. 

Il Sassicaia, per esempio, ha perso qualche posto (dalla quarta all’ottava posizione nella classifica assoluta) ma rimane la settima etichetta più scambiata per valore e la terza per volume, con una performance di prezzo che lo pone al 47° posto.

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Gaja, allo stesso modo, è tra le prime 30 etichette scambiate per valore (25° posto) e volume (26° posto), così come Bruno Giacosa (28° posto in valore) (20° posto in volume). 

Inoltre, tra le due aree di produzione chiave di Toscana e Piemonte, il trade in valore da ottobre 2020 a settembre 2021 registra un +15% – quindi nel complesso non ha ceduto terreno. 

Château Lafite Rothschild è rientrato nella top 10, passando dall’11° al 2° posto, First Growth Mouton-Rothschild e Margaux sono anch’essi saliti, rispettivamente al 6° e 10° posto. Anche Petrus è rientrato nella top 10, ora al 7° posto dopo un anno passato in 69° posizione.

La Borgogna ha mostrato una performance positiva, con il Domaine de la Romanée-Conti che è salito al 5° posto e il collega Armand Rousseau al 3°.

Liv-ex attribuisce il ritorno alle classiche etichette le etichette blue-chip (vini pregiati storici e pluri-premiati) al fatto che gli acquirenti sono alla ricerca di certezze e rassicurazioni nei classici “bankable names” dopo una stagione 2019-2020 molto travagliata. 

La stagione 2019-2020 è stata infatti caratterizzata da problematiche diffuse in alcuni dei principali mercati del fine wine:

  • le proteste politiche a Hong Kong, 
  • le controversie commerciali ed i dazi doganali (principalmente USA-UE),
  • la Brexit,
  • il timore di avere giacenze sempre più scarse o insufficienti,
  • ovviamente la pandemia globale, partita all’inizio del 2020. 

La performance positiva dei vini blue chip ha rivoluzionato la parte alta della classifica. Domaine Leroy, Dom Pérignon, Sassicaia e Louis Roederer sono gli unici sopravvissuti nella top 10 della classifica dello scorso anno, rispettivamente al 1°, 4°, 8° e 9° posto, dimostrando che sia lo Champagne che il vino italiano non hanno perso slancio.

La performance dello Champagne è stata notevolmente positiva. Nella top 100 sono presenti un numero maggiore di Champagne. Jacques Selosse è salito direttamente alla 36esima posizione, nessuna etichetta di Champagne è uscita dalla classifica.

Anche i vini statunitensi sono in crescita, la California rappresenta una quota commerciale del 7,6%, sopra il Rodano (4,1%) e a poca distanza dal Piemonte (6,3%).

L’Australia, invece, ha subito gli effetti dei dazi antidumping della Cina. Penfolds Grange è sceso dal suo massimo storico (5° posto nel 2020), fino al 45° posto.

Nel complesso, l’edizione 2021 del Liv-ex Power 100 mostra un mercato dei fine wine sempre più ampio. Rispetto ai 12 mesi precedenti, il numero totale di vini è aumentato del 35,6% a 11.839 e i produttori del 17,5% a 1.668. Tra i nuovi produttori figurano marchi provenienti da regioni come il Burgenland austriaco e dal Libano e, per la prima volta, alcuni brand di fine spirits.