Mercoledì scorso l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) attraverso la voce del direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus ha dichiarato la pandemia di coronavirus, etichetta riservata alle malattie infettive che minacciano la salute di molte persone nel mondo simultaneamente, interessando più Paesi in diversi continenti.
Wine Intelligence ha raccolto le testimonianze dei suoi esperti dislocati in diversi paesi sull’impatto che il coronavirus sta avendo sui comportamenti dei consumatori e sugli sviluppi del mercato del vino nel 2020.– La situazione italiana è sotto gli occhi di chiunque: traffico quasi inesistente, persone che camminano o vanno a fare la spesa con la maschera protettiva, l’ansia e la preoccupazione è evidente sui volti e nei comportamenti anche di conoscenti, amici e familiari.
Nei supermercati è possibile entrare solo a gruppi scaglionati, un addetto indica quando poter accedere all’interno, una situazione piuttosto inquietante.
Nelle ultime settimane i punti vendita della grande distribuzione hanno realizzato un fatturato simile a quello del periodo natalizio.
Come previsto dall’ultimo Decreto del Governo dell’11 marzo 2020, bar, pub, pizzerie, ristoranti, locali resteranno chiusi su tutto il territorio nazionale fino al 25 marzo. Resteranno aperti esclusivamente i negozi di prodotti alimentari, le farmacie, le parafarmacie, le edicole, le tabaccherie, i punti di ristorazione nelle aree di servizio stradali e autostradali e i negozi di prima necessità o di servizi alla persona.
Come riportato da Nielsen, l’e-commerce sta registrando un boom eccezionale di prodotti alimentari: tra lunedì 2 marzo e domenica 8 marzo sono aumentate dell’82,3% le vendite online di prodotti di largo consumo. Il mercato online alimentare in Italia vale complessivamente circa l’1% del totale, mentre i mercati più avanzati in Europa e nel mondo si attestano tra il 4% e l’8%. In Esselunga, ad esempio, si è passati dal 4% al 20%, cinque volte il livello standard. Di conseguenza si registrano problematiche gestionali e organizzative, visto che nessuno può soddisfare un balzo percentuale del genere.
Coop Italia ha rilevato picchi del +400% sulla spesa on-line ed Eataly di Oscar Farinetti ha toccato livelli esorbitanti con un +3.000%.
Sarà il periodo più difficile dallo scandalo del metanolo del 1985. L’industria del turismo inbound ha fatto talmente bene negli ultimi anni che ha invertito il trend di lungo periodo di calo dei consumi sul mercato interno, si dovrà aspettare un po’ di tempo perché i numeri del turismo internazionale tornino a regime.
Le maggiori difficoltà saranno per le aziende vinicole di piccole dimensioni, che hanno concentrato una parte importante del proprio business sulla vendita diretta in cantina, e si sono affidate sempre più ai turisti internazionali.
– In Corea del Sud, si è scelto un sistema che si affida alla diagnostica ed al controllo sociale con ventimila tamponi al giorno e un’app che avverte chi si trova a 100 metri da dove è passato un contagiato. Per risalire ai contatti avuti da un paziente non si esita a utilizzare tracciati gps dei telefoni, dati sull’uso delle carte di credito e telecamere a circuito chiuso. Gli incontri d’affari faccia a faccia non si verificano, i venditori non sono benvenuti nei bar, nei ristoranti o nei negozi dei loro clienti. La situazione per le strade è simile a quella dell’Italia, poche persone e poche auto.
Le aziende del settore vitivinicolo hanno previsto un calo delle vendite del 20-30% rispetto alle cifre pianificate per l’anno. La gente non si reca fisicamente nei negozi, preferisce lo shopping online. In Corea attualmente non si può vendere vino online, il governo probabilmente permetterà la vendita di vino online temporaneamente ad aprile ma sarà solo un “click-and-collect”, cioè una prenotazione di acquisto e non una consegna completa.
– In Australia l’elemento più evidente è il calo della vendita diretta in cantina e l’azzeramento dei turisti cinesi, iniziato con il Capodanno Cinese (o Festa di Primavera) e che perdura tuttora. Finora le vendite on-premise in Australia sembrano reggere.
Gli effetti dureranno a lungo dopo che il virus avrà raggiunto il suo apice e, secondo Emma Sciara (referente Wine Intelligence Australia) i consumatori spenderanno con più cautela sia a livello nazionale che nei principali mercati di esportazione. Il settore del turismo si sta ancora occupando degli effetti postumi degli incendi, quindi ci vorrà un po’ di tempo prima di vedere un ritorno alla normalità. Le previsioni di ABARES (National Commodity Forecaster) prevedono un’annata al di sotto della media, che contribuirà a compensare il calo della domanda.
– In Spagna come in Italia sono proibiti tutti gli spostamenti che non siano dettati da cause di forza maggiore ma è consentito andare al lavoro e rifornirsi di beni alimentari. Il premier Sanchez ha dichiarato che lo stato di allarme sarà in vigore per almeno due settimane.
La grande paura sarà rivolta al turismo nel periodo estivo, visto che la Spagna si gioca la leadership con la Francia per numero di presenze turistiche in Europa.
– Il Sud Africa con 16 casi (in data 13 marzo, ndr) è il Paese africano più colpito dal virus. Nel continente il 90% dei pazienti colpiti è europeo e gli unici due decessi sono stati un cittadino tedesco e una donna di 89 anni marocchina proveniente dall’Italia.
L’enoturismo sta già leggermente soffrendo e questo certamente avrà un impatto sulla vendita del vino in cantina. Dimitri Coutras (referente Wine Intelligence South Africa) ritiene che nel mercato interno, ci sarà un calo di vendite perché alcune persone non parteciperanno a manifestazioni ed eventi ed anche i ristoranti ne risentiranno.
Il turismo del vino, certamente richiederà un po’ di tempo per riprendersi, perché i viaggi di piacere in Sud Africa sono spesso pianificati con molto anticipo, la situazione è ancora in divenire e i dati sono parziali.
– Negli Stati Uniti, il presidente Trump ha dichiarato l’emergenza nazionale ed ha promesso 5 milioni di tamponi in un mese ed ulteriori restrizioni per viaggi verso paesi esteri, compreso il Regno Unito. Ristoranti e bar sentono già l’impatto, dato che la gente esce molto meno. Servizi di delivery online come Drizly e Minibar per le bevande e Grubhub e Delivery.com per il cibo, stanno riscontrando una impennata di vendite.
Il grande punto interrogativo per gli americani è quanto sarà forte l’epidemia. Molti sono sfiduciati rispetto alle misure disposte forse con troppa lentezza. Eventi come Indian Wells, l’importante torneo di tennis in California, sono stati cancellati ma questo appare solo come la punta dell’iceberg.
– Nel Regno Unito superficialmente sembra non ci siano cambiamenti drammatici. Ma in 24 ore è raddoppiato il numero dei decessi per il coronavirus. Le autorità sanitarie hanno infatti reso noto che 10 pazienti sono morti portando il totale a 21 e si registrano 1.143 casi di contagio. Ciononostante la metropolitana di Londra è ancora gremita nell’ora di punta, e quasi nessuno sembra indossare maschere. Il premier Johnson ha annunciato l’altro ieri che non verranno applicate misure stringenti ma le prenotazioni turistiche stanno già subendo cali importanti. Le aziende on-premise, gli hotel e le società di eventi molto probabilmente subiranno presto un crollo che non potrà essere recuperato in questo anno solare.