Della Spagna non si è parlato molto negli ultimi anni nel mondo del vino, e la ragione era molto semplice. Dagli anni ’80 in poi, la nazione non si è distinta all’interno del mercato internazionale del vino, un pò per tendenze di consumo piuttosto ridotte all’interno della popolazione, rispetto ai consumi delle nazioni vicine Francia e Italia, un po’ perché la produzione spagnola non si distingueva per la grande qualità. Difficile a credersi, considerando che climaticamente la Spagna si trova in condizioni ottimali per lo sviluppo di vigneti qualitativamente promettenti, ma fortunatamente la situazione sta cambiando ed il futuro sembra più sereno all’orizzonte.

Con il 2017 infatti, la produzione sta qualitativamente migliorando e, notizia più interessante per il nostro mercato, il consumo di vino in Spagna è decisamente cresciuto, fra le nuove generazioni soprattutto. Secondo il quotidiano nazionale “El Paìs“, durante gli scorsi anni, il consumo di vino pro capite ha cominciato ad assestarsi a 21 litri pro capite, senza più decrescere. Il peggio, sembra sia passato, ora ci si aspetta solamente di ripartire con la marcia giusta, poiché il paese sta investendo le proprie risorse perché il vino torni in auge, l’obiettivo primario è che quello autoctono venga considerato un prodotto di qualità, e poi di conseguenza si punterà a rendere il consumo di vino anche di importazione una sorta di azione abituale. E gli altri paesi europei? Secondo Gambero Rosso, l’Italia si stabilisce con un consumo pro capite a 43,6 litri, al terzo posto dopo la Francia con 51,2 litri e il Portogallo 51,4 litri.

Vediamo con più precisione, la situazione attuale, grazie ai dati forniti da un sondaggio di Iniciativa Cork, un gruppo di associazioni e istituzioni nel settore dei tappi in Spagna e Portogallo.
Dal sondaggio sembra emergere che il 72% dichiari di consumare vino con una certa regolarità, spostando la tendenza verso una nuova direzione, se prima infatti si dichiarava un consumo occasionale, è evidente che la situazione stia mutando.
Secondo il sondaggio di Iniciativa Cork, fra i 1200 intervistati, il 24% degli spagnoli consuma vino solo durante il fine settimana, il 22% lo fa solo durante particolari occasioni, come cerimonie o feste, il 18% lo beve da una a due volte a settimana, il 30% (quindi 3 spagnoli su 10) lo consuma ogni giorno e il restante 6% invece non lo beve mai.
Per quanto riguarda gli spumanti e gli champagne, il 66% li conserva per occasioni speciali, mentre il 16% ne fa uso durante il weekend.

C’è sicuramente un fattore sul quale le aziende vinicole spagnole, e non solo, dovranno lavorare molto in termini di fidelizzazione dei clienti: spostare l’attenzione dei consumatori dalla tradizionale “cerveza” (birra) al vino. Al momento, infatti il consumo di birra rappresenta uno dei maggiori ostacoli al rapido sviluppo del settore enologico. La birra in Spagna rappresenta un colosso culturalmente consolidato nelle tradizioni spagnole, un prodotto difficile da far spostare dal trono su cui siede. Nel 2017, secondo il sito Efeagro.com, il consumo di birra è infatti aumentato a 48,3 litri pro capite, una grande differenza rispetto ai consumi registrati per i prodotti enologici. Per l’export italiano, questo dato potrebbe sembrare scoraggiante, ma l’immagine del Made in Italy è un ottimo biglietto da visita anche in Spagna al momento, perciò sfruttare questo aumento della percentuale di consumo di vino potrebbe essere la strada giusta per chi si ritiene intenzionato a potenziare le proprie vendite nel mercato spagnolo. L’OEMV (Osservatorio Español del Mercado del Vino) ci fornisce in questo senso dati rassicuranti, l’export in Spagna è promettente: si importano soprattutto vini aromatici e spumanti dall’Italia e dalla Francia, la prima il rifornitore maggiore in termini di volume e la seconda in termini di valore.