Tra il 1850 ed il 1890 si abbatterono sulla viticoltura europea l�oidio e la peronospora, fitopatologie nuove ed aggressive come non si erano mai viste nei secoli precedenti. I viticoltori dovettero imparare a combatterle sistematicamente con l�impiego di antiparassitari, zolfo e rame, se volevano salvare la produzione d�uva. Come non bastasse, qualche tempo dopo arriv� la fillossera ad innescare la moria delle viti, a seguito della quale si fu costretti ad estirpare la totalit� dei vigneti per reimpiantarli successivamente su portainnesto di vite americana, quest�ultima resistente alla malattia. Sembr� a quel tempo che la viticoltura europea ricevesse un colpo mortale. Non fu possibile allora attribuire il disastro al supposto cattivo stato di salute della viticoltura causato da un impiego eccessivo della chimica, perch� non se n�era mai fatto uso prima; alla monocoltura, perch� si era sempre praticata la policoltura; alla perdita di biodiversit�, perch� non ce n�era mai stata cos� tanta. Ci fu un ampio abbandono della viticoltura in favore di altre coltivazioni. Poi, gradualmente, si trovarono le contromisure e nel secolo scorso si individu� nella chimica il mezzo pi� efficace per contrastare le fitopatologie attraverso l�impiego di antiparassitari, definiti via via anche come fitofarmaci, pesticidi, veleni chimici. E la chimica, a farla da padrona, continu� a fornire altri prodotti ancora da impiegare in qualit� di fertilizzanti e diserbanti. E� nel secolo corrente che prende forza la domanda di una agricoltura che faccia meno ricorso alla chimica e si affermano per il cibo l�esigenza della sanit�, a protezione della salute del consumatore, e della pulizia, affinch� la coltivazione non divenga inquinante per l�ambiente.�

L�obiettivo primario di ridurre l�impatto della chimica in viticoltura viene oggi perseguito con la lotta integrata, che riduce l�uso di antiparassitari integrandoli con prodotti che non sono di origine chimica; la conduzione biologica, che limita l�uso di prodotti chimici ai soli rame e zolfo; la conduzione biodinamica che esclude l�uso della chimica. Ma non ci si pu� fermare soltanto qui. Vanno utilizzati anche quei sistemi che consentono di arrivare a produrre viti che offrano una buona resistenza alle malattie, inseguendo cos� l�obiettivo di contenere/abbattere il ricorso alla chimica per combatterle. La recente scoperta del sequenzionamento del genoma della vite offre oggi alla ricerca nuove importanti opportunit�: di individuare le viti che ospitano il gene della resistenza (al patogeno) e trasferirlo nel genoma di viti che non lo posseggono. Pratica da avviare attraverso l�impiego di biotecnologie che non sono equiparabili agli OGM transgenici. Andr� chiesto ai vivaisti di dedicare maggiore attenzione al materiale derivante da selezione massale, per non affidarsi totalmente alla selezione clonale che produce viti pi� fragili. Al fine poi di recuperare salute al vigneto, andranno estese le pratiche che consentono di rafforzare la vitalit� del suolo. La strada per abbattere l�uso della chimica nel vigneto � lunga, se la si vuole condurre con successo va percorsa senza paraocchi, utilizzando tutti gli strumenti disponibili.

Angelo Gaja