Il decreto ancora non c�� ma intanto prima di Pasqua la Commissione Stato-Regioni ha approvato lo schema di decreto per l�accesso ai fondi ocm per la promozione nei Paesi terzi. Un aspetto molto importante considerando il valore strategico ed economico del nostro export vitivinicolo che sicuramente ha beneficiato in questi anni anche di queste risorse messe a disposizione dall�Unione Europea.
Lo schema del decreto ha gi� fatto discutere non poco gran parte delle organizzazioni professionali del settore e le principali aggregazioni di produttori che si sono dichiarate molto preoccupate dal fatto che per l�assegnazione dei prossimi fondi (100 milioni di euro all�anno fino al 2020) saranno particolarmente privilegiati i raggruppamenti di piccole e medie imprese che non hanno mai beneficiato in passato dei fondi rispetto alle organizzazioni pi� grandi con maggiori capacit� e propensione all�export. Ricordiamo, infatti, che il plafond minimo di progetto � sceso a 50.000 euro/anno per Paese rispetto ai 100.000 euro degli anni scorsi.
La scelta del Ministero delle politiche agricole, va ricordato, � stata dettata soprattutto dalla necessit� di adeguarsi ai diktat dell�Unione Europea che da tempo, tramite anche la Corte dei conti europea, aveva sottolineato la necessit� che i singoli Paesi si adeguassero ai dettami reali della norma che prevede soprattutto un utilizzo dei fondi verso le aggregazioni di aziende pi� piccole (che ancora non hanno sviluppato da sole attivit� di export adeguato) e verso mercati nuovi (per i quali ancora non si sono attivate le reali potenzialit� di sviluppo).
Di fatto fino ad oggi, anche questo va ricordato, gran parte delle risorse dell�ocm vino per la promozione nei Paesi terzi sono andate per le realt� produttive italiane con maggiore propensione ed esperienza all�export e verso i Paesi con mercati del vino pi� consolidati (Nord America in primis).
Nella scelta �solite aziende� e �soliti Paesi� di s� per s� non ci sarebbe nulla di sbagliato se l�obiettivo � quello di ridurre al minimo il rischio dello spreco di risorse. Un obiettivo che non si pu� non considerare importante, potremmo dire fondamentale, considerando che stiamo parlando di risorse del 50% (ma si pu� salire all�80% con i fondi regionali aggiunti) pubbliche.
Il legislatore europeo, per�, di fatto da tempo chiede alle vitivinicolture europee di osare di pi�. Di non limitarsi a fare il �compitino� e a provare ad approfittare di questi fondi (che prima o dopo finiranno) per provare ad ampliare il numero di aziende capaci di intercettare i mercati internazionali e, soprattutto, tentare anche di aumentare il bacino di sbocco dei vini europei.
Ci rendiamo conto che non sia una sfida facile e i rischi di sprecare delle risorse sono di fatto reali. Per� allo stesso tempo, siamo onesti, noi pensiamo che non si possa dare torto del tutto al legislatore europeo perch�, lo abbiamo ripetuto spesso anche da queste pagine, queste risorse devono servire anche a farci aprire nuovi mercati, a farci sperimentare nuovi modelli di promozione, ad aumentare le capacit� di internazionalizzazione delle nostre imprese del vino, anche quelle piccole e medie, che di fatto rappresentano gran parte del tessuto produttivo del nostro Paese.
E� evidente che questo nuovo step dell�ocm vino rappresenta una straordinaria opportunit� per le nostre pmi del vino ma anche una sfida decisamente complessa. Sar� fondamentale verificare la loro capacit� seria di aggregazione. Fino adesso, pu� sembrare paradossale, ma sono stati i grandi, i big a dimostrare questa capacit�. Ultima in ordine di tempo, su questo fronte, Italian Signature Wines Academy (IWSA), un�alleanza strategica tra cinque dei top brand del vino italiano come Allegrini, Feudi San Gregorio, Fontanafredda, Marchesi d� Frescobaldi e Planeta. Un�aggregazione che rappresenta un fatturato di oltre 200 milioni di euro e superano i 33,2 milioni di bottiglie annue prodotte ed un export che supera l’80%. Se aziende di questo peso capiscono di essere dei �nani� nei confronti del mercato mondiale ci auguriamo anche molte piccole imprese italiane ne prendano coscienza.
Come abbiamo spesso sottolineato l�export non � un obbligo ma chi � convinto e pronto per affrontare la complessa sfida dell�internazionalizzazione colga in pieno le opportunit� di questo ocm attivandosi per costruire aggregazioni efficaci e produttive.
Il gate � aperto e i passeggeri si stanno gi� imbarcando speriamo che lo speaker europeo non sprechi la sua voce a richiamare inutilmente molte pmi del vino italiane.

Nuovo ocm vino, una grande occasione per le pmi del vino italiane
Approvato lo schema di decreto per l’accesso ai fondi ocm per la promozione nei Paesi terzi che privilegia per la prima volta soprattutto le aggregazioni di soggetti piccoli e medio piccoli, che non abbiano mai beneficiato in passato dei fondi