Riflettevamo in questi giorni di come la Cina non è riuscita ad esserci da esempio nemmeno nell’emergenza del Coronavirus. Eppure loro hanno iniziato a “convivere” con il Covid-19 già verso la fine di dicembre (con i primi contagiati tra gli addetti del mercato del pesce della città di Wuhan) e l’11 gennaio di quest’anno hanno denunciato la prima vittima.
Anche da loro, probabilmente già in troppo ritardo, sono iniziate tutte le azioni di “protezione” al fine di ridurre al massimo il numero di contagiati e il relativo impatto sulle strutture ospedaliere. Misure che in breve si sono di fatto trasformate nella chiusura totale di un Paese da 1,4 miliardi di persone.
Guardavamo le immagini alla televisione delle grandi megalopoli cinesi deserte. Anche collaboratori che vivevano in Cina ci inviavano immagini di centri commerciali vuoti, e che avevamo visto gremiti all’inverosimile nei nostri viaggi di lavoro del recente passato (che ora ci sembra così lontano).
Eravamo convinti che fosse un problema sostanzialmente cinese, legato al loro stile di vita, al loro livello igienico-sanitario, qualcuno magari ipotizzando anche teorie complottiste contro il colosso cinese.
Abbiamo fatto gli spettatori senza capire subito che dovevamo applicare immediatamente le restrizioni adottate in Cina.
Ma ancora una volta la Cina ci è apparsa lontana, troppo lontana. Come sempre d’altro canto.
Per quanto ci sforziamo gran parte del mondo fuori dalla Cina vede questo grande Paese come un enorme mercato da conquistare. Ma di fatto la stessa parte del mondo lo considera ancora un Paese “arretrato”, che non può insegnare nulla al resto del pianeta, se non la capacità produttiva.
E allora abbiamo sempre guardato la Cina solo attraverso i numeri del Pil e ci siamo distratti anche quando il virus ha fatto la sua comparsa.
Anche questa drammatica esperienza ci deve insegnare che la Cina è molto di più di un “semplice” mercato.
È’ un Paese avanzato, certo pieno di contraddizioni, ma che deve essere guardato anche come uno straordinario laboratorio che anticipa spesso sia le “problematiche” ma anche le “soluzioni”.
Quante volte abbiamo sentito dire che per fare business in Cina dobbiamo prima capire l’anima di questo Paese, la sua vera essenza, le sue autentiche peculiarità.
L’abbiamo detto, certo, ma alla fine ce ne siamo quasi sempre fregati. Abbiamo preferito evidenziare solo gli aspetti più di colore (cosa mangiano, sputano per terra, non si fermano mai, eccetera) ma raramente siamo andati in profondità.
Detengono gran parte del debito americano, abbiamo sentito dire un mare di volte. E’ vero, ma detengono anche molte più informazioni di quanto possiamo immaginare.
Adesso, però, è arrivato il tempo anche per guardare alla Cina con occhi diversi. Sentirla veramente più vicina. Non guardarla con la spocchia dell’europeo culturalmente evoluto o dell’arricchito americano ma quelli normali di chi è alla ricerca di un mondo normale e giusto, dove tutti vengono considerati alla pari.
Solo così, a nostro parere, la Cina potrà anche diventare un mercato molto più interessante e non solo, come spesso avviene, un luogo dove fare speculazioni in un verso o nell’altro.
Oggi la Cina, seppur lentamente sta ripartendo, cerchiamo allora di osservare bene cosa stanno facendo per tornare alla normalità.
Cerchiamo almeno di aprire gli occhi adesso.