Per quanto riguarda le previsioni 2020 per l’export di vino italiano, è necessario tener presente le grandi incognite che stanno già avendo effetti dirompenti sui mercati.
La lista di prodotti europei colpiti dai dazi americani viene aggiornata ogni 6 mesi dal Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti d’America. Il vino italiano per ora è stato escluso da queste liste ma nulla vieta che possa essere inserito a metà agosto 2020 quando ci sarà la nuova revisione.
Come rileva Denis Pantini, Responsabile di Wine Monitor, non va sottovalutata la Cina che, nonostante rappresenti un mercato marginale per il vino italiano (la quota dei nostri vini sull’import del Paese pesa per poco più del 6%), arriva da due anni di flessione economica e sta subendo un ulteriore terremoto economico dovuto all’emergenza Coronavirus che ha causato il blocco della produzione e delle importazioni.
Altre due incognite provengono da due paesi importanti per l’export del vino italiano: il Regno Unito e la Germania. Il primo vive l’incognita della Brexit e rappresenta il terzo mercato dopo Stati Uniti e Germania con 827 milioni di euro totali di export. Inoltre è il primo mercato a volume (1,1 milioni di ettolitri) e a valore (434 milioni di euro) per gli spumanti (dati 2018).
È necessario tenere presente che nel Regno Unito le vendite totali di vino nel 2019 hanno registrato un calo del -2% (7 milioni di ettolitri), per valori poco sopra i 5,6 miliardi di sterline (+1%) e l’incertezza della Brexit – dalla quale potrebbero derivare nuovi dazi a seguito di mancati accordi doganali – potrebbe impattare ulteriormente sul 2020, come abbiamo già descritto in questo approfondimento.
La Germania dal canto suo, nel 2019 ha registrato il Pil più basso dal 2013, cresciuto di appena lo 0,6% a fronte di un +1,5% messo a segno nel corso del 2018 ed un +2,2% registrato nel 2017.
Inoltre il prezzo medio al litro di un vino fermo in bottiglia in Germania si aggira attorno a 3,18€, il valore più basso tra i principali mercati mondiali.
In questo contesto congiunturale sfavorevole, è imprescindibile volgere lo sguardo verso nuove opportunità in mercati emergenti.
La Corea del Sud nel 2019 ha aumentato le importazioni di vino italiano del +17,5% con valori ancora modesti (34,5 milioni di euro) ma che lasciano intravedere potenzialità interessanti.
Con la Corea del Sud esiste un accordo di libero scambio e negli ultimi cinque anni gli acquisti di vino italiano sono aumentati a valore del 51%.
Secondo Pantini, l’Est Europa riserva ancora grandi opportunità per il vino italiano (specialmente per gli spumanti come il Prosecco), ne sono testimoni la Polonia che nel 2019 ha aumentato le importazioni di vino italiano del 17%, la Repubblica Ceca che è cresciuta di un +8% e la Slovacchia che ha registrato un ottimo +24%.