L’ANC (African National Congress) al governo in Sudafrica ha messo al bando la vendita di alcolici. Questa decisione prolungata, oltre alla perdita dell’indotto turistico legato al vino, minaccia di paralizzare l’industria del vino.

Secondo Wine Business International, l’industria degli alcolici in Sudafrica sta affrontando una crisi talmente pesante da poter essere paragonata a quella provocata dal Volstead Act, legge che introdusse il proibizionismo negli Stati Uniti circa un secolo fa. 

Quando a marzo 2020 è apparso evidente che era necessaria una qualche forma di lockdown per prepararsi alla pandemia, il governo retto dall’ANC ha promulgato una serie di regolamenti definiti “Disaster Management Act”. In quel frangente la volontà era quella di frenare l’economia con l’obiettivo di rallentare le trasmissioni mentre si tentava di migliorare ed aumentare l’efficacia e la capacità ospedaliera. Inoltre era fondamentale guadagnare tempo per acquistare indumenti protettivi, ventilatori e medicinali necessari, tenendo presente che la maggior parte della popolazione sudafricana non possiede alcuna forma di assicurazione sanitaria e dipende da ospedali statali spesso non adeguati. 

Nello stesso periodo sono state vietate le vendite di tutti gli alcolici e per il primo mese anche le esportazioni di vino.
Durante il secondo mese di lockdown, il Governo ha fatto dietrofront consentendo le esportazioni, ma a quel punto la congestione nei porti principali ha reso difficile per i produttori rispettare le scadenze di fornitura che si erano impegnati a rispettare: oltre un mese di esportazioni è andato perso. Le quotazioni sono state cancellate e molte cantine hanno perso i loro slot promozionali primaverili ed estivi. 

Il secondo mese di divieto è stato ancora più distruttivo. Le principali fabbriche di birra avevano lotti di birra in cisterna ed in bottiglia che si avvicinavano alla data di scadenza. Non era nemmeno permesso loro di spostare merci tra i magazzini di proprietà. 
In conclusione i produttori sono stati costretti a chiedere un’ordinanza del tribunale per tentare di annullare la sentenza del Governo. 
Quando il 1° giugno sono state aperte le vendite locali con orario di vendita limitato, i produttori ed l’off-trade hanno tirato un sospiro di sollievo.

La festa è stata di breve: meno di sei settimane dopo, senza preavviso, il Governo ha annunciato un blocco totale di tutte le vendite di bevande alcoliche sul mercato interno. 
Facendo riferimento ai problemi causati dall’alcol (incidenti stradali, violenza domestica e di genere) che distraggono il personale medico dall’affrontare il crescente numero di infezioni da Covid-19, il divieto è stato reintrodotto a tempo indeterminato, secondo quanto il Disaster Management Council ritenga idoneo e necessario.

Non c’è dubbio che una parte della popolazione sudafricana abbia un rapporto problematico con l’alcol. E’ anche un dato di fatto che la maggioranza dei dirigenti dell’ANC si sia dichiarata ufficialmente a favore del proibizionismo anche per una questione ideologica, dato che l’alcol è stato usato come strumento di repressione dal governo bianco durante il secolo scorso.
Tuttavia, questo non autorizza il “Covid Council” a prendere decisioni che effettivamente minano il diritto costituzionale dell’industria di produrre e vendere sul mercato.

Durante il primo blocco, i produttori e i retailers hanno creduto che il sacrificio fosse necessario affinché il Paese si preparasse all’emergenza Covid-19 ed hanno accettato il divieto riguardante le vendite sul mercato interno. 
Ma ora è chiaro che il Governo non ha saputo prepararsi adeguatamente durante il primo periodo di lockdown, non riuscendo neppure a completare un singolo ospedale da campo.
L’economia sudafricana era in profonda recessione anche prima della pandemia. Il lockdown e le conseguenti restrizioni sui viaggi internazionali hanno colpito gravemente l’industria dell’hospitality, lasciando i fornitori di alcolici con una montagna di debiti inesigibili. 
Il governo non ha nemmeno accennato a una data finale per le restrizioni riguardanti la vendita di alcolici ed è improbabile che le infezioni da Covid-19 raggiungano l’apice prima di settembre 2020.
Il crollo del settore produttivo, insieme ai suoi fornitori chiave (aziende che producono vetro ed imballaggi) è ora una prospettiva molto concreta.