Siamo entrati oggi al Prowein 2018 di Düsseldorf in una giornata molto fredda, con raffiche di vento e neve a darci il benvenuto.
Ma appena entrati in fiera tutti gli eventi climatici sono passati nel dimenticatoio grazie ad un colpo d’occhio sempre più impressionante caratterizzato da una presenza di espositori in continua crescita (ormai siamo a quasi quota 7.000 provenienti da 61 Paesi e rappresentanti di ben 300 diverse regioni vitivinicole di tutto il mondo).

Il mondo del vino da un po’ di anni si presenta praticamente a ranghi completi a Düsseldorf e la domanda che ci si pone è quanto questa evoluzione potrà continuare, e quale impatto avrà sul ruolo e l’organizzazione di questa manifestazione.
Ma di questo parleremo a bilancio finale dell’evento.
Al momento ci sentiamo di dare alcune prime indicazioni che riteniamo utili, non solo per decifrare l’identità di questa manifestazione ma soprattutto per capire attraverso di essa come si sta evolvendo il nostro mondo del vino.

Ad una prima impressione, pertanto, ci viene da sottolineare come il Prowein di quest’anno sia sempre più “tedesco” e “green”.
Parlare di Prowein più tedesco potrebbe sembrare un’ovvietà, ma non lo è per tutti coloro che, compreso chi scrive, segue questa manifestazione dai suoi albori.
La Germania del vino non è mai stata così presente, non solo numericamente, ma anche in termini di visibilità e comunicazione come questi ultimi anni, e a nostro parere, questo 2018 potrebbe rappresentare un’ulteriore svolta.

Per i vini tedeschi, d’altro canto, la Germania rappresenta una quota di mercato del 45% in termini di volume e del 51% in termini di valore. Italia, Francia e Spagna rispettivamente rappresentano quote per il 16, 12 e 8%.
I produttori tedeschi, come riportato anche in un report diffuso dal German Wine Institute (DWI), sono alle prese con una massiccia attività di marketing per mantenere e possibilmente accrescere, la loro posizione nel mercato domestico.
E tutto questo appare decisamente visibile anche all’interno del Prowein dove i padiglioni dedicati alla Germania del vino, vedono una sempre maggiore presenza di espositori e anche di visitatori.

Questo rinascimento del vino tedesco, sempre secondo DWI, è all’insegna di un rinnovato interesse da parte dei giovani consumatori di questo Paese che, secondo un’indagine, sono anche disponibili oggi a spendere qualcosa in più per il vino domestico (dai 2,92 euro/litro attuale a circa 3,15 euro/litro).
Giovani consumatori che vedono nei supermercati tedeschi la via d’accesso preferenziale per acquistare vino. La gdo tedesca, non a caso, nel 2017 ha rappresentato il 79% delle vendite di vino (e il 50% di questa attraverso i canali discount che continuano a rappresentare una potenza in questo Paese).
Ma l’altra leva attraverso la quale il vino tedesco vuole aumentare il suo appeal in casa ma anche sui mercati internazionali, di cui Prowein ne è una straordinaria dimostrazione, è quella che potremmo definire “green”.
Basta entrare nelle due hall dedicate al vino tedesco per avere un colpo d’occhio molto evidente ed esemplificativo con un numero impressionante di aree dedicate al vino biologico, biodinamico, ecologico, ecc.

Bioland, Organic World, Demeter ed Ecovin sono solo alcune delle aree espositive dedicate ai vini “sostenibili” nei padiglioni della Germania. E sono quasi sempre le aree che vedono la maggior presenza di visitatori.
A questo aggiungiamo il grande numero di seminari e convegni dedicati a questo tema, in particolare segnaliamo quello organizzato da Demeter con un titolo/quesito che parla già da solo: “Vino biologico, un prodotto per élite o per la grande massa?”.
Anche questo aspetto ci conferma che se “c’è una certezza del domani del vino”, sarà sicuramente “sostenibile”.