In occasione del prossimo convegno dal titolo “La sostenibilità nelle imprese del vino italiano” che si terrà a Verona il 30 marzo 2022, abbiamo voluto confrontarci con uno dei protagonisti: Ettore Nicoletto, Presidente e Amministratore Delegato di Angelini Wines&Estates.
Lei è promotore di Vision 2030, un importante progetto che nasce dal tessuto imprenditoriale e produttivo. Alla base c’è la forte esigenza condivisa di fornire risposte concrete ed in linea con i reali fabbisogni delle imprese e dei mercati, anche sul tema fondamentale della sostenibilità. Cosa chiedono le imprese?
Innanzitutto va sottolineato come le imprese del vino italiane sono da molti anni coinvolte sul fronte della sostenibilità. Basti considerare che siamo passati da una superficie vitata biologica di circa 30.000 ettari del 2000 agli oltre 120.000 ettari del 2020. Di fatto oggi il vigneto bio italiano rappresenta oltre il 18% del totale. Ma il biologico è “solo” una faccia della sostenibilità perché ormai sono molti i fronti che le aziende del vino italiane presidiano in questa direzione: dalla sostenibilità ambientale a quella sociale o a quella legata all’utilizzo di energie alternative. L’impegno delle imprese è diventato così importante sul tema della sostenibilità che la maggior richiesta è quella di normative chiare e soprattutto in grado di raggruppare in un testo unico il mare di leggi e di certificazioni che oggi a vari livelli afferiscono ad essa. Non dobbiamo infatti dimenticare che oggi i consumatori spingono sempre di più affinché le imprese siano sempre più capaci di produrre con criteri sostenibili, ma al tempo stesso anche loro hanno bisogno di dare un senso preciso al concetto di sostenibilità. Allo stato attuale, infatti, potremmo affermare che ogni consumatore ha una sua propria idea di cosa significa una produzione sostenibile e questo complica moltissimo il nostro lavoro anche in termini di comunicazione.
Da tempo si avverte la necessità di aggregazione, collaborazione e visione d’insieme per contrastare la radicata frammentazione del tessuto produttivo italiano e per garantire la competitività del sistema vino Italia anche nel prossimo futuro. La sostenibilità può rappresentare un collante tra le diverse esigenze delle imprese? In che misura?
Ritengo che la sostenibilità più che una modalità per aggregare le imprese sia una via ormai ineludibile per qualsiasi realtà produttiva. Penso però che la sostenibilità sia un fattore che potrà sempre di più caratterizzare l’identità del sistema vitivinicolo italiano nel suo complesso in quanto, anche per condizioni climatiche favorevoli, rappresenta già oggi un modello produttivo tra i più virtuosi a livello internazionale per quel che concerne la tutela ambientale in tutte le sue forme. Che la sostenibilità poi rappresenti un fattore chiave anche per quanto concerne la competitività del nostro comparto è un dato di fatto evidente già oggi e basta osservare le performance di quelle imprese che vengono ritenute credibili e autorevoli per quel che riguarda le produzioni rispettose dell’ambiente ma anche eticamente sostenibili. Ma anche in questo caso, proprio perché la sostenibilità ha ricadute economiche di grande rilievo è fondamentale che vi sia una maggiore chiarezza normativa perché altrimenti si rischia che gli sforzi delle imprese non vengano correttamente riconosciuti.
Le imprese del vino italiano sono spesso poco strutturate nella loro gestione manageriale. Quali sono le maggiori difficoltà che tale situazione genera nell’affrontare temi legati alla sostenibilità nel loro percorso di miglioramento dei processi produttivi e dei prodotti realizzati?
Il tema della crescita numerica e culturale dei manager del vino italiani è sicuramente all’ordine del giorno. In Vision 2030 il tavolo della formazione è tra quelli che ha dovuto lavorare maggiormente perché oggi è sicuramente necessaria la costruzione di una nuova classe dirigente del vino italiano capace di rispondere sia alle evoluzioni di mercati sempre più veloci e complesse, ma anche a tematiche come la sostenibilità che incide profondamente nella gestione dell’impresa sia dal punto di vista economico che tecnico. Processi produttivi sostenibili, infatti, presuppongono profonde modifiche anche nell’approccio di gestione dei vigneti e delle operazioni in cantina. Per questa ragione sono necessari percorsi formativi ideati anche al fine di garantire alle imprese “manager della sostenibilità” sui diversi fronti in cui essa è coinvolta. La sostenibilità non aspetta, è un elemento irrinunciabile.
Quali sono le azioni più urgenti in materia di sostenibilità, per garantire ai viticoltori italiani crescita e competitività?
Si può affermare che ormai la sostenibilità un’urgenza permanente anche alla luce di mutazioni climatiche che stanno fortemente condizionando un’attività complessa come la vitivinicoltura che è ovviamente tra le più esposte al cosiddetto “global warming”. Per questa ragione, ad esempio, oggi tutto il nostro comparto sta riflettendo su quali possono essere le nuove varietà che meglio si potranno adattare alle nuove condizioni climatiche. Le varietà resistenti rappresentano solo un esempio in questa direzione ma è indubbio che la sostenibilità dovrà fare inevitabilmente i conti con le mutazioni climatiche. Come pure è urgente comprendere, da un punto di vista agronomico, quali gli strumenti migliori per gestire un vigneto che dovrà essere sempre più sostenibile e meno esposto alle diverse fitopatologie. Ma è anche fondamentale arrivare a tecniche enologiche sempre “meno invasive” capaci non solo di rispettare l’identità più autentica della materia prima ma anche di ridurre l’utilizzo di prodotti più nocivi alla salute come ad esempio i solfiti. I fronti però sono veramente tanti, basti pensare anche al tema oggi così attuale come quello energetico e del consumo idrico. Saremo sicuramente sempre più valutati dai consumatori e dai mercati nel loro complesso anche dalla nostra capacità di essere il meno energivori possibile.
Le imprese comunque necessitano di punti di riferimento chiari, linee guida da seguire con facilità e anche con un impatto burocratico ridotto. Su quest’ultimo aspetto potremmo affermare che il principale nemico della sostenibilità è proprio la burocrazia. Quante volte, infatti, abbiamo sentito denunciare che la stessa produzione biologica è soffocata dalla burocrazia che rischia troppo spesso di rendere gli stessi controlli più documentali che sul campo.
In conclusione è indubbio che oggi è essenziale passare da una sostenibilità dichiarata ad una sostenibilità dimostrata, capace non solo di garantire i consumatori ma anche di far sì che le aziende possano trovare in questo investimento una reale e concreta opportunità economica.
Per iscriversi al convegno:
https://www.reliant-net.it/eventi/la-sostenibilita-nelle-imprese-del-vino-italiano