Il Global Wine Market Attractiveness Rankings recentemente pubblicato da Wine Intelligence, identifica gli Stati Uniti come il mercato del vino più attraente del mondo nel 2021. L’emergenza Covid-19 continua ad avere un certo impatto sull’industria del vino, ma quali sono i fattori chiave che stanno caratterizzando il settore del vino a livello globale?
1 – La crescente importanza delle tematiche sociali ed ambientali
Grazie ai social media, i movimenti sociali si sono moltiplicati negli ultimi anni. Dal cambiamento climatico, alla diversità, alla giustizia e alla democrazia, l’attivismo sta diventando più diffuso. Le generazioni più giovani che hanno un forte desiderio di agire e sfidare lo status quo, stanno determinando questi processi.
Questi cambiamenti hanno innescato alcune modifiche nelle scelte di consumo, i consumatori si aspettano più autenticità, trasparenza ed azioni virtuose da parte dei brand. Le community e gli influencer hanno accresciuto la propria visibilità ed influenza sui brand e sul mercato.
La pandemia ha messo in evidenza le responsabilità ambientali e sociali ed i consumatori pongono maggiore attenzione ed enfasi sugli ingredienti, l’autenticità, la salute e l’ambiente: il vino biologico e biodinamico sono al centro di questa tendenza. La domanda di questi vini continua a crescere e nelle città di tutto il mondo stanno fiorendo ristoranti specializzati, bar ed enoteche che propongono questi vini.
2 – Il cambiamento climatico continua a mettere in pericolo la produzione di vino
L’anno scorso sono stati registrati un numero senza precedenti di incendi, gelate, inondazioni e siccità in diversi mercati, con un impatto notevole sull’offerta di alcune regioni chiave. L’impatto del cambiamento climatico non ha raggiunto ancora livelli di pericolo, dato che la produzione globale di vino è ancora ampiamente in eccedenza. Ma con l’aumento delle temperature, molti produttori sono preoccupati che le loro uve possano maturare troppo velocemente – producendo mutamenti nei profili dei vini e rendendo più difficile raggiungere i risultati desiderati.
Diventano fondamentali le azioni di mitigazione per garantire sia la quantità che la qualità del vino prodotto.
3 – L’e-commerce è ora un canale mainstream per il vino
L’immensa impennata negli acquisti di vino online nell’ultimo anno è stata trasversale ed ha offerto all’industria globale del vino un’opportunità di crescita senza precedenti. Le aziende che avevano già sviluppato canali e-commerce prima della pandemia, hanno visto un’impennata di ordini proveniente dalla loro base fidelizzata e consolidata (mediamente over 50) che era più preoccupata per i pericoli del Covid. Anche i più giovani hanno scelto questo canale per acquistare vino.
Nonostante il graduale ritorno ad un’apparente normalità, in molti paesi l’abitudine a comprare vino online non sembra subire flessioni notevoli. Nel Regno Unito, ad esempio, una percentuale ampia di consumatori ha dichiarato di essere propensa a continuare a usare i canali e-commerce per acquistare bevande alcoliche rispetto al periodo antecedente alla pandemia.
In alcuni paesi nordici come la Finlandia, dove l’accesso al mercato è controllato dallo Stato, i consumatori hanno approfittato dell’allentamento delle norme sugli acquisti online. I bevitori finlandesi, in particolare le giovani generazioni, hanno acquistato direttamente dalle cantine o dalle piattaforme di e-commerce con sede in Italia, Spagna e Francia. Questa tendenza, inizialmente motivata dalle restrizioni di viaggio, dovrebbe continuare a crescere in futuro.
4 – Un panorama commerciale in evoluzione
Le dispute sui dazi e le evoluzione riguardanti la Brexit continuano ad avere un impatto sull’industria del vino. Alcune aziende vinicole hanno cercato di mitigare i rischi, per esempio riallocando i portafogli di prodotti o spostando i siti produttivi.
Si stanno definendo nuovi accordi commerciali, come quello tra Regno Unito ed Australia siglato nel giugno 2021 che prevede l’eliminazione o la riduzione dei dazi su molti beni, tra cui vino e distillati, per un periodo di 15 anni. Questo è il primo accordo di libero scambio firmato dal Regno Unito da quando ha lasciato l’Unione europea, l’accordo dovrebbe concretizzarsi entro la metà del 2022.