A partire dal 2017, la Commissione Europea ha chiesto ancora una volta che sulle etichette del vino vengano riportati gli ingredienti. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità vuole l’etichettatura, come parte del suo piano per ridurre l’uso dannoso dell’alcol. Come primo passo, la Commissione ha chiesto all’industria vinicola di presentare una proposta di autoregolamentazione.
Uno dei punti critici sarà la questione di cosa sia effettivamente un ingrediente. Ad esempio, un coadiuvante di trasformazione è un ingrediente anche se si disperde? Questa è una delle domande che rendono l’inserimento degli ingredienti in etichetta un argomento spinoso all’interno dell’industria vinicola. Recentemente il dibattito è esploso sia all’interno degli organismi europei che sui media internazionali.
Ma cosa vogliono i consumatori?
Come riporta Wine Business International, Evelyn Pabst ed il Professor Dr Simone Loosedue, ricercatori dell’Università di Geisenheim in Germania hanno ideato uno studio, in collaborazione con colleghi italiani e australiani, per esaminare come i consumatori reagiscano all’inserimento in etichetta degli ingredienti. Hanno reclutato 745 australiani, 716 tedeschi e 715 italiani ed hanno presentato loro tre diversi tipi di etichette.
Una etichetta presentava informazioni sensoriali sul vino, ingredienti, prezzo. Un’altra offriva informazioni sensoriali, abbinamenti gastronomici, calorie e aggiungeva l’indicazione dei solfiti. L’ultima etichetta non aveva informazioni sensoriali, ma una tabella nutrizionale completa che mostrava dati come calorie, grassi, carboidrati, sodio e così via, più un elenco completo degli ingredienti.
Ai consumatori non è stata mostrata l’etichetta frontale, per assicurarsi che non venissero influenzati dalle informazioni sul marchio.
I risultati differivano da un mercato all’altro. I tedeschi e gli australiani sono stati maggiormente influenzati dalle informazioni sensoriali, mentre gli italiani dalla provenienza regionale. Erano anche più interessati alle informazioni nutrizionali rispetto ai loro coetanei in Australia e in Germania.
Ad ogni modo il rapporto concludeva che “se i consumatori non si confrontano attivamente con la questione, le liste degli ingredienti per il vino hanno un’influenza molto bassa sulla selezione dei vini”.
I ricercatori hanno voluto inoltre testare come il dibattito mediatico sugli ingredienti del vino possa avere un impatto sul comportamento d’acquisto. Hanno diviso i loro gruppi di consumatori in tre. Il primo ha ricevuto un articolo negativo che parlava di additivi chimici e accusava l’industria del vino di ingannare i consumatori; il secondo ha ricevuto un articolo positivo intitolato “come i diversi ingredienti portano benefici al vino” ed al terzo gruppo non è stato mostrato nulla. Quello che i ricercatori hanno scoperto è che i consumatori prestano molta più attenzione agli ingredienti dopo essere stati esposti ad un dibattito mediatico sull’argomento e si preoccupano meno delle descrizioni sensoriali.
I ricercatori hanno concluso che l’etichettatura degli ingredienti probabilmente non avrà molto impatto sul comportamento dei consumatori. L’impatto reale sarà determinato da come i media riporteranno la questione. “Gli effetti a breve termine di una diffusa copertura mediatica negativa non devono essere sottovalutati”, ha concluso il rapporto.
Dati i problemi legati alla creazione di una lista di ingredienti per il vino, la legislazione sull’etichettatura potrebbe essere molto lunga. Ma la questione sta già interessando i media del vino e l’industria del vino deve pensare a come dovrà reagire quando si diffonderà sui media tradizionali.