Partiamo da una domanda apparentemente banale ma che molti si pongono: che relazione c’è tra digitale e sostenibilità in campo?
Quando si parla di innovazione digitale si tratta di prendere in considerazione un approccio strategico, non è solo il fatto di conoscere le tecnologie ma anche di pianificare la propria attività tenendo in considerazione che il digitale può supportare tutte le fasi della produzione: ad esempio, può aiutare nella gestione delle operazioni colturali come anche nella scelta di quando effettuare i trattamenti fitosanitari. Il termine digitale deriva dall’inglese “digit”, cioè numero, dato. Cogliere il significato ed il valore dei dati è fondamentale per fare scelte operative, organizzative e innovative, ispirate ai principi dello sviluppo sostenibile.

In un’ottica di protezione delle colture e maggiore sostenibilità, il digitale gioca un ruolo sempre più importante. Parliamo degli strumenti innovativi al servizio di chi opera nel settore vitivinicolo.
Dal 2002 Image Line sviluppa e propone QdC® – Quaderno di Campagna®, un software online (farm management system) per pianificare nella maniera più precisa e corretta le operazioni colturali che si svolgono in vigneto. Il software mette a disposizione dati storici, previsioni meteo, banche dati relative ai prodotti fitosanitari che possono essere utilizzati per la gestione e la protezione delle colture.
Questi dati supportano le scelte operative, le strategie di difesa e permettono di valutare risultati concreti e costi dei trattamenti.
La piattaforma QdC è adattabile sia alla piccola azienda, sia alla cantina sociale o al tecnico professionista (agronomi, consulenti, etc…) che devono poter gestire i dati di molteplici aziende con esigenze differenti.
I parametri agrometeorologici che fornisce QdC sono “big data”: dati meteo, temperature ma anche indicatori utili come direzione e velocità del vento. Questi dati possono essere consultati non solo come previsioni ma anche come dati storici.
Cosa ne pensa dell’uso dei droni per ottimizzare l’utilizzo degli agrofarmaci?
Sicuramente l’utilizzo dei droni in viticoltura può essere utile per valutare l’indice NDVI (Normalized Difference Vegetation Index) e per una corretta gestione della chioma che si riflette nelle scelte agronomiche, fra queste anche i trattamenti. Il drone consente il monitoraggio, con notevole risparmio di tempo, della valutazione dello stato di salute dei vigneti.

Secondo lei le indicazioni del PAN per la razionalizzazione dell’uso dei fitofarmaci possono essere realmente utili?
Il PAN definisce un quadro normativo ed è in fase di revisione dopo i primi 5 anni di applicazione. Nella seconda metà dell’anno avremo un quadro molto più definito. Io direi che sarà utile alle aziende perché darà indicazioni sui parametri per gestire tre approcci: difesa integrata, produzione integrata ed agricoltura biologica. Potrà senz’altro contribuire ad un uso più oculato e sostenibile dei prodotti fitosanitari e a promuovere le buone pratiche agricole.

Informazione e formazione sono sempre più importanti nell’ambito della sostenibilità, come vi state muovendo in questo senso?
Abbiamo un progetto che si chiama AgroInnovation EDU che mira a formare studenti e docenti sui temi dell’agricoltura digitale. Offriamo gratuitamente i nostri software alle scuole e alle facoltà agrarie e creiamo dei momenti di formazione, come quelli realizzati presso Università di Pisa, Università Politecnica delle Marche e Università di Bologna.
Inoltre vogliamo valorizzare le tesi di laurea e dottorato in campo agronomico con il Premio AgroInnovation Award in partnership con l’Accademia dei Georgofili (storica istituzione italiana che da oltre 250 anni promuove studi di agronomia, selvicoltura, economia e geografia agraria).
Quest’anno saranno premiate otto tesi di laurea magistrale e 2 tesi di Dottorato, una riguardante l’agricoltura di precisione ed un’altra incentrata sulla valorizzazione delle produzioni made in Italy.

Come stima il livello qualitativo delle produzioni italiane relativamente alle pratiche sostenibili e alla presenza di residui di prodotti fitosanitari?
In Italia siamo veramente molto bravi, lo dicono i dati relativi ai controlli sulle derrate alimentari. Agricoltori e consulenti italiani stanno lavorando molto bene come testimoniano i risultati forniti dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa): oltre il 97,5% delle produzioni rispetta i requisiti previsti dalla legge, in termini di quantitativi di residui di sostanze attive. 

Millennials e agricoltura, quali sono le caratteristiche dei giovani imprenditori agricoli?
Abbiamo condotto un’indagine dal titolo “Giovani: idee concrete per l’agricoltura” che ha coinvolto giovani fra i 18 e i 35 anni, chiedendo la loro visione sull’agricoltura del futuro. I giovani hanno le idee molto chiare sui temi della sostenibilità e dell’innovazione tecnologica.
Parlando delle abitudini di acquisto, dai risultati emerge che la maggioranza pianifica gli acquisti per evitare sprechi (83,01%), si impegna a ridurre al minimo i rifiuti indifferenziati (86,13%), cerca di evitare il più possibile l’acquisto di confezioni e prodotti usa e getta di plastica (82,42%). Ulteriori priorità evidenziate sono la verifica della provenienza dei prodotti acquistati (81,45%) e la preferenza nell’acquisto di frutta e verdura sfusa rispetto a quella confezionata (82,42%).
Analizzando l’attività agricola, i giovani che hanno partecipato all’indagine vedono come luogo di lavoro ideale un’azienda attenta alla sostenibilità, in grado di garantire tracciabilità alle produzioni e tecnologicamente avanzata: sono per loro imprescindibili i software per la gestione del registro dei trattamenti, le mappe di prescrizione e i sensori in campo.

Ci indichi tre priorità per l’agricoltura del domani.
Parlando di viticoltura, le priorità sono: trasformazione digitale, formazione e integrazione di filiera.
La trasformazione digitale è volta alla sostenibilità delle produzioni. Siamo nel decennio finale definito dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile (programma d’azione che presenta 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile sottoscritto nel 2015 da 193 paesi membri dell’ONU, ndr) e il settore primario in questa partita gioca un ruolo fondamentale. Il digitale – ad esempio l’agricoltura di precisione – può senz’altro aiutare ad ottenere i risultati previsti.
Il secondo punto è la formazione continua del produttore, principalmente per lo sviluppo delle competenze manageriali e per l’internazionalizzazione delle aziende vitivinicole italiane. Le occasioni sono tante sia di persona che online grazie ai webinar dedicati.
La terza priorità è l’integrazione di filiera che deve essere sempre più forte. Ciò si traduce in maggiore dialogo e spirito collaborativo tra i vari attori a monte e a valle, dal vivaista alla distribuzione, per affrontare al meglio le sfide del settore. 
Questi 3 punti (trasformazione digitale, formazione e integrazione) si intrecciano con i 3 pilastri della sostenibilità: economica, ambientale e sociale. A parer mio, la sostenibilità economica è il nodo cruciale: se al viticoltore non è assicurato un reddito adeguato, difficilmente può dedicare attenzione e risorse a garanzia della sostenibilità ambientale e sociale.

Donne della Vite con cui organizza convegni – come “Focus vite: nuove tecniche di gestione sostenibile del vigneto” nell’ambito dello scorso Enovitis in campo – e promuove momenti di formazione.