Già il cancello dell’azienda Zaccagnini a Bolognano (Pescara) è un’opera d’arte, non per niente raffigura l’immagine dell’etichetta realizzata dal noto scultore e pittore pescarese Pietro Cascella, scomparso una decina di anni fa.
Il camper Gino entra quindi “arrossendo” visto il prestigio del luogo e la presenza di opere a cielo aperto che potrebbero benissimo essere esposte anche al Moma di New York.
Ma la timidezza svanisce appena incontro Marcello Zaccagnini, che di questo prodigio dove la vite e l’arte si mischiano con una naturalezza impressionante, è il protagonista.
Parlo con Marcello e capisco subito che tutto quello che ci circonda è frutto di una passione autentica e nulla è lì per caso o, peggio ancora, per dimostrare qualcosa che non rispecchi la personalità, gli interessi, gli amori di Marcello.
“A volte mi sembra di essere un drogato ricercato dai pusher”, mi racconta subito Marcello fissandomi con quegli occhi che difficilmente uno può dimenticare, di una vivacità unica.
“Potrei dire che sono state le opere che sono venute a cercarmi. E’ come se sapessero che qui c’era un uomo che le avrebbe accolte e apprezzate come in nessun altra parte”.
La passione per l’arte, quella contemporanea in particolare, si può dire che è nata in Marcello Zaccagnini quasi allo stesso tempo di quella per la vite e il vino.
E te ne rendi conto facilmente sentendolo spiegare le diverse opere esposte nella sua azienda, tra i filari di vite e in cantina. Ma lo si capirebbe anche senza le sue parole che questa esposizione non è l’ennesima rappresentazione forzata dell’arte in cantina.
Mi piace sottolineare questo aspetto perché spesso mi sono chiesto dal punto di vista comunicativo che senso ha fare diventare la propria cantina anche un luogo d’arte se questa non è una passione reale. La stessa cosa vale per qualsiasi altra forma artistica che può diventare uno strumento comunicativo straordinario solo se gli imprenditori che lo utilizzano sono animati da un genuino, reale interesse per quella tipologia d’arte.
E questa coerenza è perfettamente evidente a casa Zaccagnini e questo consente, anche a persone ignoranti come me in arte contemporanea, di vivere queste opere in maniera straordinariamente spontanea.
Le spiegazioni, o meglio, i racconti di Marcello su alcune delle opere presenti nella sua cantina sono stati per me una delle più interessanti e originali esperienze artistiche che abbia mai vissuto.
Mi sono venute in mente, non se ne abbiano a male, le tante guide di musei che ho seguito in vita mia che quasi mai sono riuscite a suscitare la mia curiosità, a sollecitare i miei sensi.
E questo non certo per colpa loro o mia ma semplicemente perché l’arte assume un senso straordinario quando è vissuta non solo vista.
Per questa ragione a breve troverete su Wine Meridian le mie prime personali recensioni di opere artistiche frutto dei racconti di Marcello. E se lui è riuscito a farmi diventare in un paio d’ore un critico d’arte contemporanea significa proprio che l’arte può veramente diventare un qualcosa alla portata di tutti.
Ma questa coerenza di Marcello Zaccagnini l’ho ritrovata anche nei suoi vini che esprimono sempre un rispetto per la loro terra d’origine ma anche per i clienti ai quali si rivolgono.
Questa constatazione mi fa pensare come il mercato veramente non va mai vissuto come un nemico. Cercare di piacere ai consumatori non può essere percepito come una cosa negativa che priva i vini della propria autenticità.
Zaccagnini, ma non solo lui per fortuna, ne è un ottimo esempio e testimonia come si possa essere graditi al mercato senza tradire la propria terra.
E lui l’ha capito molto in fretta quando nell’ormai 1978 si è inventato uno dei packaging del vino che è diventato un cult sui mercati di tutto il mondo: la famosa bottiglia con il tralcetto di vite.
Se si considera che l’intuizione è di quarantadue anni fa viene facile capire come Marcello Zaccagnini rappresenti uno di quei imprenditori del vino che è riuscito nella difficilissima operazione di coniugare la genialità alla concretezza.
Quel tralcetto oggi potrebbe apparire un simbolo molto “tradizionale”, quasi in “contraddizione” alla contemporaneità attuale dell’azienda Zaccagnini.
E’ questo il pensiero che mi frulla in testa uscendo dall’azienda.
Poi guardando dallo specchietto retrovisore di Gino quello splendido cancello ho un’illuminazione.
Il tralcetto rappresenta il nesso con quel passato che giustamente Marcello non può e non deve mai rinnegare. Un passato fatto veramente del suo sudore in vigna e di chi l’ha preceduto.
Il suo coraggio e la sua capacità di andare oltre quel passato non deve però fargli dimenticare le sue origini.
Quel tralcetto le ricorderà sempre a lui e a chi degusterà i suoi vini nel mondo.

Zaccagnini tra genialità e concretezza
La nota azienda abruzzese rappresenta anche la genialità dell’imprenditoria vitivinicola quando non si “limita” a produrre solo ottimi vini ma è in grado di costruire luoghi dove arte e bellezza del paesaggio si fondono in maniera straordinariamente naturale