Sopravviviamo alla pandemia e lo facciamo scrivendo. Serve un’iniezione di fiducia, serve credere nel futuro, serve continuare a comunicare il vino, serve farlo ancor più ad alta voce, perché in fondo se c’è qualcosa capace di rilassarci dopo una dura giornata di lavoro, a darci la forza di convivere confinati nelle nostre mura casalinghe è proprio stappare una buona bottiglia di vino. Ecco allora che tra i regali di Natale (riceverla non vi costerà nulla) arriverà anche la nostra newsletter. Le colline langarole sono per me un contesto in cui è difficile arginare il flusso dei pensieri. Si vive di silenzi, di un tempo lento ma profondo, dove tutto, dalla vigna al vino, attende il divenire delle stagioni scandito prima dal pianto della vite, poi dalla fioritura, dall’allegagione, dall’invaiatura e infine dalla vendemmia. Gente schiva, profondamente orgogliosa delle proprie tradizioni, la cui esistenza non può prescindere dal loro più importante vino: il Barolo. Elegante e aristocratico, qualche volta “introverso”, cupo e piacevolmente complesso è anche il simbolo della famiglia Marchesi di Barolo, cantina storica situata proprio nel comune di Barolo. Dai migliori cru dei loro vigneti, posizionati su colline raggiungibili a piedi dal centro del paese con una breve passeggiata, nasce Barolo del Comune di Barolo DOCG 2015. I terreni tortoniani e serravalliani, sensibilmente diversi per ogni singolo vigneto, offrono quella scomposizione di elementi che si riuniranno nel calice sotto il tema principale della complessità. Nebbiolo in purezza, vinificato per singole parcelle, viene assemblato solo dopo la fermentazione; prima in piccole botti di rovere e poi in grandi botti di Slavonia. Il calice è un’esperienza che cede facilmente alle emozioni. Un sorso pronto, dai tannini svolti, un equilibrio tra frutto e agilità, fotografia di una terra, paesaggio culturale infarcito di una buona dose d’anima. Ci mangio: con una buona bottiglia di Barolo non servono piatti troppo complessi. Lasciamo parlare il vino, abbiniamolo semplicemente a delle tagliatelle con ragù alla Cavour, ricetta storica piemontese. Bottiglie prodotte: 35.000 |

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Autoctoni – Barolo del Comune di Barolo D.O.C.G. 2015, Marchesi di Barolo