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Sopravviviamo alla pandemia e lo facciamo scrivendo. Serve un’iniezione di fiducia, serve credere nel futuro, serve continuare a comunicare il vino, serve farlo ancor più ad alta voce, perché in fondo se c’è qualcosa capace di rilassarci dopo una dura giornata di lavoro, a darci la forza di convivere confinati nelle nostre mura casalinghe è proprio stappare una buona bottiglia di vino. Ecco allora che tra i regali di Natale (riceverla non vi costerà nulla) arriverà anche la nostra newsletter. 

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 data-cke-saved-src=Marco Caprai è la figura che racchiude in sé il passato e il futuro, ma soprattutto è il vignaiolo, il vitigno e il vino. Non un “rosso” qualunque ma quelli di spessore, di persistenza, di terroir come sa essere il Sagrantino, patrimonio straordinario che appartiene solo all’Umbria di Montefalco. La storia del Sagrantino moderno inizia con l’anno della DOCG – era il 1992 -, ma è indissolubilmente legata alla “rivoluzione” nata per mano di Arnaldo Caprai, l’uomo che nel 1971 da imprenditore tessile si muove alla conquista del mondo del vino. È Marco, suo figlio, a ereditarne nel 1988 il lavoro e a rilanciarlo vertiginosamente verso una visibilità mondiale. Alla base del Montefalco Sagrantino 25 Anni, vino icona, la ricerca costante, l’innovazione, la capacità del luogo di appartenere al sorso. Un calice che non si mischia con nessun mondo ma che rimane custode della provenienza, esprimendo arditamente la complessità del varietale e la tipicità del carattere. Si dedica ai nostri sensi, si àncora con determinazione al gusto, mostra con caparbietà quella misurata dote di energia, la stoffa della sua infinita persistenza, il velluto del tannino. Indiscutibilmente un vino con il quale non pare proprio difficile stabilire un certo rapporto d’intimità.

Ci mangio: un classico piatto autunnale come il Piccione lardellato con patate arrosto, scrigno di gusto che merita la sontuosità del Sagrantino. 

Bottiglie prodotte: 15.000 

www.arnaldocaprai.it