Non mi stancherò mai di ripeterlo, il Prosecco di Conegliano Valdobbiadene ha radici antiche e proviene da una terra che nulla ha a che vedere con gli altri territori del Prosecco Doc. Un discorso che si fa ancora più definito se parliamo di Cartizze, 106 ettari di rilievo collinare, un mosaico di Rive e pendenze che trovano la tutela Unesco per un patrimonio che vuole e deve essere preservato. In questo straordinario contesto da oltre cinquant’anni opera la Cantina Ruggeri, nata nel 1950 dalla volontà di Giustino Bisol insieme al cugino Luciano Ruggieri. Una realtà importante che in qualità di singola azienda detiene il 12% di tutte le vigne Gran Cru di Cartizze. E solo per chi ha almeno una volta abbracciato con lo sguardo quest’area, è comprensibile il lavoro certosino, artigianale che pretende la manualità e il rigore di vendemmiatori capaci di affrontare pendenze che raggiungono il 70% e un tempo di lavoro lungo fino a 800 ore per ettaro. Ruggeri Cartizze Brut nasce in questo contesto, secondo queste dinamiche, una piccola produzione di assoluta qualità che, pur rispecchiando la tipologia, trova maturità e profondità del sorso, grazie a un tempo più lungo di affinamento in autoclave e la giusta maturazione bottiglia. L’assaggio è quello della Glera, inconfondibile al palato per cremosità e avvolgenza che guadagna via via il profilo aromatico della mela Annurca, la pesca bianca, i fiori di campo, l’agrume bianco. Un Cartizze di concezione moderna, esaltato dal dosaggio Brut di 8 grammi per litro di zucchero. Ci mangio: Risotto alle capesante con riduzione di basilico Bottiglie prodotte: 10.000 |
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