Credo che questa sia l’edizione di Wine Pager più “esotica” tra quelle fino a oggi realizzate, dove ho riunito etichette contemporanee per il vitigno che rappresentano (ci sarà un PIWI), o per la loro moderna concezione rispetto al territorio (Gavi dei Gavi Etichetta Nera), ovvero per quella loro spiccata dissonanza rispetto a quanto geograficamente offerto. Stravaganza e modernità sotto l’unico cappello dell’eleganza, di un gusto che cerca fluidità e bellezza, sorsi filologici attraverso i quali ricercare, leggere, interpretare.
Parlare di viticoltura sostenibile significa parlare anche di PIWI, vitigni resistenti alle malattie fungine il cui acronimo si riferisce alla parola tedesca “Pilzwiderstandsfähig”. Il risultato di un lungo percorso di studi e ricerche che ha consacrato questi vitigni innovativi a nuove varietà ampelografiche e commerciali. Ma come nascono e che origini hanno? Vale la pena precisare, seppure brevemente, che si tratta di un incrocio tra Vitis Vinifera e altre specie di Vitis, senza alcuna manipolazione genetica e, soprattutto che queste nuove varietà sono già molto diffuse nelle regioni viticole tedesche come Rheinhessen, Franconia e Palatinato. Ma sono anche di tendenza in altri paesi come la Polonia e la Danimarca. L’allevamento di queste nuove varietà robuste e innovative è un lavoro di generazione. Ancora oggi, le viti vengono prodotte in vigna e il grande valore aggiunto consiste nel permettere di arrivare a una conduzione virtuosa della vigna. Repanda Solaris è il progetto PIWI dell’Azienda agricola Roeno, realtà della famiglia Fugatti che ha intrapreso un percorso di sapienza e attenzioni “green” che trovano espressione in un vino moderno in totale sintonia con l’ambiente. Il vitigno Solaris è varietà coriacea che non necessita di chimica, che non vede diserbo, che è resistente alle malattie crittogamiche. Repanda Solaris preserva la diversità del luogo d’origine, la Terra dei Forti, lungo le sponde del fiume Adige, alle pendici del versante veronese del Monte Baldo. Un vino non semplice che nasce a 500 metri d’altezza, su terreni calcarei tramite un nuovo concetto di viticoltura. Un’edizione limitata caratterizzata da un packaging che richiama la naturalità e spicca per un naso che profuma di frutta tropicale, una delicata espressione vegetale che si avvicina alla macchia mediterranea, un bouquet di fiori di campo. In bocca è persistente, in piena concordanza con il palato. Vinificato in acciaio, viene affinato per sei mesi sulle proprie fecce nobili mantenendo identità e concretezza. Il gusto rispetta ogni volta l’annata di produzione delineata da un proprio corredo di sensazioni organolettiche. Un’etichetta che si propone non solo a tutti quei consumatori sempre più attenti alle tematiche ambientali ma anche a chi sceglie di scoprire nuovi e interessanti vini. Ci mangio: Filetto di salmone caldo alle erbe alpine Bottiglie prodotte: 5.000 |