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Tra meno di un mese sarà nuovamente primavera, la stagione che più amo, quella delle giornate che si allungano, della pioggia che disegna arcobaleni, delle passeggiate in campagna e dulcis in fundo del risveglio della vite. Tra i filari, luce e tepore riscalderanno la terra che annuncerà con il pianto della vite il ritorno di un nuovo ciclo vegetativo. Dopo quasi un anno, una lacrima colma di energia farà capolino lungo i tralci ancora inturgiditi dal lungo inverno, pronta a dare il via a una nuova esperienza enologica. Viaggiamo dal Piave alla Valle d’Aosta, fino al cuore dell’Abruzzo di Fausto Albanesi per celebrare, infine, un grande bianco italiano come il Soave. Siete pronti?
            

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Una corte e due vulcani spenti offrono, alla denominazione Soave, un territorio dove lava e tufo sviluppano armoniosamente uno dei più interessanti “climat” dell’entroterra veronese. La Garganega in purezza di questa speciale etichetta definita Superiore, viene allevata come un vero e proprio Cru proprio sulla sommità del vulcano ad un’altitudine di 500 metri s.l.m. Un po’ come la passione di questa nuova generazione di enologi e viticoltori (Francesca, Davide e Nico dal Cero), tutta protesa verso la ricerca dell’eleganza francese e alla tradizione borgognona. Anche il contesto naturalistico del territorio di Soave sembra assecondare le similitudini con il terroir francese dove filari e coltivazioni sono spesso intercalati da boschi e alberi di acacia. I terreni calcarei, invece, infondono all’uva quello speciale profilo gustativo di pietra focaia, quella gessosità che cerca l’integrazione perfetta con le spiccate note minerali del Soave. Non solo il luogo, quindi, che ben si delinea nell’essenza del vino, ma un progetto congiunto tra uomo e natura, di una generazione che dà il meglio di sé con la formazione continua, l’osservazione, l’esperienza. Nel 1er Runcata Soave Superiore 2017 di Tenuta Corte Giacobbe c’è il carattere unico e inimitabile del vitigno Garganega, che coglie tutta la sua sferzante salinità in una rosa di espressioni aristocratiche, taglienti, transalpine. Le sfumature del calice giallo dorate e gli ampi profumi di ginestra, fiori di mandorlo, pesca e camomilla, offrono un sorso secco e una struttura decisa caratterizzata dalla freschezza del lime, trascinato e avvolto dalla cremosità del burro fuso e dal gusto armonioso delle prugne Mirabelle. Un vino complesso, di rado immediato, che pretende il tempo come alleato, che assapora la lentezza, la maturità del lungo periodo. L’unico modo possibile per saggiare il terroir.

Suggerimento: è un’etichetta molto interessante per il contesto export. I mercati più attraenti, Canada e Nord Europa.

Ci mangio: un piatto tradizionalmente servito sui cicheti dei bacari veneziani. Il baccalà mantecato, crema di stoccafisso, un’emulsione cremosa e delicata servita su crostini di polenta.

Bottiglie prodotte: 15.000

www.dalcerofamily.it