Questa sarà una newsletter in cui berremo all’insegna del biologico. Mi è capitato proprio in questi giorni di mettere in sequenza negli assaggi, vini particolarmente “green”, per l’esperienza dell’azienda, come nel caso del nostro Icone, oppure per il territorio, in particolar modo con la Sicilia che secondo i dati Bio in cifre 2020 è regina d’Italia della produzione in biologico con 370.622 ettari e con la viticoltura che ne occupa 30.084. Un tema sempre più sentito che per alcune realtà vinicole trova linee specifiche Organic Wine. Novità sempre più familiari ai consumatori abituati ormai a destreggiarsi con grande attenzione tra qualità, terroir e quell’anima più in sintonia con il pianeta terra che tanto ci piace. Una curiosità: la rinnovata attenzione all’ambiente ha creato nuovi vocaboli e parole che si riferiscono al mondo green. Come Green Design: la progettazione di prodotti, servizi, esperienze sensibili alle questioni ambientali, oppure Zero Waste: un approccio di massimizzazione dei rifiuti del riciclo e del riutilizzo. Net Zero è il termine per indicare zero emissioni nette, ovvero un’azienda a impatto neutro: tanta CO2 rilascia tanta ne rimuove. Oppure Slow Fashion, la scelta deliberata di rallentare il proprio consumo e comprare meno investendo sulla qualità.
Il Grillo è l’autoctono outsider per antonomasia, anche se la nascita in terra siciliana lo rende a tutti gli effetti vitigno indigeno. Un ibrido creato nell’Istituto Antonietta Spanò, da un’intuizione di Antonio Mendola che ottenne una nuova varietà a bacca bianca frutto di ore di laboratorio e di incroci naturali. L’atto di nascita risalente al 1874, fu scritto proprio dal barone Mendola: “seme di Catarratto bianco fecondato artificialmente col Zibibbo nella fioritura del 1869 nel mio vigneto Piana dei Peri presso Favara; raccolto a 27 agosto dello stesso anno; seminato in vaso a 3 marzo 1870 e nato verso il 20 maggio (….). Nel 1904 scriveva: “ibridai il Catarratto comune di Sicilia (…) collo Zibibbo, per ottenere un ibrido colle virtù miste dell’uno e dell’altro progenitore, per potere fabbricare un Marsala più aromatico”. Un vero e proprio autoctono, dunque, frutto della curiosità e della voglia di sperimentare, anticipando il cambiamento climatico e che ha portato alla nascita di una delle varietà più rappresentative della viticoltura siciliana. Una terra peraltro intrinsecamente favorevole a percorsi agricoli biologici, capace di sfruttare areali ventilati, altimetrie e notevoli sbalzi termici. Come avviene nella Tenuta Contrada di Pianetto, dell’azienda Baglio di Pianetto, dove con la vendemmia 2020 per la prima volta prende vita un Grillo di montagna biologico: un’etichetta che ben valorizza il luogo e l’esperienza del monovarietale. Baglio di Pianetto nasce nel 1997 a Santa Cristina di Gela, una cantina voluta dal Conte Paolo Marzotto, francese di origine che scelse la Sicilia per fare vino secondo l’allure dei grandi Château francesi, interpretando in modo magistrale un terroir ma soprattutto vitigni internazionali come Viognier e Syrah. Un’accurata selezione dei migliori acini, una vendemmia manuale – i vigneti sono posizionati a 600 – 700 metri di quota – a dar vita ad un’altra espressione di un’uva già tanto straordinaria per raccontare il fascino dell’areale palermitano così vicino al mare così intensamente verticale e fresco. Nuove sfide che sprigionano freschezza e profumi tropicali, sapidità e pungenza, personalità ed eleganza. Ci mangio: Pasta ncasciata alla siciliana (oppure gli Spitini alla palermitana) Bottiglie prodotte: 40.000 |