E siamo a marzo. Quarto numero e un po’ di riflessioni. Ho sempre desiderato impostare Wine Pager come la newsletter della scoperta, ovvero la ricerca di tutti quei territori meno blasonati, di quei vitigni che in un modo o nell’altro rimangono più spesso in ombra, di quei produttori che “devi andarti a cercare”, perché non sempre sono sulle guide e neanche ci vogliono stare, ma fanno cose imperdibili che meritano di essere scoperte, conosciute e a loro volta fatte conoscere. Lo sto facendo con una modalità semplice in cui il linguaggio sia davvero generatore di godimento. E questo penso succeda quando una descrizione riesce a trasportarti lì, proprio lì, sul territorio, senza per questo dover essere un concentrato di aggettivi, di termini, di paroloni. Condurvi semplicemente verso sensazioni, immaginando odori, sapori, consistenze e persistenze. Credo che i parametri di riferimento siano ad esempio la sensibilità nel descrivere un dettaglio: la mia sensibilità, in questo caso. La vostra, nel limite di quello stimolo chiamato soglia di percezione. Buon inizio di primavera. Sono nomi come Quinto Passo che emblematicamente ripercorrono la crescita vinicola di vitigni e territori. Divenuti oggi tra i comunicatori più significativi del Metodo Classico emiliano e di un’uva sincera come il Lambrusco di Sorbara. Vino felicemente popolare, onesto e schietto, raccoglie in sé un progetto di eccellenza che nasce nel 1860. La prima “versione” era una fermentazione naturale Metodo Ancestrale, evolutasi a metà del secolo scorso in un metodo Martinotti, divenendo poi nel decennio del 1980, Sorbara Vecchia Modena. A Modena, Cleto Chiarli non ha solo definito il suo brand, ma ha avuto la capacità di riscattare una zona apparentemente poco incline alla viticoltura. Sciocchezze, naturalmente. E lo dimostrano bottiglie come Modena Rosé, Sorbara in purezza che nel particolare terroir della sponda sinistra del fiume Secchia acquisisce timbro, contrasti, universalità. Piace, e piace tanto: per il suo colore rosa tenue (i sommelier lo definirebbero rosa antico), per la sua struttura possente ma altrettanto verticale ed elegante, per quel sorso tagliente e minerale, per la sua succosità, che profuma di lamponi, more e fragole selvatiche. Un’etichetta di forte personalità, una nitida fotografia di quel triangolo virtuoso nel quale, cantina, vigneto e suolo, consapevoli della necessità di ognuno di essi, s’integrano in un rapporto di causa ed effetto. Il risultato, credetemi, è un equipaggiamento emotivo che si chiama “istanti di felicità”. Ci mangio: semplicemente pane e salame. Bottiglie prodotte: circa 4.000 |

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Strappacuori – Cleto Chiarli, Modena Rosé Brut Quinto Passo