Il nostro Italian Wine tour è continuato senza Gino, e siamo arrivati in Sicilia dove abbiamo visitato alcune aziende ma soprattutto abbiamo incontrato donne e uomini capaci di trasmetterci in poche ore l’essenza di questa meraviglioso continente enologico.
È stata una toccata e fuga, e fin da subito ho capito che non è concepibile per l’accoglienza siciliana pensare che tu possa rimanere solo due ore in una azienda. Per questo mi scuso con tutte le persone incontrate che ci hanno vissuto come una meteora!
Ancora una volta ho incontrato tanti maestri che mi hanno aiutato in un viaggio attraverso il fattore umano, che non dimentichiamo, è una parte fondamentale delle imprese del vino.
Proprio per questo durante le nostre visite, usiamo spesso i personaggi di The Wine Village, il nostro nuovo progetto legato allo sviluppo delle competenze nel mondo del vino e che parte dal presupposto che siamo tutti abitanti di un villaggio con ruoli e funzioni diverse e con una simbologia radicata in noi e nelle nostre storie di vita.
Vediamo assieme che personaggi ho incontrato!
Che cosa ho imparato da Carmelo Bonetta di Cristo di Campobello?
La gioia nei suoi occhi quando ha visto la nostra auto arrivare nel parcheggio dell’azienda, Carmelo era pronto ad accoglierci con la sua prima domanda: siete sicuri che non possiamo poi andare a pranzo assieme?
Carmelo è una persona seria, preparata e di cuore. Pur avendo un’ esperienza lunghissima nel mondo del vino, dedica molto tempo allo studio, all’approfondimento, alla formazione.
E le sue riflessioni non sono mai banali, ma sempre frutto di una attenta analisi e di una maniacale cura per i dettagli. Prestare attenzione a tutto è il mantra quotidiano.
Mi verrebbe da dire che Carmelo riesce a mettere in pratica quel metodo e quella disciplina che determinano il successo delle nostre azioni, e lo fa con apparente spontaneità.
Tra gli abitanti del Wine Village ho intercettato il Costruttore.
E poi è arrivato il papà Angelo, reduce da una mattinata lunga ed intensa, ma che ha voluto esserci a tutti i costi per conoscerci e scambiare alcune chiacchiere con noi. Di lui posso solo dire che mi ha colpito la curiosa attenzione e la sua innata capacità comunicativa. Due occhi che hanno visto molto, ma che non si stancano di guardare e di metterci del proprio. Se il mondo del vino sta passando un periodo difficile io credo sia anche perché non ci sono più persone che come Angelo, si mettono con autentica disponibilità a servizio di un progetto e si prodigano senza fretta o superbia, immaginando ancora scenari futuri con l’entusiasmo di un bambino.
Tra gli abitanti del Wine Village ho intercettato il Capo del villaggio.
Che cosa ho imparato da Annamaria Sala, Marilena Leta e Doretta di Gorghi Tondi?
Sarebbe troppo scontato dire che in questa visita ho sentito il valore della Famiglia.
Annamaria è una donna coraggiosa, visionaria e che ha saputo delineare il percorso della sua azienda con lungimiranza dosando anche qualche nota di azzardo.
Da lei ho imparato che è fondamentale essere nel posto giusto e sentirsi adeguati per essere credibili. Quante volte vediamo persone, anche nel nostro mondo del vino, che sono al posto sbagliato?
Annamaria rappresenta la Sicilia con tutte le sue sfumature, e sa abbinare tenacia e grazia con un mix che ti strega e che ritrovi in ogni calice di vino.
Tra gli abitanti del Wine Village ho intercettato lo Sciamano.
Marilena ci ha accompagnato in una degustazione fatta in modo eccellente, è stata così brava da farci pregustare il vino prima ancora di assaggiarlo, contestualizzandolo da un punto di vista produttivo e con le giuste informazioni a corredo. Senza fronzoli, senza eccessi e senza omissioni. Da lei ho imparato che quando sei preparato in modo approfondito, diventa molto più facile adattarsi al contesto.
Tra gli abitanti del Wine Village ho intercettato il Narratore.
Ed infine è arrivata mamma Doretta, che ci ha accolto raccontandoci che quando lei è in azienda sta bene, anche in questi mesi che non sono stati per nulla facili, e che “ogni groviglio di viscere” si scioglie e si sistema.
Da lei ho imparato che non servono tante parole per far passare un’emozione o una fetta di vissuto, basta guardarsi negli occhi e vedere la profondità dell’esperienza, condita di soddisfazioni, di dolori , di insuccessi e di progetti.
Tra gli abitanti del Wine Village ho intercettato il Custode del Fuoco.
Uscendo dalla loro corte ho guardato il cielo pieno di nuvole e ho sentito tutto l’orgoglio e l’approvazione di papà Michele. Brave!
Che cosa ho imparato da Giovanni Greco e Salvatore Messina di Cva Canicattì?
Parliamo di due persone che ho nel cuore per una collaborazione costante nel progetto di rete The Winenet e che ho imparato a conoscere negli anni.
Giovanni mi ha insegnato che è importante saper cogliere il giusto momento, aspettando il tempo debito. Mi riferisco a quell’importante caratteristica di chi gestisce un’azienda: anche se tu hai una visione è importante farla digerire nel momento giusto senza avere fretta.
Talvolta è importante sapersi fermare un attimo e lasciar decantare prima di procedere.
Giovanni sa essere apparentemente distratto per poi entrare al momento opportuno con riflessioni mai banali e sempre costruttive.
Tra gli abitanti del Wine Village ho intercettato il Cuoco.
Salvatore rappresenta l’orgoglio di far parte di un’azienda, e la costanza di costruire giorno dopo giorno nuove relazioni, nuove opportunità senza mai tralasciare il passato.
Da Salvatore ho imparato la fedeltà e l’abnegazione che sono due caratteristiche sempre più rare nel nostro settore.
Tra gli abitanti del Wine Village ho intercettato l’Agricoltore.
Che cosa ho imparato da Enrica e Francesco Spadafora di Principi di Spadafora?
L’approccio di Francesco alla vita e all’azienda sono contagiosi, con la sua capacità di farti calare in pochi minuti nei ritmi, nei sapori e nei colori della sua terra.
Sembrava di essere in un reality: ci ha raccontato la sua visione dell’azienda mentre era davanti ai suoi fornelli, cucinando per noi con le materie prime del suo orto, abbinate sapientemente ai vini scelti per la degustazione.
È uno di quegli imprenditori che ascolteresti per ore, perché oltre ad una naturale capacità narrativa, ha anche una visione profonda e per nulla scontata del mondo del vino.
Da lui ho imparato quanto sia importante pensare anche out of the box, attivando risorse e sinergie non scontate.
Gli sono grata perché mi ha confermato con il suo stile che leggerezza, gioia e ironia non sono sinonimi di superficialità ma sono grandi alleati per la gestione delle nostre aziende.
Tra gli abitanti del Wine Village ho intercettato l’Eroe/Traditore.
Enrica è per me una sorpresa continua, l’ho conosciuta durante alcuni eventi internazionali, l’ho poi ritrovata nelle aule dei nostri campus formativi, per vederla nella sua pienezza in questa visita a casa sua.
Da Enrica ho imparato che cosa significa avere una passione radicata, quella passione che ti fa vivere l’azienda andando anche controcorrente rispetto alle scelte di molti coetanei, e trasmettere la certezza che non vorresti essere in nessun altro posto se non lì.
Ho imparato da Enrica che non basta avere una tradizione di famiglia per vendere il vino, ma serve quella fiammella costante che si autoalimenta dal continuo lavoro di ricerca, di senso in quello che si fa, e dalla voglia di migliorarsi continuamente.
Tra gli abitanti del Wine Village ho intercettato il Tessitore.