“In azienda siamo in due, io e mia moglie: come possiamo dedicare del tempo alla formazione, all’aggiornamento, all’organizzazione? La nostra giornata è un correre continuo per curare la vigna, la cantina, le vendite, gli eventi …”

Partiamo da questo assaggio di vita reale e proviamo a fare qualche riflessione: non per trovare la formula magica che moltiplicherà il nostro tempo, rendendo la nostra giornata di 48 ore, ma per provare a rendere più proficuo quello che abbiamo.

La buona gestione del tempo ci permette di prendere decisioni migliori. Il giusto tempo dedicato a una decisione moltiplica la probabilità che sia una decisione giusta. Il tempo “tiranno” invece non ci permette di chiederci cosa stiamo facendo, dove stiamo andando e perché. Diciamolo senza mezzi termini: la mancanza di tempo ci mette in una situazione di schiavitù, in quanto ci impedisce di pensare. Togliamo all’essere umano la libertà di riflettere su cosa gli capita e ne avremo fatto un prigioniero.

Il tempo oggettivo di ciascuno di noi è fatto di 24 ore, ed è quindi scarso per definizione: non possiamo permetterci di impiegarlo male.

Come possiamo utilizzare al meglio il nostro tempo?

Proviamo a immaginare che il tempo che abbiamo a disposizione sia tutto “libero”, non soltanto quello che eccede le 8 o 10 o 12 ore lavorative. Organizzare liberamente il proprio tempo significa utilizzarlo secondo i ritmi che ci sembrano più naturali rispetto agli obiettivi che abbiamo: vale per il libero professionista, per l’imprenditore e per il lavoratore dipendente, nel rispetto dei vincoli di ciascuno.

Per capire se stiamo agendo in modo efficace, corretto, etico, abbiamo bisogno di cogliere le vibrazioni della nostra energia interiore, dobbiamo essere in risonanza con ciò che ci circonda; e per fare questo, abbiamo bisogno di smettere di correre. O quanto meno, ogni volta che ci mettiamo a correre, dobbiamo essere certi di sapere dove stiamo andando e perché. Solo lo stato di consapevolezza ci permette di cogliere le buone occasioni quando si presentano. Viceversa, vivere in uno stato permanente di urgenza ci rende schiavi del tempo di altri, nel quale non ci riconosciamo e nel quale non riusciamo a dare il meglio di noi stessi.

C’è un ritorno alla lentezza, oggi esaltato in tanti ambiti della vita, molti dei quali riguardano da vicino il nostro universo del vino: Slow Food e Slow Wine, concept vincenti e marchi di successo, hanno saputo incarnare un’esigenza, quella di vivere le esperienze in modo più lento, profondo, consapevole. È il momento del grande boom del turismo lento, che nasce in contrapposizione al turismo “delle crocette”, dell’”anche questo è fatto”, per riscoprire, visitando una grande metropoli, il piacere di passare due ore in un parco ad osservare semplicemente la gente. Abbiamo bisogno di esperienze, il più delle volte inattese, non di tabelle di marcia da rispettare.

I dettagli sono tutto e le vibrazioni rappresentano quello che, di ciascuna esperienza, ricorderemo al di là degli anni: se viviamo, mangiamo, beviamo, viaggiamo a tutta velocità perdiamo l’armonia del tutto, sviliamo la nostra esistenza, perdiamo il senso.

Poiché, però, oltre alle belle parole, vogliamo dare una risposta alla nostra coppia di imprenditori, l’invito è quello di provare ad accantonare la distinzione tra tempo “libero e non”. Per tutti, ma soprattutto per un imprenditore, il tempo veramente libero non esiste: riappropriamoci allora di tutto il nostro tempo. Quando abbiamo la sensazione di correre troppo, fermiamoci. Il mondo non crollerà. Prendiamo uno spazio per ascoltare, per riflettere, per sentire.

Non sarà tempo perso; sarà, viceversa, tempo che tornerà, moltiplicato e produttivo.