Sta succedendo… e continuerà a succedere sempre più spesso: ci capita di incontrare imprenditori del vino che hanno più o meno la metà dei nostri anni. L’incontro è vitalizzante, rigenerante, emotivamente coinvolgente: quando l’entusiasmo è intatto, fresco, pulito, è altamente contagioso e ne sentiamo i benefici a lungo.
Ma siamo ancora in grado di catturare e trasmettere ai nostri lettori la scintilla che vediamo negli occhi dei giovani produttori? Siamo in grado di raccontare la loro vision, i loro progetti? Abbiamo il linguaggio giusto per dare voce ai loro sogni?
Sono domande che in Wine Meridian ci poniamo molto spesso e una risposta schietta e trasparente ci conferma ogni volta l’esistenza di alcuni nostri limiti. Una consapevolezza che ci ha portato a fare una scelta coraggiosa, alla quale teniamo fede ormai da tempo: il nostro team è costituito per il 50% da professionisti sotto i 25 anni.
In qualità di Direttore Editoriale, vivo questa realtà come un enorme privilegio: i nostri giovani e giovanissimi collaboratori rappresentano la freschezza e l’energia di cui il mondo del vino ha oggi un disperato bisogno. Mi guardo intorno e vedo volti conosciuti e riconosciuti, maturi, esperti, grandi conoscitori dei meccanismi di un comparto che spesso è arroccato su sé stesso; diciamolo, sempre le solite facce.
Circondarsi di giovani ha un prezzo, che si paga in dedizione, cura, monitoraggio, supporto, incoraggiamento; in primo luogo, quindi, in tempo, risorsa scarsa per definizione; in secondo luogo in presenza attiva, quella del “buon padre di famiglia”, che, come ogni leader autorevole, deve saper individuare la ricchezza di ciascuna risorsa, valorizzarla e tracciare le linee di un percorso evolutivo che la porti ad avere dalla vita professionale – ingrediente fondamentale della vita personale – il giusto grado di soddisfazione.
Ma c’è anche un impegno emotivo, che in Wine Meridian sentiamo molto forte: quello della motivazione e della carica. Siamo noi “veterani” a raccogliere, più di qualche volta, la delusione del giovane che non si sente considerato all’interno di un panel di colleghi blasonati e che torna da un evento senza l’entusiasmo con cui è partito.
Come può riuscire ad accreditarsi un giovane se il suo mercato di riferimento non gli dà fiducia?
Ammettiamolo: con il tempo siamo diventati più lenti, più coriacei, meno spontanei, più formali. Forse ingessati, e a noi non piace per niente.
È per questo che in Wine Meridian continuiamo a investire nei giovani, assumendoci tutti i rischi del caso, anche quello di capire quando manca la stoffa o la determinazione per seguire la strada del giornalismo, e in quei casi, sentendoci responsabili nei confronti di una giovane vita professionale, ci assumiamo la sgradevole incombenza di parlarle chiaro.
Continueremo a formare e accreditare giovani talenti per regalare al mondo del vino, che amiamo moltissimo, nuove risorse, e svolgere il nostro compito di divulgatori nel modo più serio, ma anche flessibile e “pop” di cui siamo capaci.
Ed è per questo che, dove possiamo, mandiamo avanti i nostri giovani, ad incontrare aziende, a fare interviste, a presenziare ad eventi. E non certo perché Fabio o io non abbiamo voglia di andare, ma perché siamo convinti che solo in questo modo possiamo far crescere una squadra.
Ma il mondo del vino ci deve aiutare, lasciando spazio ai giovani, fidandosi di loro, riconoscendo i loro meriti e le loro armi vincenti.
Il valore di un maestro si vede anche e soprattutto dai giovani di cui si circonda.
E voi, che rapporto avete con le nuove generazioni nei vostri team di lavoro?