In un contesto normativo sempre più orientato verso la sostenibilità e il riciclo, l’industria del vino italiano si è ritrovata in una inaspettata posizione di eccezione. In seno all’Unione Europea, la normativa sugli imballaggi (PPWR) ha recentemente subito una revisione che prevede la ridefinizione dei target di riuso per vari materiali di imballaggio, incluso il vetro. Il vino è emerso come l’unica bevanda alcolica estranea ai vincoli previsti: un risultato significativo per il settore vinicolo italiano. Questo passo, votato dalla Commissione per l’Ambiente, la Sanità pubblica e la Sicurezza alimentare (COMENVI), rappresenta solo l’inizio di un processo che coinvolgerà ulteriori voti in plenaria e il Trilogo tra Parlamento, Consiglio e Commissione.

L’Unione Italiana Vini (UIV) ha accolto con favore la manovra, sottolineando i notevoli sforzi che l’industria vitivinicola italiana ha compiuto negli ultimi anni nel ridurre il peso medio delle bottiglie del 25% e nel raggiungere un tasso di riciclo di oltre l’80%. Questi risultati eccezionali sono la ragione chiave che ha portato all’esclusione del vino dall’obbligo di riutilizzo, come previsto dalla normativa. 

Grazie all’esenzione delle bottiglie di vino da questi obblighi e alla considerazione delle indicazioni geografiche (IG) e dei marchi, si aprono nuove opportunità per iniziative volontarie e soluzioni di etichettatura digitale. Questi strumenti permetteranno ai consumatori di accedere a informazioni specifiche sull’imballaggio e sul riciclo dei prodotti, promuovendo una maggiore trasparenza e consapevolezza.

Un’altra buona notizia per il settore vitivinicolo italiano è giunta dal Consiglio Agricoltura e Pesca dell’Unione Europea (Agrifish), dove è stata annunciata la rimozione delle penalizzazioni per la carne e il vino nell’ambito del programma di promozione orizzontale dei prodotti alimentari dell’UE. “Un risultato importante”, ha annunciato il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, “che sostiene i settori vitivinicolo e zootecnico, elementi portanti della nostra economia e del nostro territorio”.

Nonostante queste buone notizie per il vino italiano, Federvini ha espresso preoccupazione per l’inclusione degli spirit e dei vini aromatizzati tra i prodotti soggetti all’obbligo di riutilizzo. Questa decisione sembra non considerare appieno le peculiarità degli aperitivi, amari, liquori, distillati e vermut italiani, che condividono con il vino l’uso di bottiglie di vetro completamente riciclabili e hanno ridotto significativamente il peso dei packaging negli ultimi trent’anni. Inoltre, l’Italia eccelle nel riciclo del vetro, superando già gli obiettivi europei fissati per il 2030.

La decisione di rendere obbligatorio il riutilizzo per gli spiriti e i vini aromatizzati potrebbe avere un impatto significativo su settori caratterizzati dall’export, bassa rotazione e imballaggi che rappresentano l’identità dell’azienda e la tradizione territoriale. Federvini ha messo in luce che questa misura avrà ripercussioni serie sul settore, che vale oltre 6 miliardi di euro.

Gli emendamenti di compromesso relativi alla minimizzazione e all’etichettatura rappresentano comunque un passo in avanti rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea. Questi emendamenti scongiurano il rischio di standardizzazione delle bottiglie, preservando così le caratteristiche distintive degli imballaggi che mantengono forma e design, identificando i prodotti. Inoltre, sul fronte dell’etichettatura, si promuove l’uso di pittogrammi armonizzati e l’inclusione di informazioni sull’imballaggio e il suo smaltimento sugli stessi. Queste soluzioni, insieme alle opzioni di etichettatura digitale, contribuiranno a favorire una raccolta differenziata di qualità senza frammentare il mercato unico.