Nel mondo del vino imbattersi nel termine terroir è piuttosto comune. È infatti un termine comodo utilizzato dalle cantine per spiegare la relazione tra il territorio fisico ed il proprio vino. Nonostante ciò, i produttori si trovano spesso ad osservare differenze nelle viti e nell’uva cresciuti in terreni in prossimità.

Perché?

Secondo Jeffrey Munroe, professore di scienze della terra e del clima al Middlebury College di Middlebury, è estremamente difficile dimostrare la connessione tra vino e territorio. Le analisi del suolo che vengono condotte oggi utilizzano campioni del suolo in superficie, quando in realtà le viti hanno generalmente radici profonde. Si danno quindi per buone analisi che probabilmente non tengono in considerazione molte informazioni essenziali.

Nel panorama vitivinicolo è apparsa una nuova tecnologia – approfondita da SevenFifty Daily – in grado di creare un linguaggio comune che unisce scienza e mondo del vino in modo standardizzato.

Il Vineyard Geological Identity

Il geologo italiano Carlo Ferretti, fondatore di Geo Identity Research, ha sviluppato Vineyard Geological Identity (VGI): un nuovo approccio in grado di identificare ciò che nel terreno sta effettivamente influenzando la crescita dell’uva. È un quadro analitico che utilizza una varietà di dati ambientali, come sedimenti, minerali, geologia e geochimica, chimica del suolo e altri elementi fisici, oltre all’impatto dell’essere umano.

Il suo scopo è quello di trovare un metodo che possa far parlare la stessa lingua geologi e produttori di vino, creare quindi uno strumento comparativo utilizzabile a livello globale.

La complessità del terroir

Il primo studio è stato condotto nelle terre del Gewürztraminer, dove Ferretti ha prelevato campioni da otto vigneti e li ha sottoposti alle analisi. Ne è emerso che dai terreni silicati finemente strutturati nascono vini speziati che invecchiano bene, e che dai terreni con sedimenti dolomitici grossolani nascono vini più leggeri e floreali. Si è scoperto inoltre che da terreni fini ricchi di silice nascono vini simili, indipendentemente dalle basi rocciose.

In realtà, ad influire sulle piante ci sono anche molti altri fattori, come microclima, umidità e pratiche di coltivazione. Il terroir è connesso con lo stress abiotico e biotico della pianta che condizionano il gusto del frutto e del vino.

Studio del terroir per prevedere la qualità del vino

I vantaggi dell’analisi del suolo con metodo VGI sono molteplici, la tecnologia è infatti utile per scegliere le varietà più appropriate da coltivare in fase di sostituzione di un vigneto, oppure per comprendere meglio in che zone piantare vigneti nuovi.

Secondo Ferretti, il prossimo passo di VGI sarà quello di collegare i risultati delle analisi con la qualità del vino. I test iniziali hanno rivelato che piccole differenze possono modificare l’aroma del prodotto, anche in aree fisiche circoscritte. Qualificando il suolo con metodi VGI è quindi possibile prevedere la qualità dei vini di alto livello.

Ma perché questa metodologia sia davvero utile, è necessario poter valutare il sapore rigorosamente. Una volta effettuati i test, sarà necessaria la valutazione del sapore del vino da parte di professionisti in grado di identificare le caratteristiche e di ricondurle alle differenze rilevate da VGI.