Un tour di 35 giorni totalmente dedicati all’enoturismo negli Stati Uniti, due bambini, un camper e migliaia di chilometri percorsi.

Partiamo dal presupposto che è stato un viaggio intenso e come tale ci ha regalato delle esperienze uniche, positive e negative, alcune da gestire a caldo sul momento, altrettante che dovranno essere decantate nel tempo per lasciare loro lo spazio che meritano. Ci siamo immersi in questo progetto 24 ore su 24 lasciandoci la possibilità di dimenticare tutto il resto, come quando vai in un Paese estero per imparare una nuova lingua e ti butti nell’esperienza a capofitto per trarne il meglio. È proprio questo quello che abbiamo fatto con l’enoturismo degli Stati Uniti: non abbiamo voluto perderci neanche un momento di questa splendida opportunità per trarre quante più informazioni possibili sull’accoglienza americana.

Ma è anche vero che, durante esperienze così immersive, le giornate scorrono così intensamente che per elaborare tutto quello che si ha appreso è necessario prendersi del tempo, respirare e revisionare tutto dal principio.

Oggi il viaggio è terminato e, a mente fredda, voglio riassumere con cinque parole tutto quello che è stato per me l’ultimo mese.

Gratitudine 

È la parola che sento più forte. Sono grata di aver avuto l’opportunità di fare questa esperienza e di viverla non solo con il mio socio, ma anche con la mia famiglia. Sono grata perché, nonostante il grande impegno preso, siamo stati bene, in salute, che era la cosa più importante in un Paese difficile come gli Stati Uniti.

Ma sono grata anche per aver potuto avere il privilegio di focalizzarmi per 5 settimane su una tematica che a noi sta molto a cuore. Abbiamo avuto la possibilità di conoscere tante persone e realtà che hanno condiviso con noi punti di vista preziosi, elementi che ci permetteranno di elaborare un pensiero molto importante per l’enoturismo italiano. Abbiamo così raggiunto il nostro obiettivo.

Infine, provo gratitudine nei confronti di tutte le persone che ci hanno supportato, ascoltato, seguito durante questo viaggio.

Entusiasmo

L’unica vera benzina (che non si può comprare) per affrontare un percorso di questo tipo. L’entusiasmo ci ha permesso di entrare in ogni singola azienda con la stessa voglia del primo giorno. Mai stanchi, demotivati o stressati. Perché è l’entusiasmo a darti il senso di ciò che fai, permettendoti di mettere a fuoco il privilegio che stai vivendo. 

Avere entusiasmo significa letteralmente avere Dio dentro, e noi lo abbiamo avuto. Non è mancato neanche quando si è trattato di gestire situazioni difficili come due bambini che faticavano a stare dietro i nostri ritmi. Con l’entusiasmo siamo sempre riusciti a trovare una chiave di lettura che potesse incuriosire anche loro, anche quando la voglia non c’era. Come le sere in cui trovavamo la forza di stampare foto e creare diari tutti insieme prima di andare a dormire, quando in realtà la voglia era quella di ascoltare un po’ di musica classica e meditare. 

Ma l’entusiasmo è, è stato e sicuramente sarà anche il motore che guiderà un trend come quello dell’enoturismo.

Connessione, insieme all’empatia

La connessione con alla base quel significato profondo che si può dare alla parola empatia. Empatia con l’altro, dove l’altro può essere la natura, piuttosto che un hospitality manager, uno Stato, o un nazionalismo durante il 4 luglio. 

La connessione è stata per me un elemento chiave che mi ha permesso di sentirmi sempre al posto giusto nel momento giusto, sempre parte di ciò che stavo vivendo. Durante il viaggio ho potuto avere uno sguardo privilegiato perché non sono mai stata solo spettatrice, ma sempre anche attrice. In ogni chiacchera che abbiamo fatto. Ed è proprio questa forza che è riuscita a mettermi in connessione con le persone che ho incontrato in questo percorso. Ho potuto creare relazioni profonde che sicuramente ci porteremo avanti nel tempo, ma ho anche potuto ascoltare informazioni, confidenze e difficoltà che è stato possibile raggiungere solo instaurando una genuina affinità con l’interlocutore.

Curiosità

Ovviamente è una parola chiave per chiunque si occupi di giornalismo come facciamo noi. Ma lo è particolarmente in una tematica nuova come quella dell’enoturismo, dove non esiste una ricetta preconfezionata.

La curiosità è la leva che mi ha permesso di andare sempre oltre. L’unica cosa che mi dava la forza di passare le sere, nonostante avessi gli occhi che si incrociavano sopra il cellulare al termine di giornate infinite, di cercare attività che avremmo potuto fare in zona il giorno seguente, o di verificare se c’era qualche azienda che magari ci era sfuggita. Ma anche di informarmi ogni giorno sui siti delle aziende che avremmo visitato il giorno seguente per poter porre loro le domande giuste e avere qualche informazione in più. 

La curiosità è proprio quella leva che ti permette di fare un passo in più e non essere solo didattico, didascalico, indirizzato alla semplice esecuzione del compito, ma di fare le cose in maniera attiva sforzando di trovarci sempre un senso dietro.

Impegno

Perché è stato un viaggio che non tutti si possono permettere di fare, sotto ogni punto di vista. È stata un’esperienza immersiva che ha richiesto molto sacrificio, un mese durante il quale abbiamo tolto tutto quello che si poteva togliere dalle nostre abitudini quotidiane. 

Come la camminata, che amo fare ma che mi è stata negata in tante giornate in cui ho dovuto accontentarmi del semplice tragitto dai parcheggi alle cantine. Piuttosto che l’impegno di dover vivere in quattro dentro un camper. Oppure lo sforzo di dover gestire momenti di tensione ciclici che ci sono stati, perché ce ne sono stati tantissimi, o i nervosismi dettati dai fuori programma e incidenti di percorso. 

Il malumore e tensione a turno c’è stata per tutti, come anche i momenti di sconforto che ci hanno assaliti a metà del viaggio. Ed è proprio lì che la salvezza è stata l’impegno, quello che ti fa dire “No, questa cosa la si fa e la si fa bene e fino in fondo”. Ogni professionista dovrebbe armarsi di impegno, quello che non si vede quando le cose vanno bene e hai l’entusiasmo a mille, ma si fa vedere proprio nei momenti di difficoltà.

Di parole ce ne sarebbero molte altre ancora, ma per il momento la vera unica parola da metterci bene in testa è ENOTURISMO ITALIANO