Il VIl Forum Agrifood Monitor dal titolo “Commodities e food & beverage. La filiera agroalimentare alla prova delle tensioni su materie prime agricole, energia, acqua” ha rappresentato un momento di analisi e confronto per individuare opportunità e criticità attuali della filiera agroalimentare italiana.

L’evento, curato da Nomisma in collaborazione con CRIF, si è concentrato sui cambiamenti climatici, sulla gestione delle risorse energetiche e naturali e sulle tensioni geopolitiche che hanno fatto emergere con molta chiarezza tutte le criticità collegate alla non autosufficienza agricola ed energetica dell’Italia.

“Il titolo dice già tutto” ha esordito Carlo Gherardi (Presidente CRIF), “il punto è il seguente: come risolvere la contraddizione tra la necessità di una maggiore produzione interna (per risentire meno dell’import), e la neutralità climatica che comporta dei sacrifici (il bio comporta una riduzione produttiva del 15-20%). Vogliamo essere più neutrali dal punto di vista climatico, sappiamo che ci costa, però dobbiamo farlo”.

Paolo De Castro (Presidente Comitato Scientifico Nomisma) ha moderato l’incontro: “Prima il Covid-19 e poi l’invasione russa hanno messo a nudo le difficoltà che l’Europa ha nei confronti delle materie prime e ci siamo accorti di essere dipendenti anche dalle risorse agricole estere. Un altro tema è l’acqua, ci stiamo accorgendo di essere dipendenti da risorse idriche sempre più difficili da reperire”.

Prodotti agricoli e competitività del Food&Beverage italiano

Il nostro Paese è al 9° posto a livello mondiale per l’export di prodotti agroalimentari, i nostri competitor tra cui Stati Uniti e Brasile sono cresciuti molto più di noi nel 2022.

Il 2022 è stato caratterizzato da una crescita sorprendente del Brasile di oltre il 50%, la fiammata nei prezzi ha favorito gli esportatori di commodities agricole e penalizzato i “trasformatori”.

“Chi ha comprato il mais brasiliano?” ha domandato retoricamente alla platea Denis Pantini (Responsabile Agroalimentare Nomisma), “Un terzo del valore export del prodotto agricolo brasiliano è stato acquistato dalla Cina, la Cina ha acquistato anche molto dalla Russia (+60%) durante il 2022”.

Secondo l’analisi di Pantini, i prezzi dei prodotti agroalimentari sono ritornati ai livelli “ante guerra” sebbene ancora più alti rispetto a 2 anni fa.

Per i componenti del packaging, invece le quotazioni restano ancora su livelli alti: +90% carta, +74% pet, +69% vetro rispetto a dicembre 2020.

“Molte nostre filiera non sono autosufficienti, a parte il vino, la frutta e la carne avicola, tutti gli altri settori non soddisfano il fabbisogno interno” ha evidenziato Pantini, “La produzione agricola non si è ridotta, quello che è cresciuto tanto è il nostro export. A causa di gap strutturali, l’equilibrio di filiera però è sempre precario. La debolezza interna del nostro tessuto esprime una precarietà dal punto di vista produttivo”.

In ultima analisi Pantini ha parlato della strategia europea del Farm to Fork: “Il Farm to Fork prevede forti limitazioni per quanto riguarda i fitofarmaci e questo porterà ad una decrescita dei livelli di produzione agricola, un peggioramento del saldo della bilancia commerciale”.

De Castro ha ripreso le argomentazioni di Pantini , sottolineando un dato emblematico, siamo i più grandi esportatori di pasta ma non siamo in grado di produrre grano tenero per soddisfare la domanda interna.

C’è un grande problema di autonomia strategica, ad esempio la drammatica dipendenza dalle proteine vegetali spinge a varie riflessioni su come aumentare la produzione, dato che siamo fortemente deficitari per quanto riguarda soia e mais in particolare.

Transizione, crisi, prezzi. Quali scenari dell’energia?

Parlando di transizione ecologica, crisi e prezzi, quali sono gli scenari legati alle risorse energetiche?

Questa è la domanda che ha posto Davide Tabarelli (Presidente Nomisma Energia), “il prezzo del gas sta scendendo, credo che il peggio sia passato, ma energia e agricoltura si sovrappongono, la crisi non è finita”.

La finanza vuole investimento nella sostenibilità, sul bioetanolo e sul biometano ma in agricoltura ruota ancora tutto intorno al gasolio. L’80% della domanda di energia è tuttora coperta da fonti fossili come 50 anni fa.

In sostanza secondo Tabarelli “Le politiche energetiche UE chiedono al comparto agricolo europeo di fare in 7 anni il doppio di quello che non è stato capace di raggiungere nei 30 anni precedenti. L’obiettivo europeo non è ambizioso, è impossibile”.

Negli anni abbiamo mandato all’estero un valore energetico pari al 6% del PIL nazionale, questo è stato un vero e proprio “delitto economico” secondo Tabarelli.

Bisogna tener presente che la Russia non ha interrotto i rifornimenti di gas metano che passano tuttora attraverso l’Ucraina e arrivano in Italia, ad esempio, nel giacimento di stoccaggio di Minerbio in provincia di Bologna. La metà del gas è russo, abbiamo fatto l’embargo su molti prodotti, ma non sul gas metano.

“Quest’anno abbiamo il dramma idroelettrico” ha chiosato Tabarelli, “perché non abbiamo neve sulle montagne. Ricordatevi che la produzione da rinnovabili è raddoppiata negli ultimi 20 anni ma il contributo maggiore viene incredibilmente dalle bioenergia, ad esempio dalla legna”.

In sintesi Tabarelli ritiene che:

  • La crisi è in corso, ma il peggio è passato,
  • Gli scenari sono chiari e i trend sono immodificabili,
  • Le politiche europee di decarbonizzazione sono irrealistiche,
  • Le emissioni mondiali di CO2 continueranno a salire,
  • L’Italia e l’Europa versa una endemica deindustrializzazione,
  • Le politiche devono essere più attente ai prezzi e alla sicurezza,
  • Serve tutto, anche le rinnovabili dell’agricoltura.

Gli effetti delle crisi idriche nella produzione agricola

Il 55% della domanda idrica proviene dal settore agricolo, “Dai dati che emergono non c’è una grande emergenza né per le temperature né per le precipitazioni” ha dichiarato Marco Marcatili (Responsabile Sviluppo Nomisma), “sta invece cambiando la variabilità della risorsa idrica ed il problema è che non sappiamo gestire questa variabilità. Gli estremismi climatici pretendono delle infrastrutture in grado di gestirli”.

Bisogna definire un piano nazionale di “water bank” con piccoli invasi, è necessario incentivare misure di tariffazione dell’acqua, potenziare gli interventi di mitigazione e adattamento e promuovere un approccio integrato tra gli attori coinvolti per affrontare l’incertezza climatica.

“Aumentare la capacità di raccolta è imperativo, il progetto degli invasi è fondamentale” ha ribadito De Castro, “auguriamoci che questa emergenza possa dare alcune risposte concrete per aumentare la capacità di raccolta, poi c’è il problema legato alla manutenzione della rete idrica secondaria, soprattutto nel Sud”.