La guerra tra Israele e Hamas, iniziata il 7 ottobre 2023, ha stravolto le esistenze di israeliani e palestinesi, coinvolgendo non solo le vite personali ma anche il tessuto vitivinicolo di una Paese come Israele in cui la produzione di vino ha un suo peso specifico.

La comunità vinicola resiste e guarda al futuro con speranza, nonostante la vendemmia (che in Israele si svolge tra settembre e novembre) sia stata particolarmente difficile per i viticoltori, dato che i lavoratori vengono chiamati al servizio militare, i vigneti sono sottoposti alla minaccia dei missili e le vendite risultano in crisi.

Mancanza di lavoratori e danni ai vigneti

Uno dei problemi più gravi che i viticoltori israeliani hanno dovuto affrontare è la mancanza di lavoratori. In Israele, la vendemmia è un lavoro stagionale che viene svolto da lavoratori israeliani e palestinesi. Con l’inizio della guerra, molti sono stati chiamati al servizio militare, mentre altri hanno lasciato il Paese per cercare rifugio altrove. I lavoratori palestinesi, invece, hanno avuto difficoltà a raggiungere i vigneti a causa dei blocchi stradali imposti dalle forze israeliane.

Il titolare della Golan Heights Winery, Victor Schoenfeld ha raccontato che alcuni dei suoi dipendenti sono stati richiamati immediatamente al servizio militare. Tra questi anche suo figlio Shai, che sta svolgendo il servizio militare obbligatorio in una base dell’aeronautica: “Da quando è tornato alla base ha fatto turni di 16 ore al giorno”, ha detto Schoenfeld. “Questa sarà ricordata come la vendemmia della guerra”.

La guerra ha anche causato danni ai vitigni israeliani, i missili lanciati da Hamas hanno colpito alcuni vigneti, causando danni alle piante e al raccolto. In alcuni casi, i vigneti sono stati completamente distrutti.

Crollo delle vendite

Il crollo delle vendite è stato un altro problema grave che ha afflitto la comunità vinicola israeliana. Con la guerra e il clima di paura e incertezza che si è creato, le persone hanno ridotto le spese per il vino. La maggior parte dei ristoranti rimane chiusa, così come le sale di degustazione delle cantine, e secondo l’Associazione israeliana dei produttori di vino (IWPA) le vendite sono diminuite di oltre il 60% in Israele.

L’atmosfera in Israele non è di festa, le famiglie restano a casa incollate al telegiornale, guardando le proprie città o quelle vicine sotto attacco missilistico: la gente non esce a mangiare o a degustare vino.

“Tel Aviv, che di solito è una città vivace con tanti ristoranti, sta registrando un forte calo delle vendite e ovviamente non abbiamo visitatori in cantina”, riferisce Golan Flam, titolare dell’azienda vinicola Flam. “D’altro canto, stiamo assistendo a un aumento degli ordini di vini israeliani all’estero per solidarietà, in Europa e soprattutto negli Stati Uniti “.