La certificazione Equalitas rappresenta un sistema complesso, spesso anche i più preparati professionisti del settore sono al corrente solo di taluni aspetti.

Elementi distintivi, vantaggi pratici, affidabilità, formazione, terzietà, rapporti con stakeholders e comunità locali: abbiamo approfondito questi temi chiave con Riccardo Ricci Curbastro, Presidente di Equalitas.

Quali sono gli elementi distintivi che contraddistinguono lo standard di sostenibilità Equalitas rispetto ad altri standard simili presenti nel settore?

I principali elementi distintivi sono 3:

  • si tratta di uno standard che prevede indicatori ponderabili e delle unità di misura,
  • c’è trasparenza nella comunicazione, un preciso codice richiesto alle aziende,
  • è un progetto che nasce dalla base produttiva, non è il solito standard calato dall’alto, si tratta di un sovvertimento del paradigma.

Equalitas nasce nel 2015 su iniziativa di Federdoc e Unione Italiana Vini, supportata da CSQA certificazioni, Valoritalia, Gambero Rosso e 3Avino. La presenza di Federdoc conferma che questa certificazione viene dal basso, deriva dalle denominazioni che vengono strutturate in base alle istanze dei produttori. Per la prima volta una certificazione di sostenibilità è stata realizzata da professionisti che lavorano sul campo e non da persone che, fino ad un attimo prima, si sono occupate di tutt’altro.

Recentemente Equalitas è divenuto “Marchio di certificazione europeo”, un riconoscimento che non riguarda solo l’Europa ma che interessa 12 Paesi extraeuropei tra i quali mercati fondamentali come USA e UK. Quali sono i vantaggi pratici che le aziende vitivinicole certificate avranno in seguito a questa svolta?

Chiariamo che il “Marchio di certificazione europeo” è qualcosa di nuovo nel panorama legislativo quindi le aziende devono avere il tempo di capire e approfondire. Tuttavia risulta importante a medio-lungo termine, è stato creato per indagare e verificare che, dietro ad un marchio, ci siano procedure attendibili che attestino, in questo caso, la reale sostenibilità delle aziende. In sostanza è una procedura di verifica di tutto il processo, un rafforzamento della certificazione a livello internazionale.

Nell’ambito della sostenibilità è sempre più forte la necessità di formare figure che sappiano gestire audit di sistemi di gestione aziendale, richieste degli stakeholder, processi di reporting, compliance normativa e molto altro. Come vi state muovendo in questo senso?

Noi abbiamo sempre fatto formazione, è la base per garantirsi degli auditor qualificati che conoscano i processi della filiera vitivinicola, le dinamiche della base. Questo serve per evitare che l’audit diventi un processo prettamente burocratico, per formare delle figure che sono in grado di capire se dietro le carte c’è sostanza. Sino ad oggi i corsi per Lead Auditor sono stati frequentati da circa 300 persone.

La questione della “terzietà” del soggetto certificatore è un tema cruciale. Cosa risponde a chi mette in dubbio la vostra capacità di garantire questo requisito?

Siamo una federazione di consorzi che hanno definito e aggiornato uno standard attraverso più livelli di rappresentanza. Inoltre c’è il processo di certificazione che è uno step ulteriore. In 6 anni di attività non è mai stato sollevato un dubbio sulla “terzietà”. Nel board di Equalitas siedono CSQA e Valoritalia con quote minoritarie rispetto alla maggioranza che fa capo a Federdoc. Questa scelta è stata dettata dalla necessità di definire regole che fossero concretamente applicabili. Le faccio un banale esempio: io e lei possiamo fissare qualsiasi regolamento, ma poi queste regole devono essere praticabili e verificabili. Queste due società, con la loro grande esperienza di certificazione di prodotti agricoli, sono servite proprio a questo.

Oggi sono 5 gli enti di certificazione accreditati Equalitas e solo questi enti svolgono il loro lavoro di certificazione presso le aziende. Inoltre abbiamo un comitato tecnico-scientifico-etico composto da diversi stakeholders che di fatto rende le procedure Equalitas bicamerali: se il CDA decide delle variazioni le deve sottoporre al comitato e viceversa, questo sempre per garantire la terzietà. Va detto che questo comitato tecnico è un organo consultivo (quindi non ha potere di veto) ma non è mai successo che il CDA non facesse proprie le istanze emerse dal comitato.

I criteri ESG nel prossimo futuro avranno un impatto sempre più rilevante per le aziende vitivinicole, non solo nell’ottica di ottenere prestiti bancari o finanziamenti. Quali sono le reali prospettive che lei intravede?

I criteri ESG impatteranno sempre di più, la sostenibilità e la certificazione stanno diventando condizioni obbligatorie sia per vendere sia per acquisire finanziamenti ed investimenti per il futuro. Stiamo già dialogando con alcuni gruppi bancari per vedere riconosciuta la certificazione Equalitas come garante dell’impegno sostenibile di aziende che chiedono loro finanziamenti.

Inoltre grazie alla partnership tra Equalitas ed Assobenefit (associazione nazionale che rappresenta le società benefit), le società benefit che risultano certificate Equalitas, possono evitare di redigere la relazione annuale di impatto da allegare al bilancio.

Ciò significa che, grazie alla certificazione, si riducono e si snelliscono gli adempimenti per le società benefit in ambito vitivinicolo.

Come viene garantita l’integrità e l’affidabilità della certificazione Equalitas e quali controlli vengono effettuati per mantenere gli standard di sostenibilità?

La certificazione si basa su requisiti oggettivi e prevede controlli almeno annuali in ogni azienda. L’ente di certificazione potrebbe decidere di svolgere ulteriori controlli durante l’anno.

L’ente certificatore deve essere qualificato da Equalitas e deve sottoporre i suoi auditor ad un iter qualificativo con un esame finale. Poi c’è un passaggio successivo, tutti i report che gli enti di certificazione emettono vengono controllati da Equalitas. Infine a rotazione ci può essere un funzionario di Equalitas che assiste al processo di qualificazione, per verificare che gli auditor eseguano bene il loro lavoro.

Qual è il ruolo degli stakeholder e della collaborazione con le comunità locali nel processo di adozione dello standard Equalitas?

Equalitas è l’unico standard che prevede la certificazione di un territorio. Le singole aziende possono raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, ma non è detto che il territorio sia allineato con questi obiettivi. Arrivare a certificare un territorio significa definire una governance territoriale, dietro a questo processo ci deve essere un Consorzio. Il Consorzio Del Vino Nobile Di Montepulciano ha realizzato questo processo lavorando con i suoi 300 produttori per giungere alla certificazione di un intero territorio, la prima in Italia. Anche il Consorzio del Prosecco DOC che coinvolge molte migliaia di produttori sta lavorando da due anni per ottenere questo risultato di valore. È un approccio di sistema, credo che alla fine di quest’anno ci avvicineremo ad una decina di Denominazioni che lavorano per la certificazione Equalitas dei loro territori e produttori.