È risaputo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha rivolto la sua attenzione verso l’alcol, ma è importante analizzare come le nuove prospettive dell’OMS stiano influenzando l’industria del vino e come quest’ultima stia cercando di far fronte alle sfide.

Il cambio di focus dell’OMS

Negli ultimi decenni, le campagne di sensibilizzazione legate all’alcol si sono concentrate principalmente su questioni come:

  • la guida in stato di ebbrezza,
  • la protezione dei minori,
  • i danni causati dall’alcol alle donne in gravidanza.

Tuttavia, negli ultimi tempi, il dibattito attorno all’alcol ha subito una svolta significativa. Secondo le dichiarazioni di Ana Isabel Alves, Direttore Esecutivo ACIBEV (Associação de Vinhos e Espirituosas de Portugal) apparse su Meininger’s International, l’OMS sta attuando un progetto di “denormalizzazione” dell’alcol. Questa nuova narrazione mira a rendere le bevande alcoliche meno socialmente accettabili, come è accaduto con il tabacco.

Alves sottolinea che, nonostante il tabacco non sia illegale nella maggior parte dei Paesi, è diventato sempre più difficile fumare in pubblico. Questo è dovuto a divieti di fumo in ristoranti, luoghi pubblici e persino in molti spazi all’aperto. Inoltre, il fumo è diventato socialmente inaccettabile. Queste strategie, supportate dall’OMS, hanno rappresentato una vittoria significativa per la salute pubblica.

Le nuove proposte dell’OMS

Nel 2022, l’OMS ha proposto un’azione coordinata in sei aree chiave correlate all’alcol:

  1. prezzo,
  2. disponibilità,
  3. marketing,
  4. informazioni sulla salute (con un focus sull’etichettatura),
  5. risposta dei servizi sanitari,
  6. azione comunitaria.

Il documento “Turning down the alcohol flow afferma chiaramente che l’alcol dovrebbe essere affrontato con la stessa determinazione con cui è stato affrontato il tabacco: rimuovendo il più possibile il marketing legato alle bevande alcoliche da tutti i contesti.

Le raccomandazioni dell’OMS

Tra le raccomandazioni dell’OMS vi è il divieto totale di pubblicità legate all’alcol e nuove restrizioni su dove l’alcol può essere venduto e servito, inclusi eventi sportivi o culturali in cui potrebbero essere presenti minori. Queste misure sono state descritte come una strategia per creare un ambiente in cui le persone non vogliono più bere.

Le dichiarazioni della rivista “The Lancet”

Nel luglio 2022 “The Lancet”, una delle principali riviste mediche mondiali, ha citato un’analisi del Global Burden of Disease secondo cui 1,34 miliardi di persone avevano consumato quantità dannose di alcol nel 2020.

Tuttavia, è interessante notare che alcune dichiarazioni hanno suggerito che piccole quantità di alcol potrebbero essere benefiche in alcune circostanze, specialmente per gli adulti di età superiore ai 40 anni.

Nonostante alcuni potenziali benefici dell’alcol, “The Lancet” ha sottolineato che il consumo eccessivo può annullare questi effetti benefici, aumentando il rischio di malattie cardiovascolari e altri problemi di salute. Inoltre, è stato evidenziato che l’alcol non riduce il rischio di alcune forme di cancro.

L’alcol come male assoluto?

L’OMS ha recentemente sostenuto che non esiste un livello sicuro in relazione al consumo di alcol. Questo significa che il rischio per la salute comincia dalla prima goccia di qualsiasi bevanda alcolica. Questa posizione radicale ha sollevato preoccupazioni e obiezioni da parte di varie organizzazioni e paesi produttori di vino.

Il caso Irlanda

L’Irlanda è diventata un esempio di come queste nuove prospettive sull’alcol si stiano traducendo in politiche governative. Nel maggio 2023, il governo irlandese ha annunciato che dal 2026 tutte le bevande alcoliche dovranno riportare sulle etichette le informazioni sul contenuto calorico e sul contenuto di alcol, insieme a avvertenze chiare sui rischi per la salute, tra cui i legami tra alcol, malattie del fegato e cancro. L’OMS ha elogiato questa iniziativa e si è impegnata a sostenere altri Paesi nell’implementazione di misure simili.

L’opposizione italiana e le sfide all’UE

L’iniziativa irlandese ha suscitato l’opposizione del Governo italiano, che sta cercando di bloccare questa legge a livello UE. Il nostro comparto vede queste misure come una minaccia soprattutto per l’export di vino, che rappresenta un’importante fonte di reddito a livello nazionale. Anche il Comité Européen des Entreprises Vins (CEEV) ha presentato un reclamo formale presso la Commissione europea, sostenendo che l’iniziativa irlandese viola il diritto UE e rappresenta un ostacolo ingiustificato al commercio.

La strategia dell’industria del vino

Di fronte a queste sfide, l’industria del vino sta cercando di sviluppare una strategia di comunicazione. Una delle possibili strategie è sottolineare quanto il vino sia prezioso per l’Unione Europea, sia dal punto di vista culturale che finanziario. Secondo l’Osservatorio del mercato del vino dell’UE, le esportazioni di vino dell’UE hanno raggiunto un valore di 17,2 miliardi di euro nell’anno 2021/2022.

Il futuro dell’industria del vino

Tuttavia, nonostante gli sforzi dell’industria, il consumo di alcol, in particolare tra i giovani, sta già diminuendo in molti Paesi a causa delle crescenti preoccupazioni per la salute. Le nuove iniziative dell’OMS potrebbero accelerare ulteriormente questa tendenza. Mentre l’industria del vino cerca di difendere la sua importanza economica e culturale, il futuro rimane incerto. Il cambiamento nella comunicazione e nella narrazione legate al consumo di alcol rappresenta una sfida molto rilevante per il settore.